Ultimi appelli dei sindacati per l’ospedale militare

Striscioni alla villa di Cgil, Cisl e Uil. Gagliardi: si spera che il prossimo governo si ravveda su quanto deciso nei mesi scorsi in maniera frettolosa e superficiale

CHIETI. «Riforma sanità militare, il conto lo paga solo Chieti», e ancora «salviamo l’ospedale militare di Chieti». E’ quanto si legge su due striscioni issati dai sindacati Cgil, Cisl, Uil e Flp comparto Difesa a ridosso dell’ospedale militare situato nel cuore della villa comunale dal lontano 1871. Il Dipartimento militare di medicina legale chiuderà i battenti il 30 settembre. Una diretta conseguenza della riforma delle strutture militari varata dall’ex ministro della Difesa del Governo Monti, Giampaolo Di Paola. Ciò malgrado l’ospedale militare teatino risulti essere un’eccellenza nel panorama nazionale e un prezioso punto di riferimento per il personale militare impiegato tra il Molise e l’Emilia Romagna. «Continuiamo a sperare in un salvataggio in extremis di una struttura che cesserà i suoi servizi», annuncia Andrea Gagliardi della Cgil funzione pubblica- molto prima del 30 settembre. L’augurio è che chi a breve governerà il Paese si ravveda su quanto deciso nei mesi scorsi in maniera alquanto frettolosa e superficiale».

Questo perché l’ospedale militare di Chieti vanta numeri importanti che devono far riflettere. Il Dipartimento con il suo poliambulatorio sbriga, in media, seimila pratiche l’anno legate alla trattazione di cause di servizio, di convalescenza dei militari e delle forze armate in genere. Il numero delle attività garantite ai militari si moltiplica a dismisura nel computo complessivo dei servizi assicurati. Sono state addirittura 121 mila, infatti, le prestazioni erogate nel 2011, in particolare ai militari dell’Esercito in partenza o di ritorno da missioni all’estero. Insomma un’attività di tutto rispetto che nel giro di qualche mese non ci sarà più. Un vero dramma per i 27 civili e la ventina di militari impiegati da anni a Chieti e per la stessa città che si appresta a perdere un’altra struttura militare dopo la chiusura della caserma Berardi e il prossimo smantellamento, programmato per fine 2018, della caserma Spinucci.

Da qui la levata di scudi dei sindacati che, ieri, hanno sistemato due striscioni all’altezza dell’ingresso dell’ospedale militare.

«Un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica su una vicenda», riprende Gagliardi, «che sta a cuore a tante persone. Allo stesso tempo cerchiamo di destare dal torpore le istituzioni locali che sono rimaste piuttosto silenti su questa vicenda». Poi un appello accorato. «Chiediamo con forza che l’ospedale militare», dice Gagliardi, «resti a Chieti anche se in un immobile diverso dall’attuale».

Jari Orsini

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