ABRUZZO
Debutta “Storie”, su Rete 8 l’altra faccia degli abruzzesi
Parte questa sera alle 21,30 e va in onda ogni martedì: un faccia a faccia di 30 minuti. Il primo ospite è Giò Di Tonno
PESCARA. Parte questa sera alle 21,30 e va in onda ogni martedì “Storie - Le Emozioni della Vita”, nuovo programma di Rete8 in collaborazione con il Centro. Un faccia a faccia di 30 minuti – condotto dal giornalista del Centro Pietro Lambertini con la regia di Antonio D’Ottavio – per raccontare l’altra faccia dei personaggi d’Abruzzo, il lato B, quello che c’è dietro il successo. Gioie, ferite, rivincite, il buio e l’alba che viene dopo la notte.
In studio, si alternano i grandi della nostra regione che hanno lasciato un segno in Italia e nel mondo: personaggi dello spettacolo, cultura, sport, imprenditoria, medicina aprono l’album dei ricordi e svelano gli incroci della vita secondo il ritmo delle emozioni.
GIO’ DA SANTAFè Ad aprire le interviste fotografiche è Gio’ Di Tonno, cantante, cantautore e attore teatrale, uno che è partito da Montesilvano, quartiere Santa Filomena, la sua Santafè come la chiama nel primo disco, ed è arrivato fino al palco di “Notre Dame de Paris”: per 902 volte, Di Tonno ha vestito i panni del gobbo Quasimodo davanti a 15 milioni di spettatori in tutto il mondo, quasi 4 in Italia. «Io sto a Quasimodo come Sean Connery sta a James Bond, come Paolo Villaggio sta a Fantozzi», dice, «ma porto volentieri questa etichetta perché è uno spettacolo che, dopo vent’anni, emoziona ancora il pubblico». Per l’interpretazione del campanaro storpio che si strugge per amore, Di Tonno si darebbe un 10: «Meglio di così non lo potrei fare, in altre interpretazioni invece mi darei tra il 5 e il 10».
CENTO ANNI La sua è una carriera lunghissima a dispetto dell’età: «Quello che ho fatto, l’ho fatto per il mio talento e quello che non ho fatto, non l’ho fatto per il mio carattere», racconta Di Tonno. Per tutto quello che ha fatto, dovrebbe avere quasi 100 anni. E invece ne ha 48 ed è un papà di due figli maschi, Jad e Noah, innamorato di sua moglie Sara come il primo giorno: «L’ho conosciuta nello studio di un amico, a Pescara, io lavoravo lì, ed è stato un colpo di fulmine. Stiamo insieme da 22 anni anche se siamo sposati da 5: è la donna della mia vita, la mia bussola».
PIPPO BAUDO SENZA DUBBI All’inizio, Di Tonno avrebbe voluto darsi un nome d’arte ma poi non l’ha mai fatto. Anche in questa faccenda, come in tante altre dello spettacolo italiano, c’è lo zampino Pippo Baudo, pigmalione di generazioni di artisti: «Di Tonno, Di Tonno, c’è un suono, è un nome che si ricorda. Non lo cambiare», questo gli consigliò Pippo Baudo, seduto anche stavolta dalla parte della ragione: «Se dice “Gio’ Di Tonno l’ho inventato io”? Lo dice, certo che lo dice: con lui ho fatto tre Festival di Sanremo», sorride l’attore.
LA PROF (FALSA) PROFETA Quasimodo nel musical dei record e poi Don Rodrigo nei “Promessi Sposi”, spalla di Giancarlo Magalli ai “Fatti Vostri”, un camaleonte a “Tale e Quale show” e un Festival di Sanremo vinto insieme a Lola Ponce nel 2008 con “Colpo di fulmine” e quel ritornello “Perdutamente tuo, perdutamente mia”. E pensare che ai tempi delle recite scolastiche, al liceo classico D’Annunzio di Pescara, una prof se lo prese in disparte per dirgli: «Tu sul palco non ci sai stare, non sai cantare, lascia stare». Una sentenza di condanna che avrebbe segato le gambe a chiunque. Ma Di Tonno aveva il suo sogno fin da bambino, da quando stava in braccio al nonno che suonava lu ddubbotte e da quando si travestiva per impressionare i parenti: ha proseguito per la sua strada e la svolta è arrivata davanti a Riccardo Cocciante per il provino decisivo di Notre Dame: «Sono arrivato già pronto, con la gobba. E Cocciante, dal buio dell’Ambra Jovinelli, mi disse: “Mi hai dato una grande emozione”. In quel momento ci ho creduto». Da lì, un successo planetario. Nonostante la prof.
UN GRIDO ALL’ARISTON A Sanremo, tra fiori e canzoni, si emozionò anche il papà di Di Tonno che perse la sua proverbiale calma: alla proclamazione del vincitore si alzò di scatto in mezzo alla platea dell’Ariston e, a una donna del pubblico che immediatamente si mise a protestare ordinandogli di sedersi, il signor Di Tonno rispose così: «Ma è mio figlio, è mio figlio». E quel figlio non smette di sognare neanche oggi: il prossimo obiettivo è un musical con la sua firma ambientato nel Seicento.