dvd e cd del Concentus Serafino Aquilano
“C’era una volta all’Aquila” storia vera e fantastica in musica
L’AQUILA. Una storia veramente fantastica – assicurano i promotori – oppure fantasticamente vera, dipende dal punto di vista. Ecco “Once Upon a Time in L’Aquila - C’era una volta all’Aquila”, il dvd...
L’AQUILA. Una storia veramente fantastica – assicurano i promotori – oppure fantasticamente vera, dipende dal punto di vista. Ecco “Once Upon a Time in L’Aquila - C’era una volta all’Aquila”, il dvd e cd del concerto del gruppo vocale e strumentale Concentus Serafino Aquilano, diretto dal maestro Manlio Fabrizi.
Una favola dell’Aquila, racconto che torna alle origini del capoluogo, proiettandolo nel futuro con fantasia, magia, arte e amore. Un progetto che prende spunto da un libro di Carlo Franchi, avvocato del foro partenopeo nato all'Aquila nel 1698. Nel 1752 pubblicò “In difesa per la fedelissima città dell’Aquila contro le pretenzioni dei castelli, terre, e villaggi, che componeano l’antico contado aquilano”. Pur lavorando a Napoli, dove morirà nel 1769, restò legato all’Aquila. Si trovò così a scrivere: «Crediamo solamente che ogni uomo a proporzione delle proprie forze debba adoperarsi in favore ed onore nella propria terra». Nella sua ricerca di tracce storiche, Franchi ha messo in evidenza il Privilegio Federiciano che stabilisce le intenzioni e i modi indicati da Federico II per edificare la città dell’Aquila. Queste le premesse su cui il Concentus Serafino Aquilano ha collegato la storia alla fantasia. «E il racconto», si legge, «inizia così: c’era una volta un bambino, Federico, che a soli 4 anni è già re… non ha mamma né papà, non può fidarsi di nessuno… impara il linguaggio delle stelle che lo istruiscono e lo sostengono e a loro resta fedele e legato anche da grande, anche da imperatore e, quando darà vita a una nuova città, lascerà tracce della conoscenza del cielo come una polvere stellare lungo le strade e sulle case e sulle chiese». Ne segue una storia di amore e vita, una leggenda che accoglie la bellezza nelle, nella musica, nelle immagini. Per informazioni: www.concentusserafinoaquilano.it. (fab.iul)
Una favola dell’Aquila, racconto che torna alle origini del capoluogo, proiettandolo nel futuro con fantasia, magia, arte e amore. Un progetto che prende spunto da un libro di Carlo Franchi, avvocato del foro partenopeo nato all'Aquila nel 1698. Nel 1752 pubblicò “In difesa per la fedelissima città dell’Aquila contro le pretenzioni dei castelli, terre, e villaggi, che componeano l’antico contado aquilano”. Pur lavorando a Napoli, dove morirà nel 1769, restò legato all’Aquila. Si trovò così a scrivere: «Crediamo solamente che ogni uomo a proporzione delle proprie forze debba adoperarsi in favore ed onore nella propria terra». Nella sua ricerca di tracce storiche, Franchi ha messo in evidenza il Privilegio Federiciano che stabilisce le intenzioni e i modi indicati da Federico II per edificare la città dell’Aquila. Queste le premesse su cui il Concentus Serafino Aquilano ha collegato la storia alla fantasia. «E il racconto», si legge, «inizia così: c’era una volta un bambino, Federico, che a soli 4 anni è già re… non ha mamma né papà, non può fidarsi di nessuno… impara il linguaggio delle stelle che lo istruiscono e lo sostengono e a loro resta fedele e legato anche da grande, anche da imperatore e, quando darà vita a una nuova città, lascerà tracce della conoscenza del cielo come una polvere stellare lungo le strade e sulle case e sulle chiese». Ne segue una storia di amore e vita, una leggenda che accoglie la bellezza nelle, nella musica, nelle immagini. Per informazioni: www.concentusserafinoaquilano.it. (fab.iul)