ricorso in cassazione
Villa confiscata, i figli dei rom: è nostra, la rivogliamo
VASTO. Colpo di scena nella travagliata vicenda giudiziaria della villa di via Bontempi confiscata due anni fa ad una coppia di rom perché ritenuta provento dell'attività di spaccio. I figli dei...
VASTO. Colpo di scena nella travagliata vicenda giudiziaria della villa di via Bontempi confiscata due anni fa ad una coppia di rom perché ritenuta provento dell'attività di spaccio.
I figli dei due rom, diventati maggiorenni, in qualità di effettivi proprietari della lussuosa dimora contestano la confisca, si appellano alla Corte di Cassazione e reclamano dall'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, la riconsegna dell'immobile che apparterrebbe a loro, non ai genitori.
Nella lunga e analitica motivazione del ricorso presentato alla Corte di Cassazione dagli avvocati Antonino e Giovanni Cerella difensori dei ragazzi, che contestano la confisca a causa dell'erronea applicazione della legge. «La villa è stata costruita su un terreno che apparteneva al nonno dei ragazzi. Il nonno l'ha donata ai nipoti. L'acquisto fatto dai nonni risale al 2002. La donazione ai nipoti è datata 2005. L'episodio che ha portato in carcere i genitori dei ragazzi risale al 2010. La moglie è stata giudicata e assolta perché estranea al reato contestato. Il possesso della villa non può essere in alcun modo collegato ad una presunta attività di spaccio del padre. I miei clienti diventati maggiorenni rivendicano la disponibilità di un bene che hanno avuto in dono dal nonno», insistono gli avvocati Antonino e Giovanni Cerella. L'estate scorsa il Comune aveva annunciato l'intenzione di trasformare la villa in una Casa famiglia.
«Un annuncio inopportuno. Quella villa appartiene a due ragazzi che non hanno fatto nulla di male. Non è giusto che paghino le colpe che vengono addebitate ai genitori», insistono i legali. (p.c.)
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