La rassegna dell’estate nell’anfiteatro di massa d’albe
Fedra, Medea e Ifigenia: le eroine del Festiv’Alba
MASSA D’ALBE. Fedra, Medea e Ifigenia: tre titoli di teatro greco saranno rappresentanti quest’estate ad Alba Fucens per l’8ª edizione di Festiv’Alba. Una rassegna nella rassegna che vedrà attori...
MASSA D’ALBE. Fedra, Medea e Ifigenia: tre titoli di teatro greco saranno rappresentanti quest’estate ad Alba Fucens per l’8ª edizione di Festiv’Alba. Una rassegna nella rassegna che vedrà attori come Andrea Tidona, Enrica Pistolesi e Laura Lattuada. Proprio quest’ultima, giovedì 1° agosto, sarà la protagonista di Fedra di Ghiannis Ritsos, spettacolo in prima esecuzione nazionale. La regia è di Alessandro Machìa in una produzione a cura della Compagnia Zerkalo di Roma. Scritto in esilio e terminato nel 1975, poco dopo la fine del regime dei Colonnelli, Fedra, appartenente alla raccolta denominata Quarta dimensione, è forse è uno dei testi più riusciti del grande poeta greco Ghiannis Ritsos; il più palpitante, a un tempo carnale e mistico, interpretato qui da una straordinaria Laura Lattuada. Ritsos, attraverso il meccanismo della confessio, riflette sul desiderio come oltranza e abisso, che confina con l’estasi; ma anche sul tempo, sulla bellezza del corpo come luogo del mistero, come tempio sacro, in una prossimità di amore e morte. Lunedì 5 agosto sarà la volta di Medea portata in scena dalla compagnia Teatro Studio di Grosseto con regia di Mario Fraschetti. Un testo elaborato attraverso l’eredità di autori come Apollonio Rodio, Euripide, Seneca e soprattutto Christa Wolf. Medea, un nome che etimologicamente significa “colei che consiglia”, una sacerdotessa-guaritrice che usa il sapere delle madri, un sapere che da Euripide in poi è fatto passare per pericolosa magia.
Il mito di Medea per due millenni è stato letto univocamente come la vicenda di una eroina che assolve fino all’ultimo il dettame divino della distruzione della stirpe di colui che commette una colpa fino a portarlo alla estrema tragica conseguenza di dar la morte ai propri figli. Ma scavando a ritroso nel tempo si trovano altre interpretazioni, altre Medea, altri svolgimenti della vicenda. Lo spettacolo del Teatro Studio non dà una rilettura del mito, ma grazie alla suggestione dell’opera di Christa Wolf, permette agli spettatori una interpretazione più complessa e soggettiva. Ifigenia in Aulide di Euripide andrà invece in scena giovedì 8 agosto, nella versione italiana di Fabrizio Sinisi. Tindona, attore Nastro d'Argento nel film La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, interpreta Agamennone sul palco Alessandra Fallucchi (Clitemnestra), Paolo Lorimer (Menelao), Roberto Turchetta (Achille), Carolina Vecchia (Ifigenia). Al coro ci saranno Lorenza Molina, Vanessa Guidolin, Nicole Mastroianni, Chiara Sciá. Anche in questo caso la regia di Alessandro Machìa. Ultima delle tragedie euripidee, rappresentata postuma nel 399 a.C. in un periodo di profonda crisi del modello della pòlis greca – di lì a poco ci sarebbe stata la disfatta di Atene contro Sparta e la fine di un modello politico e democratico – Ifigenia in Aulide è una tragedia ambigua in cui, come nell’Alcesti, si mette in scena un sacrificio e una morte che poi si riveleranno apparenti. Gli dèi di fatto non ci sono più, il tragico sembra franare: gli eroi in Euripide sono solo uomini lacerati, deboli, mutevoli che agiscono in base ai loro desideri e alle loro paure, lontani anni luce sia dal modello omerico che da quello eschileo. A dominare è la ragione strumentale e il discorso del potere. (fab.i.)
Il mito di Medea per due millenni è stato letto univocamente come la vicenda di una eroina che assolve fino all’ultimo il dettame divino della distruzione della stirpe di colui che commette una colpa fino a portarlo alla estrema tragica conseguenza di dar la morte ai propri figli. Ma scavando a ritroso nel tempo si trovano altre interpretazioni, altre Medea, altri svolgimenti della vicenda. Lo spettacolo del Teatro Studio non dà una rilettura del mito, ma grazie alla suggestione dell’opera di Christa Wolf, permette agli spettatori una interpretazione più complessa e soggettiva. Ifigenia in Aulide di Euripide andrà invece in scena giovedì 8 agosto, nella versione italiana di Fabrizio Sinisi. Tindona, attore Nastro d'Argento nel film La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, interpreta Agamennone sul palco Alessandra Fallucchi (Clitemnestra), Paolo Lorimer (Menelao), Roberto Turchetta (Achille), Carolina Vecchia (Ifigenia). Al coro ci saranno Lorenza Molina, Vanessa Guidolin, Nicole Mastroianni, Chiara Sciá. Anche in questo caso la regia di Alessandro Machìa. Ultima delle tragedie euripidee, rappresentata postuma nel 399 a.C. in un periodo di profonda crisi del modello della pòlis greca – di lì a poco ci sarebbe stata la disfatta di Atene contro Sparta e la fine di un modello politico e democratico – Ifigenia in Aulide è una tragedia ambigua in cui, come nell’Alcesti, si mette in scena un sacrificio e una morte che poi si riveleranno apparenti. Gli dèi di fatto non ci sono più, il tragico sembra franare: gli eroi in Euripide sono solo uomini lacerati, deboli, mutevoli che agiscono in base ai loro desideri e alle loro paure, lontani anni luce sia dal modello omerico che da quello eschileo. A dominare è la ragione strumentale e il discorso del potere. (fab.i.)