Addio a Ferrarotti, padre della sociologia in Italia
ROMA. Franco Ferrarotti, il padre nobile della sociologia italiana nella seconda parte del ’900, ha fatto molti mestieri: il traduttore, il tornitore, il diplomatico a Parigi, il parlamentare e...
ROMA. Franco Ferrarotti, il padre nobile della sociologia italiana nella seconda parte del ’900, ha fatto molti mestieri: il traduttore, il tornitore, il diplomatico a Parigi, il parlamentare e dulcis in fundo il docente di sociologia: è morto a Roma a 98 anni. In forza all’università La Sapienza di Roma fino al 2002, è stato anche deputato nel Parlamento per la terza legislatura, eletto per il Movimento di Comunità. Nel 2005 è stato nominato Cavaliere di Gran Croce. Era nato a Palazzolo Vercellese il 7 aprile del 1926. A confermarne la morte il professore emerito di Comunicazione Mario Morcellini che lo voleva per fargli tenere una «lezione» alla Fondazione che raduna i professori emeriti della Sapienza.
Il titolo, “Come sta la società italiana”, era stato pensato, racconta Morcellini, proprio per lui. Nei giorni scorsi Ferrarotti era stato operato a Roma e, a quanto si apprende, l’esito dell’intervento era stato buono ma, ovviamente, non tale da consentirgli di tornare a casa e tantomeno di partecipare alla lezione ideata per lui. Ferrarotti è stato fondatore, con il filosofo Nicola Abbagnano, nel 1951 dei Quaderni di sociologia, di cui fu direttore fino al 1967, anno in cui dette vita alla rivista La critica sociologica, di cui da allora è stato sempre il direttore. Generazioni di studenti ricordano le sue appassionanti lezioni all’università romana. È stato ancora tra i fondatori, a Ginevra, del Consiglio dei Comuni d’Europa, responsabile della divisione dei progetti di ricerca dell’Ocse a Parigi. Nominato direttore di studi alla Maison des Sciences de l’Homme di Parigi nel 1978, è stato insignito del Premio per la carriera dall’Accademia nazionale dei Lincei nel 2001 e del titolo di Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica dall'allora presidente Carlo Azeglio Ciampi nel 2005. Era membro della New York Academy of Sciences e presidente onorario dell’Associazione Nazionale Sociologi. Nella sua lunga carriera accademica, Ferrarotti ha insegnato nelle università di Chicago, Boston, New York, Toronto, Mosca, Varsavia, Colonia, Tokyo e Gerusalemme. La sua attività di ricerca e di studio è contenuta in una mole enorme di scritti che ha continuato a pubblicare fin oltre i 90 anni. Fra le sue opere principali, Sindacati e potere (1954); La protesta operaia (1955); La sociologia come partecipazione (1961); Max Weber e il destino della ragione (1965); Trattato di sociologia (1968); Roma da capitale a periferia (1970); La sociologia del potere (1972); Vite di baraccati (1974); Studenti, scuola, sistema (1976); Giovani e droga (1977). Tra il 2019 e il 2020 l’editore Marietti ha pubblicato l’Opera omnia di Ferrarotti composta da sei volumi per un totale di cinquemila pagine. Negli Scritti, un autentico tributo in cui il sociologo di Palazzolo Vercellese spiega di voler rendere grazie della sua memorabile vita al respiro di quel «rifugio» naturale mai dimenticato e sempre presente nel cuore e nella mente – il bosco della grande casa dei bisnonni materni, a Robella, provincia di Asti – che ha restituito aria e futuro ai suoi polmoni dati per spacciati quando era bambino. Parte dalla propria vita (dall'infanzia contadina e povera alla vita universitaria) e dalle riflessioni esistenziali per allargare lo sguardo e parlare dell’evoluzione del nostro Paese. In questa imponente opera autobiografica, presenta al lettore il racconto dei viaggi fatti negli Stati Uniti e in Amazzonia, i ricordi delle esperienze nella diplomazia e nella politica e gli omaggi agli amici e maestri Cesare Pavese, Abbagnano, Balbo e Olivetti. In Scritti autobiografici sono contenuti i testi: Atman. Il respiro del bosco; L'anno della quota Novanta; Pane e lavoro! Memorie dell'outsider; I grattacieli non hanno foglie. Flash americani; 1951: oltre l'Oceano; La vera America; I doni dell'Amazzonia; Diplomatico per caso. La Parigi degli degli anni Cinquanta raccontata da un giovane osservatore; Nelle fumose stanze. La stagione politica di un «cane sciolto». Il secondo volume propone invece: Un anno qualunque. Pensieri, persone, circostanze. 1965; L'anno della svolta; L'anno dell'ottuagenario riluttante. 2006; Al Santuario con Pavese; Un greco in via Po; Il conte di Vinadio; La concreta utopia di Adriano Olivetti; L'uomo di carta. Archeologia di un padre; Il poligrafo svergognato.