L'EPIDEMIA / FASE 2
Coronavirus: in Abruzzo 300 cori polifonici rischiano di sparire
Il presidente dell’associazione regionale Arca Vecchiati: «Siamo un assembramento e con mascherina non si canta»
«I cori sono beni immateriali dell’umanità, il canto polifonico è riconosciuto e tutelato dall’Unesco. Un coro, una banda, un’associazione sportiva spesso costituiscono le uniche occasioni di aggregazione sociale nei piccoli centri. Vanno tutelati dalle istituzioni, come tutto il mondo del terzo settore. In un paese se viene meno un coro viene meno un elemento di coesione sociale».
Gianni Vecchiati è preoccupato per lo stop imposto ai cori dalla pandemia. Da 12 anni presidente dell’Arca, l’Associazione regionale Cori Abruzzo a cui sono iscritte più di ottanta formazioni corali abruzzesi, Vecchiati conosce bene lo stato dell’arte del canto corale nella regione. Una lunga e prestigiosa tradizione codificata nel 1983 con la nascita dell’Arca grazie al maestro Enrico Summonte, direttore del Coro delle 9 di Pescara, che diede vita all’associazione insieme al Coro Verdi di Teramo, le formazioni Sant'Andrea e Cantori d’Abruzzo, entrambe di Pescara, e Corale Zimarino di Chieti.
Gli 83 cori iscritti all’Arca sono la punta di un vivacissimo movimento regionale che oggi conta almeno 300 gruppi polifonici in attività. Cori virili, femminili, misti, adulti e voci bianche, cori giovanili, parrocchiali, scolastici, per i più svariati repertori, dal gregoriano al folk, dal sacro al pop al contemporaneo. Ora tutti fermi e in attesa di sapere quando e soprattutto come potranno riprendere l'attività, tra prove e concerti. Con l’obbligo del distanziamento da rispettare, quando un coro è per sua natura un assembramento.
«Siamo abbattuti. La situazione è complessa» osserva Vecchiati «I cori sono formazioni numerose, hanno il grosso problema di provare ed eseguire i concerti. Cori e orchestre saranno penalizzati dal fatto che non ci potrà essere esibizione collettiva. I coristi non possono cantare con la mascherina. Gli orchestrali non possono suonare indossando guanti e mascherine. Tutte le associazioni corali, in Abruzzo come nel resto d’Italia, sono ferme. Prima di fine anno non si potrà tornare alla normalità».
Intanto vengono annullati gli appuntamenti primaverili e di inizio estate allestiti dalle varie associazioni insieme all’Arca: a maggio a Teramo la rassegna dedicata ai cori scolastici “La Scuola che canta", con i cori dei quattro licei musicali abruzzesi, L’Aquila, Teramo, Pescara, Vasto; sempre nel capoluogo aprutino la rassegna Giugno in Coro, organizzata con la Corale Verdi; il 21 giugno la Festa della musica, con concerti in alcuni fra i siti più suggestivi della regione, il castello Piccolomini a Celano, l’abbazia di San Clemente a Casauria, l’abbazia Santo Spirito a Sulmona, il Munda a L’Aquila, il Museo delle Genti e il Museo Cascella a Pescara.
Chissà se si potra svolgere a settembre la 30ª Rassegna Polifonica Aprutina a Teramo, con il corso per direttori di coro. Per arrivare infine a dicembre alla grandiosa rassegna Nativitas, ogni anno dal 2015 una novantina di concerti polifonici in tutto l’Abruzzo.
«I cori sono realtà amatoriali, che spesso si autofinanziano con grandi sacrifici. Le istituzioni dovrebbero tenere conto di una realtà così importante a livello culturale ma anche sociale. Per una persona anziana, infatti, la partecipazione a un coro è il migliore antidoto alla solitudine. Non dobbiamo essere dimenticati solo perché non siamo professionisti. Si rischia l’esistenza stessa di un patrimonio culturale, oltre 300 cori in Abruzzo e più di 3mila in tutta Italia». Con l’attività ferma e senza le spese delle manifestazioni e delle trasferte le associazioni corali riescono ancora a galleggiare grazie alle quote sociali: «Siamo in stand-by, ma per il momento riusciamo a coprire le spese generali. Non abbiamo dipendenti, le sedi in genere sono concesse in comodato d’uso». Si teme però una sospensione lunga e una ripresa complicata, anche a livello psicologico: «Penso ai nostri cori folcloristici, spesso composti da persone over 60. Al momento di tornare a fare una prova ci potrà essere una certa apprensione. E così, al primo concerto, da parte del pubblico. Ci vorrà tempo per superare anche il blocco psicologico. Intanto i cori giovanili suppliscono con i concerti virtuali. I giovani, che sono più tecnologici, cantano individualmente a casa le singole parti, che poi vengono montate e mixate in un video. Il coro ha voglia di esserci e di cantare».
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