ORTONA
Sea Eye sequestrata, chiesto aiuto al governo tedesco
L'imbarcazione della Ong resta ferma nel porto abruzzese dopo lo sbarco dei migranti. Partito l'appello al ministro degli esteri di Berlino: "Legge italiana contraddice diritto internazionale"
ORTONA. Una richiesta di aiuto al ministero federale degli Affari esteri tedesco è stata avanzata dalla Sea-Eye. La ong tedesca e la connazionale Mare-Go sono state fermate per 20 giorni - la prima a Ortona, la seconda a Lampedusa - dopo che avevano salvato un totale di 86 persone in cerca di protezione da imbarcazioni non idonee alla navigazione.
"Abbiamo contattato - conferma la Sea-Eye - il ministro federale degli Esteri Annalena Baerbock con una richiesta di aiuto". "La legge italiana del 24 febbraio - argomenta la Sea-Eye nella richiesta al ministero degli Affari esteri tedesco - vieta le operazioni di soccorso dopo l'assegnazione di un porto sicuro. Allo stesso tempo, le navi di soccorso vengono assegnate a porti lontani, in modo che il viaggio duri diversi giorni. Durante questo periodo, gli equipaggi ricevono spesso ulteriori chiamate di emergenza che, secondo il diritto internazionale, non possono ignorare". La legge italiana "contraddice le leggi internazionali, che hanno un peso maggiore. Tuttavia, le autorita' italiane stanno fermando le navi a causa della nuova legge. Le navi possono essere trattenute a tempo indeterminato per ripetute violazioni della legge. C'e' quindi da temere che tutte le navi di soccorso vengano arrestate in pochi mesi. Questo non deve accadere".
Quindi l'elenco delle richieste della ong tedesca: "Le navi di soccorso civile non dovrebbero essere ritenute responsabili per aver condotto molteplici operazioni di soccorso; devono essere revocate le sanzioni alle Sea-Eye 4 e alla Mare-Go: le navi civili di soccorso siano piuttosto utilizzate in modo ottimale dalle autorita' italiane e maltesi al fine di salvare quante piu' vite possibili". Le risorse delle organizzazioni civili di soccorso in mare finanziate da donazioni "non vengano sprecate inviando le navi in porti lontani per ridurre i tempi di dispiegamento nelle zone di ricerca e soccorso libiche e maltesi e il centro di coordinamento dei soccorsi maltesi deve riprendere le sue funzioni di coordinamento per le persone in pericolo in mare per evitare ulteriori vittime".