Un disabile: un mese di file per riparare la carrozzina
SAN SALVO. Più di un mese tra file, autorizzazioni, visite mediche e un collaudo per un cuscino in silicone per la sedia a rotelle. A segnalare le lungaggini burocratiche sanitarie è un 28enne...
SAN SALVO. Più di un mese tra file, autorizzazioni, visite mediche e un collaudo per un cuscino in silicone per la sedia a rotelle. A segnalare le lungaggini burocratiche sanitarie è un 28enne diversamente abile, Giampaolo Gatti, costretto dalla nascita sulla sedia a rotelle.
«Un inconveniente si è trasformato in una odissea. Non mi rassegno all’idea che una inutile sfilza di fogli di carta debbano decidere il futuro e il destino di un disabile, pertanto, finché avrò voce per me e per quanti sono nelle mie stesse condizioni, continuerò a gridare la vergogna di un Paese forte con i più deboli e servo con i più forti. Non ci sto», denuncia il giovane affetto da mielomeningocele. «Chi è nelle mie condizioni, quasi quotidianamente si trova a dover lottare contro i mulini a vento e contro l’assurdità di una burocrazia costosa, inefficiente e nemica», nota il lettore del Centro.
«Qualche mese fa l’imbottitura del cuscino anti-decubito in silicone della sedia a rotelle è scoppiato ed è fuoriuscito il contenuto. Da li è cominciato un assurdo percorso burocratico che, dopo settimane, non è ancora finito. Mio padre ha percorso 50 chilometri in un giorno per spostarsi da uno sportello all’altro», spiega amareggiato. «Quando si rompe il cuscino, bisogna prima di tutto andare dal proprio medico curante che prescrive una visita specialistica neurologica. Con l’impegnativa, si va al poliambulatorio per la vidimazione e fissare la visita entro i trenta giorni successivi. Quando arriva la data, ci si ripresenta al poliambulatorio e si affronta l’ennesima fila» racconta Gatti. «A prescrizione ottenuta, si ritorna alla Asl per una copia dell’autorizzazione da presentare alla sanitaria e, dulcis in fundo, ottenuto il tanto agognato cuscino, ci si deve ripresentare alla Asl per superare il collaudo. È un illogico circolo vizioso», commenta.
«Finché tutto questo può essere fatto, come nel caso mio, da un genitore, c’è persino da ritenersi privilegiati. Ma se fossi stato solo, cosa mi sarebbe successo? Sarei costretto ancora a letto perché, senza il cuscino, la sedia che per me ormai è le mie gambe, non avrei potuto usarla», sottolinea Gatti. «È mai possibile che nell’Italia del rigore e dei tagli agli sprechi, per un semplice ausilio ci sia bisogno di tutta questa burocrazia? Possibile che mentre lo Stato spende annualmente 120 miliardi di euro solo per gli acquisti della pubblica amministrazione, 70 disabili gravissimi hanno dovuto fare lo sciopero della fame per ricordare al governo che l’handicap esiste?».
Simona Andreassi
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