CHIETI
Sarà abbattuto il palazzo che pende
I 27 condomini di via Don Minzoni si schierano per la demolizione, l’amministratore: ma la frana a monte va fermata
CHIETI. Sarà abbattuto palazzo Trinchese che pende di oltre 60 centimetri. I proprietari dei 27 appartamenti sgomberati a fine 2017 per il rischio di crollo hanno preso l’ultima decisione: l’edificio di via Don Minzoni sarà demolito e ricostruito. Lo conferma l’amministratore del condominio Claudio Carletta. Ma, a distanza di 6 mesi dall’ordinanza di evacuazione, è ancora troppo presto per dire quando inizierà la demolizione del fabbricato di 9 piani che ricade in un’area che, secondo l’analisi di un ingegnere strutturale, sta scivolando verso il basso provocando crepe anche nei palazzi vicini. È per questo che la paura di ritrovarsi senza casa si allarga anche agli altri condomini: è da un anno che gli abitanti chiedono un sopralluogo ma nessuno si è mai presentato sotto i palazzi.
PALAZZO SGOMBERATO. «L’edificio continua lentamente a lesionarsi», dice l’amministratore, «ma non c’è alcun pericolo di crollo immediato». Ora, il fuori piombo supera i 60 centimetri. «Il palazzo è costantemente monitorato anche attraverso prove con il laser», assicura Carletta, «abbiamo già trovato imprese interessate alla demolizione e ricostruzione ma stiamo ancora aspettando per eventuali benefici fiscali: da soli, i residenti non possono sostenere tutti i costi».
LA COLLINA FRANA. Ma, oltre alle condizioni del palazzo, a fare paura è la frana che minaccia il versante di via Gran Sasso, via Fonte Vecchia e via Don Minzoni: un altro condominio, Panoramico, è solcato di crepe con i pilastri abbassati, calcinacci caduti, pavimenti sollevati e porte dei garage bloccate. Dopo il terremoto del 6 aprile 2009, diversi condomini della zona hanno eseguito lavori privati di consolidamento costati centinaia di migliaia di euro: un intervento è stato fatto nel 2010 anche al Panoramico ma, in questo tratto, il terreno ha ripreso a muoversi.
AREA A RISCHIO. Nell’analisi dell’ingegnere Giuseppe Matricardi, incaricato dai residenti del Panoramico di studiare il dissesto in corso, si parla di «precaria situazione di stabilità del versante collinare» e si dice che il dissesto parte da via Gran Sasso. All’altezza del civico 126 c’è un avvallamento della strada che si ripresenta dopo ogni intervento di riparazione: secondo l’ingegnere, quel cedimento sarebbe «un segno evidente» dello «scivolamento» della collina.
«CONTROLLI SUBITO». Il movimento del terreno crea apprensione tra i residenti: la frana potrebbe vanificare i lavori privati già fatti. «Vogliamo capire cosa sta succedendo a monte», spiega Carletta, «non vorremmo che fosse una perdita d’acqua ad alimentare il fenomeno. Il Comune dovrebbe fare una verifica. Se dall’alto il terreno spinge verso il basso, i lavori fatti a valle si rivelerebbero inutili. La situazione va affrontata per evitare pericoli futuri: tutti devono prendersi le proprie responsabilità, a partire da Comune e Regione».
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