Il Fidanza Jazz Combo e lo swing italiano di Otto
TERAMO. “Birimbo birambo”, “Ho un sassolino nella scarpa”, “Mamma, voglio anch’io la fidanzata”, “No Jazz” e altre trascinanti canzoni swing di Natalino Otto sono riproposte dal Fidanza Jazz Combo in...
TERAMO. “Birimbo birambo”, “Ho un sassolino nella scarpa”, “Mamma, voglio anch’io la fidanzata”, “No Jazz” e altre trascinanti canzoni swing di Natalino Otto sono riproposte dal Fidanza Jazz Combo in un godibilissimo album. È un tributo al “re del ritmo” e alla sua ironia scanzonata il nuovo disco del duo teramano dal titolo “No Jazz. Omaggio a Natalino Otto”, pubblicato il 4 ottobre, a 55 anni dalla scomparsa del pioniere dello swing e del jazz italiani, incrociando anche l’altra ricorrenza del centenario della radio italiana.
Il duo formato da Fabio Fidanza (voce, chitarra, fiati vocali) e Dario Di Giammartino (batteria) ha inciso nell’album 15 canzoni estratte dal vastissimo repertorio di Natalino Otto, concretizzando un importante progetto discografico grazie anche a Silvia Codognotto Sandon, figlia di Natalino Otto e Flo Sandon’s (pseudonimo di Mammola Sandon), cantante di successo che nel 1955 sposò il “Sinatra italiano”. Natale Codognotto (Cogoleto, 24 dicembre 1912 – Milano, 4 ottobre 1969), in arte Natalino Otto, cantante, batterista e produttore discografico, è stato il brillante iniziatore del genere swing in Italia, ma frequentò anche jazz e musica leggera. Fu autore prolifico, che arrivò a incidere oltre tremila canzoni. L’amore per il ritmo sincopato gli venne dal soggiorno negli Stati Uniti negli anni dell’adolescenza e giovinezza: dopo inizi musicali a Genova come batterista, nel 1928 a 16 anni si imbarcò sul transatlantico Conte di Savoia come batterista di bordo, adottando subito il nome d’arte Natalino Otto. Sette anni dopo a New York conobbe Gene Krupa, batterista di primo piano dell’Età del jazz (che gli procurò una scrittura con una stazione radiofonica italo-americana) e fece amicizia con Joe Venuti, che gli propose di trasferirsi in America. Ma Natalino, dopo aver attraversato l’Atlantico 38 volte, decise di tornare definitivamente a Genova. In Italia iniziò a suonare con diverse orchestre, ma l’incontro decisivo fu col maestro Gorni Kramer e la sua orchestra, inizio di un lungo sodalizio basato sul repertorio jazz. Ostracizzati dall’Eiar negli anni del fascismo proprio per quel repertorio americano, Kramer e Otto riempivano però i teatri, anche all’estero. Nel dopoguerra Natalino potette finalmente godersi il successo: tantissimi dischi venduti, cinque partecipazioni al Festival di Sanremo, la collaborazione con il Quartetto Cetra, l’avvio della carriera di editore discografico, un suo complesso, di cui facevano parte grossi jazzisti come Franco Cerri ed Enrico Intra.
Il disco “No Jazz. Omaggio a Natalino Otto” fa rivivere la musica di un grande autore e cantante, riferimento stilistico per tanti interpreti e orchestre. Fabio Fidanza a proposito del nuovo album dichiara: «A un certo punto mi chiesi chi fossero i nostri Frank Sinatra, Count Basie, Nat King Cole, Duke Ellington. E la ricerca mi portò presto a scoprire Natalino Otto, Gorni Kramer, Pippo Barzizza e gli altri pionieri dello Swing in Italia. Quando ho ascoltato per la prima volta i brani di Natalino Otto mi è parso di ripercorrere una strada nota: forse non ne avevo una memoria nitida, ma quei pezzi mi erano familiari. Li avevo forse ascoltati da piccolo, e certamente toccavano dei tasti della mia storia musicale, segnando la direzione della mia ricerca artistica». (afu)