Diodati: il nostro festival ha le radici nella realtà e si proietta verso il futuro
Il direttore artistico con Mitelli e Viola di “Jazz nelle Terre del sisma” racconta cosa si ascolterà in chiostri e piazze dell’Aquila nel weekend
L’AQUILA. «Abbiamo voluto celebrare questa 10ª edizione ideando una proposta che abbia solide radici nella realtà contemporanea e al contempo sia proiettata verso il futuro». Francesco Diodati, tra i chitarristi e compositori più importanti e innovativi della scena italiana, parla anche a nome di Gabriele Mitelli e Ugo Viola, che completano il triumvirato di direttori artistici scelti per l’edizione 2024 del Jazz italiano per le Terre del sisma. Mentre L’Aquila si prepara a ospitare, nelle giornate di sabato e domenica, migliaia di appassionati e centinaia di musicisti, Diodati raccoglie il testimone di una maratona partita nel 2015 sotto la spinta di Paolo Fresu.
Per il decimo anno, i concerti risuoneranno nelle strade, nei cortili, nelle piazze, nei chiostri, nei parchi e nei musei. Il suono, concepito come esplorazione e luogo di incontro, diventa guida attiva per riscoprire la città e i percorsi che la attraversano, in un'edizione che quest'anno si chiama “Abitare il suono” in cui – secondo l’auspicio dei direttori artistici – il programma degli eventi «è caratterizzato da un filo rosso che mette in connessione il tessuto urbano e sociale con la musica e le arti performative, lasciando lo spazio alla curiosità e alle occasioni di incontro che l’arte può generare, toccando le corde più profonde della sensibilità umana; quella sensibilità che anche di fronte alle tragedie e ai disastri non si stanca di cercare il bello e il rapporto con l’altro, diventando speranza non solo per il presente ma anche per il futuro». Tra le priorità quella di mettere davanti artiste e artisti che ben rappresentano la direzione in cui il jazz, musica creativa per eccellenza e senza barriere di contaminazione, si sta dirigendo. In questo, uno come Diodati può tirare in ballo il proprio background musicale.
Il chitarrista romano, docente al conservatorio Casella dell’Aquila, ha elaborato negli anni uno stile del tutto personale che lo ha portato a essere uno dei musicisti più richiesti della scena. Ha iniziato come leader e sideman nei primi anni Duemila e da quel momento ha registrato numerosi dischi di progetti di cui è direttore o co-direttore musicale. Attualmente suona e incide con i gruppi Weave4, Tellkujira, Oliphantre, Nimituare, Mat, Abhra, Javier Moreno Sanchez. Dal 2006 ha iniziato un percorso fatto di collaborazioni prestigiose, fra cui i gruppi di Enrico Rava, leggenda del jazz italiano (Special Edition, New Quartet, Fearless Five), e il progetto dedicato a David Bowie dello stesso Fresu, con il quale collabora dal 2019. Ha lavorato nel progetto internazionale Myanmar Meets Europe guidato da Tim Isfort che riunisce musicisti europei e musicisti classici del Myanmar, con il sostegno del Goethe Institute, con tour in Olanda, Germania e Birmania.
La sua visione aperta a tutte le forme di musica a lui congeniali lo ha portato a collaborazioni nel pop con la cantautrice Erica Mou, per la quale ha inciso e prodotto il disco Tienimi Il Posto (2015), Ainé e Greta Panettieri; al concerto per installazione di Crisafulli presentato allo studio dell’artista Sara Bernabucci durante la Roma Art Week del 2017 e al video project Aire del contrabbassista Javier Moreno Sanchez.
Diodati, lei conosce da vicino il movimento jazz nel capoluogo, anche grazie al suo incarico al conservatorio. Come avete elaborato il programma dell’edizione 2024?
Non è stato facile mettere insieme le proposte, cercando di rinnovare l’offerta dei musicisti da far esibire nel centro storico. Abbiamo ascoltato molto, andando a cercare anche dei jazzisti che non conoscevamo direttamente, per cercare dei progetti sperimentali, due fra tutti: MC Corman Valeria Sturba. Abbiamo cercato di allestire anche dei progetti speciali per i 10 anni della manifestazione, la produzione speciale della manifestazione diretta e composta da Andrea Ravizza in collaborazione con I Solisti Aquilani, il Conservatorio Casella, Moncalieri jazz. Abbiamo anche allestito dei laboratori educativi per i più piccoli.
Cosa porta nella maratona rispetto alla sua esperienza nel capoluogo?
