«Teatro, Regione cinica»
J’accuse sui finanziamenti non erogati per il 2009.
CHIETI. «Un’amministrazione regionale cinica, che utilizza per fini politici e di campanile il pubblico denaro». Prosegue il fuoco incrociato sul Marrucino per i finanziamenti non ancora erogati dalla Regione al cartellone della lirica nel 2009. Il sindaco Francesco Ricci ha rivolto ieri dieci domande al senatore del Pdl, Fabrizio di Stefano, che si era impegnato a incontrare l’assessore regionale Di Dalmazio per sbloccare i fondi destinati al teatro in base alla legge numero 40 del 2001. Incontro avvenuto martedì sera a Roma, come ha confermato lo stesso parlamentare, a quanto pare con esiti differenti da quelli annunciati e auspicati nei giorni scorsi (vedi servizio in basso). Ma Ricci non ci sta e rilancia le contestazioni sull’impasse della principale istituzione culturale cittadina. «Il cinismo», ribadisce il sindaco, «è il solo metro con il quale questa amministrazione regionale decide quali realtà culturali devono continuare a vivere e quelle che devono morire, senza minimamente guardare alla qualità e alla storia delle istituzioni da finanziare o non finanziare».
I RENDICONTI. Ricci contesta i rilievi sulla associazione di promozione sociale che gestisce il teatro e sul bilancio approvato in ritardo. «Sono solo scuse per non stanziare ed erogare i soldi della legge 40 e della legge 15 al Marrucino. Ai tempi di Aurelio Bigi e di Sergio Rendine (rispettivamente ex commissario del teatro ed ex direttore artistico ndr)», sostiene ancora il sindaco, «la documentazione inviata alla Regione era la stessa che la mia amministrazione ha tempestivamente trasmesso in questi ultimi anni. Ma nel passato nessuno aveva eccepito problemi giuridici di sorta».
L’APPELLO. «Ci chiediamo e chiediamo alla gente di buon senso: se il senatore Di Stefano può far sbloccare quei fondi senza che il Comune integri la documentazione di cui si è cianciato in questi mesi, le carenze documentali che, a suo dire, impedivano la erogazione dei fondi, si sanerebbero per opera dello spirito santo o continuerebbero a inficiare la procedura? Insomma, se liquidare quei fondi, allo stato attuale delle cose, è illegittimo per i funzionari regionali competenti, perché tutto diventerebbe legittimo se dovesse intervenire il senatore Di Stefano?».
L’ACCUSA. «Ritengo, molto più semplicemente, che le norme, a oggi innominate, che impedirebbero il rifinanziamento delle attività del Marrucino sono una bufala del centrodestra nostrano per impedire alla mia amministrazione di svolgere serenamente e seriamente, come ha fatto fino a oggi, quest’ultimo scorcio di mandato».
GUERRA ELETTORALE. Per il sindaco del Pd, la questione ha solo un’evidenza politico-elettorale. «Il senatore Di Stefano è stato eletto anche dai cittadini di Chieti e ha il dovere di rispondere con la verità dei fatti e con la sincerità che dovrebbe contraddistinguere il suo ruolo pubblico». Ricci chiude con un invito al parlamentare del Pdl. «Anziché continuare a sommergere l’amministrazione comunale di gratuite aggettivazioni di cattivo gusto che offendono me, la giunta e i cittadini che ci hanno voluto tributare la loro fiducia (20mila voti), prendendo a prestito una sana pratica ormai in uso nel nostro Paese, la invito a voler rispondere puntualmente alle domande, evitando altri inutili e imprecisi interventi, perché queste sono le dieci domande alle quali non avete ancora risposto. Come si dice: chiedere è lecito, rispondere è cortesia. Risponda a queste domande senatore Di Stefano e farà un servizio alla verità, che è l’unica cosa che tutti coloro che si nutrono in Abruzzo di cultura, tutti i professionisti e i lavoratori del teatro Marrucino, e non solo gli “artisti di chiara fama” e, non ultimi, i cittadini di Chieti si attendono da politici seri».
I RENDICONTI. Ricci contesta i rilievi sulla associazione di promozione sociale che gestisce il teatro e sul bilancio approvato in ritardo. «Sono solo scuse per non stanziare ed erogare i soldi della legge 40 e della legge 15 al Marrucino. Ai tempi di Aurelio Bigi e di Sergio Rendine (rispettivamente ex commissario del teatro ed ex direttore artistico ndr)», sostiene ancora il sindaco, «la documentazione inviata alla Regione era la stessa che la mia amministrazione ha tempestivamente trasmesso in questi ultimi anni. Ma nel passato nessuno aveva eccepito problemi giuridici di sorta».
L’APPELLO. «Ci chiediamo e chiediamo alla gente di buon senso: se il senatore Di Stefano può far sbloccare quei fondi senza che il Comune integri la documentazione di cui si è cianciato in questi mesi, le carenze documentali che, a suo dire, impedivano la erogazione dei fondi, si sanerebbero per opera dello spirito santo o continuerebbero a inficiare la procedura? Insomma, se liquidare quei fondi, allo stato attuale delle cose, è illegittimo per i funzionari regionali competenti, perché tutto diventerebbe legittimo se dovesse intervenire il senatore Di Stefano?».
L’ACCUSA. «Ritengo, molto più semplicemente, che le norme, a oggi innominate, che impedirebbero il rifinanziamento delle attività del Marrucino sono una bufala del centrodestra nostrano per impedire alla mia amministrazione di svolgere serenamente e seriamente, come ha fatto fino a oggi, quest’ultimo scorcio di mandato».
GUERRA ELETTORALE. Per il sindaco del Pd, la questione ha solo un’evidenza politico-elettorale. «Il senatore Di Stefano è stato eletto anche dai cittadini di Chieti e ha il dovere di rispondere con la verità dei fatti e con la sincerità che dovrebbe contraddistinguere il suo ruolo pubblico». Ricci chiude con un invito al parlamentare del Pdl. «Anziché continuare a sommergere l’amministrazione comunale di gratuite aggettivazioni di cattivo gusto che offendono me, la giunta e i cittadini che ci hanno voluto tributare la loro fiducia (20mila voti), prendendo a prestito una sana pratica ormai in uso nel nostro Paese, la invito a voler rispondere puntualmente alle domande, evitando altri inutili e imprecisi interventi, perché queste sono le dieci domande alle quali non avete ancora risposto. Come si dice: chiedere è lecito, rispondere è cortesia. Risponda a queste domande senatore Di Stefano e farà un servizio alla verità, che è l’unica cosa che tutti coloro che si nutrono in Abruzzo di cultura, tutti i professionisti e i lavoratori del teatro Marrucino, e non solo gli “artisti di chiara fama” e, non ultimi, i cittadini di Chieti si attendono da politici seri».