Ian Anderson: «Al Pescara Jazz con i Jethro Tull sarà come guidare una Ferrari a Monza»
PESCARA. Il flauto magico di Ian Anderson torna a incantare il teatro d'Annunzio in un concerto di mezza estate. Lunedì 31 luglio, in occasione di uno degli appuntamenti più attesi – organizzazione...
PESCARA. Il flauto magico di Ian Anderson torna a incantare il teatro d'Annunzio in un concerto di mezza estate. Lunedì 31 luglio, in occasione di uno degli appuntamenti più attesi – organizzazione Best Eventi – di Pescara Jazz, il musicista britannico suonerà con i suoi Jethro Tull alcuni dei brani più significativi della loro discografia decennale, dai dischi di inizio carriera a RökFlöte, il 23° album uscito lo scorso aprile. Un progetto che continua a macinare chilometri e date, stagione dopo stagione. I Tull registrarono e pubblicarono il loro primo album, This Was, alla fine degli anni Sessanta, con la formazione originale con Anderson, Cornick, Bunker e Abrahams. Dopo la sostituzione di Mick Abrahams con Martin Barre, altri 30 musicisti si sono avvicendati nelle file del gruppo, lasciando inalterato un marchio che sopravvive e dura nel tempo.
Anderson, è dalla memorabile partecipazione a Sunsbury che la sua band ha una forte connessione con festival di jazz e blues.
Questo aspetto rappresenta esattamente ciò che mi ha avvicinato alla musica. Ero affascinato dal suono di diverse culture e regioni. Il blues ha fatto un po’ da porta d’accesso per imparare a suonare uno strumento e per iniziare a capire come fare improvvisazione. Ma poi, con Stand Up nel 1969, ho introdotto elementi di musica classica e folk di diverse provenienze. Per me la commistione di generi è importante ma so che molte persone vogliono qualcosa di più immediato e puro come esperienza musicale. Per questo faccio riferimento al blues, al country, al jazz degli anni '50. Mi piace mescolare tutto e trovare una forma ibrida che soddisfi i miei gusti e le mie pulsioni creative.
Cosa si atttende da un festival come Pescara Jazz?
I festival dalle line up articolate non rientrano tra le mie preferenze. Troppo rumore e troppe persone dietro le quinte. Preferisco, come nel caso di Pescara, le kermesse fatte da una serie di concerti individuali. Per la verità, sono troppo preso dall’esecuzione per badare all’ambiente esterno. Ho bisogno di concentrazione totale, come quella che serve per guidare una Ferrari a Monza. Sul palco, non c'è tempo per guardarsi in giro, intrattenersi con i fan o bere una birra.
Quali aspettative ha il vostro pubblico, anche sulla base dei vostri ultimi album?
Ancora di più di quello che abbiamo sempre fatto. La continuità nel mantenere uno stile e un equilibrio attento delle influenze. Presenteremo un po' di musica tratta dalle produzioni di tutti i tempi. Naturalmente, il corso della musica è in continua evoluzione, ma posso guardare indietro, vedere dove sono stato e poi voltarmi a guardare di nuovo l’orizzonte e pensare a cosa verrà dopo.
Messi da parte i riferimenti biblici di The Zealot Gene (2022), proponete ora con RökFlöte le suggestioni pagane della mitologia norrena.
The Zealot Gene è stato interamente scritto nel 2017, ma solo4 canzoni sono state completate quell’anno. Il resto della registrazione, del missaggio e del mastering ha dovuto aspettare fino al 2021 a causa della pandemia e delle relative restrizioni. Ho iniziato a lavorare sull'album RökFlöte a gennaio 2022 e abbiamo fatto le registrazioni durante il primo semestre dell'anno, tra un concerto e l’altro. Mi piace rispettare la scadenze. La pressione mi fa bene. Non bisogna impigrirsi con l'età.
Come si è evluto il suo modo di suonare il flauto negli anni?