Con il Conservatorio abbiamo portato avanti degli esperimenti interessanti, come il progetto Sound Thinkin’, un worshop sull’improvvisazione e interazione con il software di elettronica SoMax condotto da Tellkujira in collaborazione con il Dipartimento di elettronica e l’Ircam di Parigi. Sono stato anche direttore artistico, assieme a Stefano Calderano e la libreria Polarville, della rassegna Sonic collision. Peraltro, musicisti come Roberto Gatto hanno dato una spinta, durante l’inverno, a una serie di jam session di jazz. Tutto questo mi ha fornito una serie di spunti utilizzati nell’elaborare il cartellone. Non a caso, una delle novità di quest'anno sarà la possibilità di veder suonare, nel Cortile di Palazzo Micheletti, in via Castello, tre coppie di musicisti che improvviseranno insieme per la prima volta.
Per il decimo anno, i concerti risuoneranno nelle strade, nei cortili, nelle piazze, nei chiostri, nei parchi e nei musei. Il suono, concepito come esplorazione e luogo di incontro, diventa guida attiva per riscoprire la città e i percorsi che la attraversano, in un'edizione che quest'anno si chiama “Abitare il suono” in cui – secondo l’auspicio dei direttori artistici – il programma degli eventi «è caratterizzato da un filo rosso che mette in connessione il tessuto urbano e sociale con la musica e le arti performative, lasciando lo spazio alla curiosità e alle occasioni di incontro che l’arte può generare, toccando le corde più profonde della sensibilità umana; quella sensibilità che anche di fronte alle tragedie e ai disastri non si stanca di cercare il bello e il rapporto con l’altro, diventando speranza non solo per il presente ma anche per il futuro». Tra le priorità quella di mettere davanti artiste e artisti che ben rappresentano la direzione in cui il jazz, musica creativa per eccellenza e senza barriere di contaminazione, si sta dirigendo. In questo, uno come Diodati può tirare in ballo il proprio background musicale.
Il chitarrista romano, docente al conservatorio Casella dell’Aquila, ha elaborato negli anni uno stile del tutto personale che lo ha portato a essere uno dei musicisti più richiesti della scena. Ha iniziato come leader e sideman nei primi anni Duemila e da quel momento ha registrato numerosi dischi di progetti di cui è direttore o co-direttore musicale. Attualmente suona e incide con i gruppi Weave4, Tellkujira, Oliphantre, Nimituare, Mat, Abhra, Javier Moreno Sanchez. Dal 2006 ha iniziato un percorso fatto di collaborazioni prestigiose, fra cui i gruppi di Enrico Rava, leggenda del jazz italiano (Special Edition, New Quartet, Fearless Five), e il progetto dedicato a David Bowie dello stesso Fresu, con il quale collabora dal 2019. Ha lavorato nel progetto internazionale Myanmar Meets Europe guidato da Tim Isfort che riunisce musicisti europei e musicisti classici del Myanmar, con il sostegno del Goethe Institute, con tour in Olanda, Germania e Birmania.
La sua visione aperta a tutte le forme di musica a lui congeniali lo ha portato a collaborazioni nel pop con la cantautrice Erica Mou, per la quale ha inciso e prodotto il disco Tienimi Il Posto (2015), Ainé e Greta Panettieri; al concerto per installazione di Crisafulli presentato allo studio dell’artista Sara Bernabucci durante la Roma Art Week del 2017 e al video project Aire del contrabbassista Javier Moreno Sanchez.
Diodati, lei conosce da vicino il movimento jazz nel capoluogo, anche grazie al suo incarico al conservatorio. Come avete elaborato il programma dell’edizione 2024?
Non è stato facile mettere insieme le proposte, cercando di rinnovare l’offerta dei musicisti da far esibire nel centro storico. Abbiamo ascoltato molto, andando a cercare anche dei jazzisti che non conoscevamo direttamente, per cercare dei progetti sperimentali, due fra tutti: MC Corman Valeria Sturba. Abbiamo cercato di allestire anche dei progetti speciali per i 10 anni della manifestazione, la produzione speciale della manifestazione diretta e composta da Andrea Ravizza in collaborazione con I Solisti Aquilani, il Conservatorio Casella, Moncalieri jazz. Abbiamo anche allestito dei laboratori educativi per i più piccoli.
Cosa porta nella maratona rispetto alla sua esperienza nel capoluogo?
Con il Conservatorio abbiamo portato avanti degli esperimenti interessanti, come il progetto Sound Thinkin’, un worshop sull’improvvisazione e interazione con il software di elettronica SoMax condotto da Tellkujira in collaborazione con il Dipartimento di elettronica e l’Ircam di Parigi. Sono stato anche direttore artistico, assieme a Stefano Calderano e la libreria Polarville, della rassegna Sonic collision. Peraltro, musicisti come Roberto Gatto hanno dato una spinta, durante l’inverno, a una serie di jam session di jazz. Tutto questo mi ha fornito una serie di spunti utilizzati nell’elaborare il cartellone. Non a caso, una delle novità di quest'anno sarà la possibilità di veder suonare, nel Cortile di Palazzo Micheletti, in via Castello, tre coppie di musicisti che improvviseranno insieme per la prima volta.