Testimonianza inedita dal campo di Casoli 

È in preparazione l’edizione italiana del libro di Mikuletic, triestino sloveno internato a Palazzo Tilli

CASOLI. Gli internati slavi del campo di concentramento fascista di Casoli hanno avuto anni fa il loro “aedo” nell’avvocato e scrittore triestino di lingua slovena Fortunat Mikuletic, che nel 1958 raccontò la sua esperienza di vita nei campi di Casoli e Corropoli sul quotidiano triestino in lingua slovena “Primorski dnevnik”, tuttora attivo con la direzione di Igor Devetak. Quei racconti divennero poi un libro nel 1974 intitolato “Internatitis”, che però l’autore non riuscì a vedere per la morte prematura nel 1965. Lo ha però visto e riportato alla luce Giuseppe Lorentini, dottorando dell’Università del Molise, che pochi anni fa ha ritrovato negli archivi comunali di Casoli tutta la documentazione sugli internati di Palazzo Tilli, messa poi sul sito campocasoli.org da lui creato, e sul libro “L’ozio coatto”.
Lorentini sta curando l’edizione italiana di “Internatitis”, in via di traduzione da parte di Ravel Kodric. Il giovane storico casolano si è lanciato in «un viaggio di ricerca nel cuore dell’Europa», racconta, «alla scoperta delle tracce di “Internatitis”, finalizzato alla raccolta di materiale per il suo progetto di dottorato intitolato “Vita quotidiana nei campi fascisti. Il caso di Internatitis di Fortunat Mikuletic come paradigma dell'esperienza di internamento 1949-1944”».
La supervisione del lavoro è di Giovanni Cerchia dell’università molisana. Ma il libro di Mikuletic contiene anche delle immagini di Casoli create dall’artista sloveno Ljubo Ravnikar, che fu internato insieme all’autore del libro. Sono dipinti rappresentanti squarci di Casoli e di Corropoli nel 1942-1943, periodo di internamento a Casoli dei 110 antifascisti sloveni che presero il posto di 108 ebrei mandati altrove, alcuni anche nei campi di sterminio. A Lubiana Lorentini è stato ricevuto da Tina Fortic del Museo di storia contemporanea, dove sono in mostra i dipinti di Ravnikar, un centinaio e più, sui due paesi abruzzesi. Il lungo viaggio di Lorentini in Europa è solo all’inizio. Altri materiali sono depositati negli archivi pubblici e privati salvatisi dalla devastazione bellica, ed aspettano di essere svelati poiché «la conservazione della memoria», aggiunto Lorentini, «è utile a comprendere il passato ma anche a costruire un futuro consapevole».
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