Sono completamente autodidatta, quindi nei primi 20 anni ho fatto i conti con vari errori da principiante! Dagli anni Novanta ho iniziato a suonare flauti di migliore qualità. Cerco di replicare il mio “vecchio” modo di suonare, ma utilizzando le diteggiature corrette e le tecniche insieme alle migliorìe che ho apportato negli ultimi 30 anni. Non sono un esperto rispetto ai grandi flautisti classici come il mio amico Andrea Griminelli, ma ho un senso ritmico naturale per la musica e alcune capacità di esecuzione che mi fanno sembrare migliore di quello che sono realmente.
E il futuro cosa riserva? nuove registrazioni da solo o con i Jethro Tull?
Ho l'intenzione di registrare il prossimo album tra gennaio e febbraio per pubblicarlo nell’ottobre 2024. Il resto lo scoprirete con calma.
Anderson, è dalla memorabile partecipazione a Sunsbury che la sua band ha una forte connessione con festival di jazz e blues.
Questo aspetto rappresenta esattamente ciò che mi ha avvicinato alla musica. Ero affascinato dal suono di diverse culture e regioni. Il blues ha fatto un po’ da porta d’accesso per imparare a suonare uno strumento e per iniziare a capire come fare improvvisazione. Ma poi, con Stand Up nel 1969, ho introdotto elementi di musica classica e folk di diverse provenienze. Per me la commistione di generi è importante ma so che molte persone vogliono qualcosa di più immediato e puro come esperienza musicale. Per questo faccio riferimento al blues, al country, al jazz degli anni '50. Mi piace mescolare tutto e trovare una forma ibrida che soddisfi i miei gusti e le mie pulsioni creative.
Cosa si atttende da un festival come Pescara Jazz?
I festival dalle line up articolate non rientrano tra le mie preferenze. Troppo rumore e troppe persone dietro le quinte. Preferisco, come nel caso di Pescara, le kermesse fatte da una serie di concerti individuali. Per la verità, sono troppo preso dall’esecuzione per badare all’ambiente esterno. Ho bisogno di concentrazione totale, come quella che serve per guidare una Ferrari a Monza. Sul palco, non c'è tempo per guardarsi in giro, intrattenersi con i fan o bere una birra.
Quali aspettative ha il vostro pubblico, anche sulla base dei vostri ultimi album?
Ancora di più di quello che abbiamo sempre fatto. La continuità nel mantenere uno stile e un equilibrio attento delle influenze. Presenteremo un po' di musica tratta dalle produzioni di tutti i tempi. Naturalmente, il corso della musica è in continua evoluzione, ma posso guardare indietro, vedere dove sono stato e poi voltarmi a guardare di nuovo l’orizzonte e pensare a cosa verrà dopo.
Messi da parte i riferimenti biblici di The Zealot Gene (2022), proponete ora con RökFlöte le suggestioni pagane della mitologia norrena.
The Zealot Gene è stato interamente scritto nel 2017, ma solo4 canzoni sono state completate quell’anno. Il resto della registrazione, del missaggio e del mastering ha dovuto aspettare fino al 2021 a causa della pandemia e delle relative restrizioni. Ho iniziato a lavorare sull'album RökFlöte a gennaio 2022 e abbiamo fatto le registrazioni durante il primo semestre dell'anno, tra un concerto e l’altro. Mi piace rispettare la scadenze. La pressione mi fa bene. Non bisogna impigrirsi con l'età.
Come si è evluto il suo modo di suonare il flauto negli anni?
Sono completamente autodidatta, quindi nei primi 20 anni ho fatto i conti con vari errori da principiante! Dagli anni Novanta ho iniziato a suonare flauti di migliore qualità. Cerco di replicare il mio “vecchio” modo di suonare, ma utilizzando le diteggiature corrette e le tecniche insieme alle migliorìe che ho apportato negli ultimi 30 anni. Non sono un esperto rispetto ai grandi flautisti classici come il mio amico Andrea Griminelli, ma ho un senso ritmico naturale per la musica e alcune capacità di esecuzione che mi fanno sembrare migliore di quello che sono realmente.
E il futuro cosa riserva? nuove registrazioni da solo o con i Jethro Tull?
Ho l'intenzione di registrare il prossimo album tra gennaio e febbraio per pubblicarlo nell’ottobre 2024. Il resto lo scoprirete con calma.