Un ulivo piantato dagli studenti 

Casoli. Duecento ragazzi in paese tra libri, discorsi e visite a Palazzo Tilli

CASOLI. Libri, discorsi, ancora libri e una marcia della memoria di duecento studenti di Casoli, Tornareccio, Sant’Eusanio del Sangro, San Valentino in Abruzzo Citeriore e Caramanico Terme verso l’ex municipio e le cantine di Palazzo Tilli per ricordare gli internati ebrei e slavi che vi soggiornarono nel 1940-43. I libri sono di Manuele Gianfrancesco “Vietato studiare, vietato insegnare” sulle leggi razziali del 1938, e di Livio Sirovich “Non era una donna, era un bandito” sulla partigiana ebrea triestina uccisa a sangue freddo dai fascisti ed ex fidanzata di Giacomo Nagler internato a Casoli.
La marcia ha preso inizio da uno spiazzo messo a verde dal Comune con la piantumazione di un ulivo “intosso” casolano donato dal trappeto Masciantonio, cui sono seguiti gli interventi del sindaco Massimo Tiberini, Antonella Allegrino di Palazzo Tilli, Piera Della Morgia dell’Anpi, le presidi dell’Algeri Marino Costanza Cavaliere e del comprensivo De Petra, Serafina D’Angelo, coordinati da Giuseppe Lorentini, indefesso ricercatore storico e “spina nel fianco” dell’amministrazione comunale per dare risalto a questi luoghi. Ragazzi ed adulti hanno preso i “sassi della memoria” preparati dalla Allegrino per depositarli, infine, sugli scalini della palazzina che fu l’ultima dimora degli internati, dieci dei quali furono sterminati ad Auschwitz e San Sabba. Vicino all’ulivo Lorentini ha letto una frase di Ray Bradsbury stampata su una lapide: “Scavare la più grande fossa di tutti i tempi per seppellirci la guerra”.
Gino Melchiorre
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