Debutto a Roma per i “Supereroi” dell’avezzanese Stefano Chiantini
Una storia che «si sedimenta piano piano, volevo raccontare un amore tra un padre e una figlia che compiono ognuno a proprio modo una di quelle rinunce che spesso l'amore si porta dietro, bella e...
Una storia che «si sedimenta piano piano, volevo raccontare un amore tra un padre e una figlia che compiono ognuno a proprio modo una di quelle rinunce che spesso l'amore si porta dietro, bella e dolorosa. Volevo raccontare i supereroi della vita quotidiana». Parola dell’avezzanese Stefano Chiantini, regista abituato a esplorare le sfide emotive di personaggi dalle vite difficili, che in Supereroi, al debutto alla Festa del Cinema di Roma, sezione Grand Public, s’insinua fra segreti e nuovi inizi di una famiglia divisa. La storia è incentrata su Jenny (Sara Silvestro), giovane promessa del nuoto, e il padre camionista, Alvaro (Edoardo Pesce), che hanno un rapporto difficile da quando lui è andato via di casa, lasciando lei e la madre Margherita (Chichiarelli). Tutto cambia quando Alvaro è colpito da un grave malore che richiede mesi di riabilitazione e l’assistenza di un badante. Jenny, preoccupata per il padre, decide di mettere in pausa la sua vita per prendersene cura. Per la protagonista è un periodo di crisi e scoperte, in cui mette in discussione ogni certezza. «Il ruolo mi ha dato la possibilità di esplorare una parte di me. Non ho figli e fare il papà è una bella esperienza, che può finire lì», sorride Pesce. «Per la prima volta interpreto un padre con disabilità. Un uomo semplice, ex nuotatore, passione che condivide con la figlia. All'inizio del film i personaggi ascoltano la canzone Apnea di Emma (protagonista di un altro film di Chiantini, Il ritorno), scelta molto azzeccata: i personaggi all’inizio sono un po’ in apnea». Sia tra Alvaro e Margherita, sia da parte loro nei confronti della figlia, c’è «un grande amore», dice Chichiarelli, «che emerge grazie al trauma. Questa ex coppia ha un passato che li ha visto uniti e complici. È stato interessante esplorare questo tipo di amore, anche attraverso piccoli sguardi, gesti. Amore di persone che non comunicano tra di loro, abituate a vivere sull'urgenza, a dare priorità a ciò che è essenziale». Lo spettatore «si può immedesimare», dice Pesce. «Ci sono dinamiche che appartengono a molte famiglie: non riuscire a dire alcune cose». Per Sara Silvestro il film è stato «un’esperienza meravigliosa, ho potuto unire le mie più grandi passioni. Sono un'ex agonista di nuoto, sport che ho fatto per dodici anni. Non pensavo arrivasse questa possibilità al mio esordio nel cinema».