E arriva il western femminista di Viggo Mortensen
Mentre Full Metal Jacket (ri)sbanca al botteghino, escono anche il nuovo Venon e il bel Goodbye Julia
Ancora una volta il tratto caratteristico dell’inizio della settimana sta ormai alle spalle, ovvero la programmazione di gloriosi titoli del passato proposti nella «ripulita» edizione digitale come evento tra lunedì e il mercoledì. Se per Le notti della luna piena (collezione di Eric Rohmer ) e per Carrie di Brian De Palma non si tratta di incassi importanti (il che nel caso di Carrie sorprende), è invece spettacolare la performance di Full Metal Jacket di Stanley Kubrick, saldamente collocato al 4° posto del box office settimanale benché appena riproposto anche dalle pay-tv. Sorprendente al contrario è invece il caso del nuovo film di Cristina Comencini Il treno dei bambini che – essendo prodotto da Netflix – è appena arrivato in sale selezionate e risulta quindi pressoché invisibile dopo il buon successo alla Festa del Cinema. Sempre nella categoria dei «film evento» già in sala vanno poi considerati: La valanga azzurra di Giovanni Veronesi, un documento unico dedicato alla favolosa stagione dei grandi sciatori italiani, il documentario d’arte National Gallery 200 di Phil Grabsky e Ali Ray proposta da Nexo; ma soprattutto Saturady Night di Jason Reitman che rievoca l’epopea eroica dello show che rivelò John Belushi e Dan Aykroyd con un cast giovanissimo e affiatato che annovera Gabriel LaBelle, Rachel Sennott, Cory Michael Smith, Ella Hunt, Dylan ÒBrien, Emily Fairn, Matt Wood. E vediamo invece cosa è da ieri in sala
VENOM: THE LAST DANCE di Kelly Marcel con Tom Hardy, Juno Temple, Chiwetel Ejiofor. A metà tra la parodia e il cinema dei supereroi, la nuova incarnazione Marvel di Tom Hardy nasce proprio dalla passione del divo per il suo personaggio. Il terzo episodio della saga vede Eddy e il simbionte che vive dentro di lui in fuga da tutti, specie da un’invasione di alieni con intenzioni tutt’altro che pacifiche. Al di là dalla qualità degli effetti speciali, è proprio il tono goliardico del copione a convincere.
200% LUPO di Alexs Stadermann. Il barboncino Freddy Lupin sogna da sempre di essere lupo tra i lupi, ma il branco proprio non ci crede e non gli porta il dovuto rispetto. Grazie a un inatteso sortilegio il cagnetto si veste del pelo di un lupo mannaro e crede così di poter diventare un vero leader; ma ignora che l’effetto collaterale della magia rischia di creare una collisione astrale letale per il pianeta. La vera scommessa del piccolo eroe a cartoon sarà dunque quella di salvare la terra.
GOODBYE JULIA di Mohamed Kordofani con Eiman Yousif, Siran Riak, Nazar Goma, Ger Duany, Issraa El-Kogali. Un sorprendente racconto che arriva dal cuore dimenticato del Sudan, ma ci parla con il linguaggio di un cinema moderno e affine alle nostre abitudini di spettatori. Mona è una stata una grande cantante pop che vive nel Sudan del Nord quando il paese è squassato dalla guerra civile con la parte meridionale del paese. Per errore la donna uccide un uomo del Sud e occulta le sue responsabilità credendo però di mettere a tacere i sensi di colpa assumendo la vedova, Julia, come colf e dando una casa alla famiglia che ha distrutto. Non sa che i fantasmi a volte ritornano, specie quando intorno a loro infuria la violenza. Un film importante e da non perdere.
THE DEAD DON’T HURT di e con Viggo Mortensen e con Vicky Krieps, Solly McLeod, Garret Dillahunt. Celebrato alla Festa del cinema come divo europeo che ha conquistato il cuore di Hollywood dopo Il Signore degli Anelli, Viggo Mortensen torna per la seconda volta alla regia con un western al femminile in controtendenza sia rispetto ai gusti attuali del pubblico che al tratteggio di un passaggio storico epocale come la Guerra di Secessione americana. Protagonista è la franco-canadese Vivienne che fa la fioraia a San Francisco, si innamora del falegname danese Holger e va a vivere con lui in Nevada. Allo scoppiare della guerra civile l’uomo parte con l’uniforme dei “nordisti”. Rimasta sola, la donna deve imparare a difendersi in un mondo di lupi, popolato da maschi senza scrupoli. Vedere l’appassionata ricostruzione d’epoca di Mortensen fa venire nostalgia per un genere antico come il western.