INCHIESTA / SCOPERTI GLI AMMANCHI
Unidav, 700mila euro spariti all’estero
Svolta nell’indagine sull’ateneo telematico: i soldi finiti su conti di un ex membro del cda ora accusato di appropriazione indebita
CHIETI. Settecentomila euro di fondi spariti dall’Unidav a Chieti e riapparsi all’estero. Muove un altro passo, dopo interrogatori e sequestri, l’inchiesta aperta sull’ateneo telematico Leonardo da Vinci di Torrevecchia Teatina: uno dei reati contestati è appropriazione indebita aggravata. Secondo l’accusa, quei soldi appartenenti all’università telematica sarebbero stati trasferiti su conti correnti di società estere riconducibili a un ex componente del consiglio di amministrazione dell’Unidav. Ed è proprio l’ex membro del cda uno degli indagati nell’inchiesta coordinata dal pm Giancarlo Ciani. Un altro indagato sarebbe un ex funzionario, sempre dell’Unidav.
CONTI SOTTO ESAME. L’inchiesta, portata avanti dai carabinieri del nucleo investigativo e dai finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria, passa al setaccio i conti dell’Unidav, ente fondato nel 2004 per volontà dell’università d’Annunzio e dell’omonima fondazione. Oltre ai 700mila euro contestati, ne mancherebbero all’appello altri 300mila. Un milione di ammanchi, questo dice l’accusa, che sarebbe stato usato anche per pagare i lavori di ristrutturazione di una villa, riscattare un immobile per salvarlo da un’asta giudiziaria e saldare debiti privati. E questo è soltanto il primo filone d’indagine.
L’ALTRO FILONE. Esiste anche un’altra parte dell’indagine, per una presunta turbativa d’asta, che riguarda la scelta del socio privato dell’Unidav. Rispondendo a un bando di gara del 6 novembre 2015, l’università slovacca Sevs – acronimo che sta per Stredo europska visoka skola v skalici – si è aggiudicata la maggioranza delle quote con un’operazione finanziaria da 2,5 milioni. La Sevs è controllata da un gruppo con base a Malta che conta 8 tra poli accademici, college, istituti di alta tecnologia e scuole di business dall’Europa dell’Est all’Italia. Quello di quasi 4 anni fa è un bando contestato lungo una catena di ricorsi dal Tar fino al Consiglio di Stato e alla Corte di Cassazione. Ora carabinieri e finanza hanno sequestrato gli atti per mettere insieme «tutta la documentazione precedente, concomitante e successiva» al bando vinto dalla Sevs «al fine di ricostruire le vicende inerenti al contratto di partenariato stesso e individuare i soggetti che hanno interloquito in relazione al medesimo». Sequestrati documenti cartacei e anche i computer della fondazione d’Annunzio. E in questo secondo filone il numero di indagati potrebbe arrivare addirittura ad 8.
CASSAZIONE. Intanto, l’inchiesta incrocia la Corte di Cassazione: dopo i sequestri di documenti risalenti al 31 luglio scorso considerati «attinenti alle indagini in quanto relativi alle attività lavorative estere» dell’indagato, lo stesso indagato ha fatto ricorso al tribunale di Chieti. Che però ha confermato le tesi della procura. Il ricorrente, quindi, ha impugnato la pronuncia del tribunale in Cassazione ma, anche in questo caso, i giudici hanno stabilito che i sequestri di documenti sono regolari in quanto «le garanzie difensive sono state salvaguardate»: l’ex consigliere del cda, il precedente 20 luglio, è stato interrogato assistito dai suoi avvocati. Agli atti dell’inchiesta ci sono anche esposti presentati dal rettore Sergio Caputi e da Luigi Capasso, presidente della fondazione d’Annunzio e, da appena un mese, anche presidente del cda della Unidav. Ora, sull’Unidav è in corso un contenzioso amministrativo che oppone la d’Annunzio alla Sevs.
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