Violenza e bottigliate prima del derby: s’indaga su 50 tifosi, denunce in arrivo
I gruppi ultrà rivali, divisi da una recinzione metallica, si fronteggiano lanciandosi anche bastoni e sassi: danni alle auto Contusi due agenti, evitato lo scontro a fine gara. I video girati dalla Scientifica al vaglio della Digos: a breve i primi Daspo
CHIETI. La violenza esplode prima del derby. Mancano pochi minuti all’inizio della gara del campionato di calcio di serie D tra Chieti e Avezzano quando, all’esterno dello stadio Angelini, si scatena il parapiglia: le due tifoserie, divise da una recinzione metallica, si affrontano lanciandosi bottiglie di vetro, bastoni, sassi e altri oggetti trovati a terra. Due poliziotti riportano contusioni, fortunatamente non gravi, mentre almeno tre automobili restano danneggiate. Ora la polizia indaga su circa 50 teppisti che hanno dato vita ai disordini, ovvero una trentina di ultrà appartenenti alla tifoseria teatina e una ventina a quella marsicana.
IL LANCIO DI OGGETTI
In base a una prima ricostruzione, intorno alle 14.20, tutto inizia per un equivoco. Un’automobile con all’interno alcuni tifosi marsicani rimane in panne proprio all’ingresso del parcheggio riservato agli ospiti. Tre o quattro tifosi che si trovano a bordo di altri veicoli scendono per spingere la macchina in avaria. Un gruppo di sostenitori del Chieti, che si trova di fronte all’hotel Iacone, interpreta quella scena come una sorta di invito allo scontro. Ecco perché, lungo viale Abruzzo, cominciano a volare insulti di ogni tipo, oltre a oggetti vari. Il contatto fisico tra le fazioni rivali è scongiurato dalla rete metallica. I disordini vanno avanti per cinque o sei minuti. L’intervento delle forze dell’ordine evita che la situazione possa ulteriormente degenerare e tutti i tifosi entrano allo stadio.
TENTATIVO DI SCONTRO
Nel corso della gara non si segnalano problemi a livello di ordine pubblico. Al termine del derby, chiuso con la sconfitta del Chieti (0-1), un cordone di poliziotti e carabinieri è schierato all’esterno dello stadio. Gli ultrà neroverdi cercano lo scontro con quelli dell’Avezzano, che però sono stati già fatti uscire dallo stadio e, scortati dalle forze dell’ordine, si stanno dirigendo verso l’autostrada. Segue una contestazione da parte dei tifosi del Chieti nei confronti di squadra e società.
LE INDAGINI
I video girati dalla Scientifica sono al vaglio della Digos: nelle prossime ore scatteranno le prime denunce e, a stretto giro, anche i Daspo, ovvero il divieto di accedere alle manifestazioni sportive per un periodo da uno a cinque anni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
IL LANCIO DI OGGETTI
In base a una prima ricostruzione, intorno alle 14.20, tutto inizia per un equivoco. Un’automobile con all’interno alcuni tifosi marsicani rimane in panne proprio all’ingresso del parcheggio riservato agli ospiti. Tre o quattro tifosi che si trovano a bordo di altri veicoli scendono per spingere la macchina in avaria. Un gruppo di sostenitori del Chieti, che si trova di fronte all’hotel Iacone, interpreta quella scena come una sorta di invito allo scontro. Ecco perché, lungo viale Abruzzo, cominciano a volare insulti di ogni tipo, oltre a oggetti vari. Il contatto fisico tra le fazioni rivali è scongiurato dalla rete metallica. I disordini vanno avanti per cinque o sei minuti. L’intervento delle forze dell’ordine evita che la situazione possa ulteriormente degenerare e tutti i tifosi entrano allo stadio.
TENTATIVO DI SCONTRO
Nel corso della gara non si segnalano problemi a livello di ordine pubblico. Al termine del derby, chiuso con la sconfitta del Chieti (0-1), un cordone di poliziotti e carabinieri è schierato all’esterno dello stadio. Gli ultrà neroverdi cercano lo scontro con quelli dell’Avezzano, che però sono stati già fatti uscire dallo stadio e, scortati dalle forze dell’ordine, si stanno dirigendo verso l’autostrada. Segue una contestazione da parte dei tifosi del Chieti nei confronti di squadra e società.
LE INDAGINI
I video girati dalla Scientifica sono al vaglio della Digos: nelle prossime ore scatteranno le prime denunce e, a stretto giro, anche i Daspo, ovvero il divieto di accedere alle manifestazioni sportive per un periodo da uno a cinque anni.
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