I migliori jazzisti dall’Abruzzo con Martegiani e il suo Calvino Esce “La luna vista dalla luna”
TERAMO. Dai racconti fantastici di Calvino raccolti nelle “Cosmicomiche” prende ispirazione il nuovo disco di Alessia Martegiani “La luna vista dalla luna”, da oggi sulle piattaforme digitali per l’et...
TERAMO. Dai racconti fantastici di Calvino raccolti nelle “Cosmicomiche” prende ispirazione il nuovo disco di Alessia Martegiani “La luna vista dalla luna”, da oggi sulle piattaforme digitali per l’etichetta MusiCab-Musical Production. Cantante e autrice, bella voce della scena jazz e non solo, la musicista abruzzese propone dieci brani dalle variegate sonorità, tra sperimentazioni free jazz, chanson, bossanova, choro. Al disco hanno collaborato musicisti di valore nazionale: Massimiliano Coclite, Fabrizio Mandolini, Pietro Pancella, Bruno Marcozzi, Ivan D’Antonio. Album elegante dalle sonorità morbide in cui la voce di Martegiani, anche in intensi recitativi, dialoga con gli strumenti, “La luna vista dalla luna” dopo l’intro “Notturno” nel brano “La notte dopo” riflette sulla natura mutevole dei ricordi, mentre il successivo “Andromeda” è uno choro obliquo in cui l'artista montoriese, che in Brasile ha collaborato con grossi musicisti, è a suo agio. Nel liquido e sperimentale “Resta solo acqua” il recitativo evoca gli elementi naturali, soli protagonisti della vita del cosmo. Altre atmosfere, elegiache e oniriche, in “Vuggevise”, nato dal lutto per la morte del padre, mentre la title song (ispirata al primo racconto de “Le cosmicomiche”, “La distanza della luna") è un viaggio visionario sulla luna ante gravità. “Orione” rinuncia al “peso” della parola in una richiesta di leggerezza, categoria calviniana. In “Il tempo è fermo” l’autrice si vede su un aereo in volo su una città illuminata, impegnata a bloccare mentalmente lo scorrere del tempo per dominare l’inquietudine. Il vivace “Terra” rielabora un altro racconto delle “Cosmicomiche”, mentre nell’outro “Notturno” le domande si sciolgono e le risposte perdono senso nella pacificazione del sogno e della speranza. La musicista descrive così il disco: «Il progetto nasce come tentativo di superare una fase di forzata solitudine, dovuta al lockdown, addii e perdite. In quel periodo ho ripreso in mano, con rinnovata partecipazione, “Le cosmicomiche” e ho cominciato a scrivere musica che risuonasse in me come i racconti che stavo leggendo. Ho voluto raccontare storie che parlassero di mondi e memorie possibili, di luoghi per nascondersi e rinascere. Ho registrato a casa mia per godere della giusta intimità e restare ancorati a un senso di autenticità, non avendo la possibilità di ritoccare, risuonare, rieditare». (afu)