Veleni al depuratore, truffa da 3 milioni: dieci indagati
Spunta un nuovo filone nell’inchiesta sul traffico illecito di rifiuti a Chieti Scalo
CHIETI. Una truffa da tre milioni di euro con i rifiuti taroccati e corruzione per un’assunzione facile. Sono i nuovi fronti dell’inchiesta sul presunto malaffare al Consorzio di bonifica Centro di Chieti che, il 20 ottobre del 2016, portò a 4 arresti. A distanza di un anno, i pm Antonietta Picardi e David Mancini della procura dell’Aquila hanno allungato l’elenco dei reati contestati e chiuso le indagini. Ora sono 10 gli indagati, a partire da Roberto Roberti, l’ex presidente del Consorzio di bonifica, e Andrea De Luca, ex capo del depuratore di Chieti Scalo, entrambi finiti anche ai domiciliari.
Il nuovo filone d’inchiesta tira in ballo i vertici della Depuracque, ditta di intermediazione per il conferimento dei reflui al depuratore: secondo l’accusa, la Depuracque avrebbe «diminuito» i valori dell’ammoniaca contenuta nei rifiuti portati al depuratore. Un trucco che, in base ai calcoli dei carabinieri forestali di Pescara e Chieti, avrebbe consentito alla società di risparmiare quasi 3 milioni di euro: 227 mila nel 2013, oltre un milione nel 2014 e 1,6 nel 2015. Secondo l’accusa, l’amministratore delegato dell’impresa, Enzo Orsatti, avrebbe effettuato «in più occasioni» la diminuzione dei valori di ammoniaca «in modo da farli rientrare nelle fasce di tariffe più basse, ciò al fine di poter erogare al Consorzio una cifra inferiore a quanto stabilito dalle delibere consortili». Un’operazione, dice l’accusa, che sarebbe stata fatta «in accordo» con De Luca. «In cambio dell’illegale risparmio» assicurato all’impresa (di conseguenza un mancato introito per il Consorzio di Bonifica), De Luca avrebbe ottenuto «l’assunzione del figlio con un contratto di lavoro a progetto» proprio nella stessa Depuracque: secondo l’indagine, il figlio di De Luca avrebbe percepito tra maggio 2014 e dicembre 2015 «la somma di 17.897,57 euro».
Tra i reati contestati a carico di Roberti, oltre al traffico illecito di rifiuti, c’è il presunto traffico illecito di influenze: Roberti avrebbe retribuito l’ingegnere Giustino Angeloni, ex presidente del Chieti, per un’attività di intermediazione sul sindaco di Chieti Umberto Di Primio (non indagato) per favorire la sottoscrizione del rinnovo della convenzione sulla gestione del servizio di depurazione della città. Secondo gli inquirenti, la Theateconsult, società in cui figura Angeloni come socio di minoranza, avrebbe ricevuto 121 mila euro di consulenze nel 2014 e altri 118 mila nel 2015. È dalle intercettazioni telefoniche che emergerebbero le pressioni sul sindaco per firmare la convenzione ventennale per il depuratore: «Oggi», così dice Angeloni in una telefonata con Roberti riferendosi al sindaco , «lo prendo e glielo dico, gli dico senti compa’, a che gioco giochiamo? Che dobbiamo fare qua? Lo vuoi firmare questo, non lo vuoi firmare». Una firma che, però, non è mai arrivata. Sono 4 le parti offese: il Consorzio di bonifica, il Comune, l’Aca e la Regione.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Il nuovo filone d’inchiesta tira in ballo i vertici della Depuracque, ditta di intermediazione per il conferimento dei reflui al depuratore: secondo l’accusa, la Depuracque avrebbe «diminuito» i valori dell’ammoniaca contenuta nei rifiuti portati al depuratore. Un trucco che, in base ai calcoli dei carabinieri forestali di Pescara e Chieti, avrebbe consentito alla società di risparmiare quasi 3 milioni di euro: 227 mila nel 2013, oltre un milione nel 2014 e 1,6 nel 2015. Secondo l’accusa, l’amministratore delegato dell’impresa, Enzo Orsatti, avrebbe effettuato «in più occasioni» la diminuzione dei valori di ammoniaca «in modo da farli rientrare nelle fasce di tariffe più basse, ciò al fine di poter erogare al Consorzio una cifra inferiore a quanto stabilito dalle delibere consortili». Un’operazione, dice l’accusa, che sarebbe stata fatta «in accordo» con De Luca. «In cambio dell’illegale risparmio» assicurato all’impresa (di conseguenza un mancato introito per il Consorzio di Bonifica), De Luca avrebbe ottenuto «l’assunzione del figlio con un contratto di lavoro a progetto» proprio nella stessa Depuracque: secondo l’indagine, il figlio di De Luca avrebbe percepito tra maggio 2014 e dicembre 2015 «la somma di 17.897,57 euro».
Tra i reati contestati a carico di Roberti, oltre al traffico illecito di rifiuti, c’è il presunto traffico illecito di influenze: Roberti avrebbe retribuito l’ingegnere Giustino Angeloni, ex presidente del Chieti, per un’attività di intermediazione sul sindaco di Chieti Umberto Di Primio (non indagato) per favorire la sottoscrizione del rinnovo della convenzione sulla gestione del servizio di depurazione della città. Secondo gli inquirenti, la Theateconsult, società in cui figura Angeloni come socio di minoranza, avrebbe ricevuto 121 mila euro di consulenze nel 2014 e altri 118 mila nel 2015. È dalle intercettazioni telefoniche che emergerebbero le pressioni sul sindaco per firmare la convenzione ventennale per il depuratore: «Oggi», così dice Angeloni in una telefonata con Roberti riferendosi al sindaco , «lo prendo e glielo dico, gli dico senti compa’, a che gioco giochiamo? Che dobbiamo fare qua? Lo vuoi firmare questo, non lo vuoi firmare». Una firma che, però, non è mai arrivata. Sono 4 le parti offese: il Consorzio di bonifica, il Comune, l’Aca e la Regione.
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