«La musica unisce e ci dà la forza  di guardare oltre» 

Il violoncellista aquilano racconta la sua clausura «Questo è il tempo della contemplazione»

L’AQUILA. Strana gente i violoncellisti. Da tutto il mondo hanno deciso di riempire il loro tempo ritrovandosi sui social per dare linfa al cosiddetto #Popperchallenge. Uno confronto virtuale - a distanza - lanciato da professionisti come Joshua Roman e ispirato alle composizioni del boemo David Popper (Praga 1843 - Baden 1913), non solo uno dei virtuosi più importanti del suo tempo, ma anche un autore capace di arricchire la letteratura sul violoncello di un certo numero di composizioni accattivanti, tra cui quattro concerti, molti studi e un certo numero di pezzi da camera.
Il progetto legato a Popper era nato da un po', ma questo isolamento forzato ha spinto moltissimi a rilanciarlo. Tra i primi italiani a essere coinvolti c'è Giuliano De Angelis, aquilano, che ha calcato i più ambiti palcoscenici mondiali e si è esibito come solista con alcune orchestre tra le più prestigiose del panorama nazionale e internazionale. Tuttavia, nonostante i suoi impegni, trascorreva prima (e trascorre ora giocoforza) molto tempo a casa da dedicare allo studio dello strumento. La figlia Bianca ha solo sedici mesi e c’è tutto il tempo di giocare con la piccola mentre si metabolizzano gli spartiti. Utilizzare questo tempo per «riscoprire l’umanità che la quotidianità ci mette sotto al tappeto». Questa la sua ricetta per affrontare i giorni di quarantena. Il Centro ha chiesto a lui qualche consiglio su come impiegare questo tempo tra suggestioni musicali e indicazioni di ascolto. «Non mi limito solo alla musica classica», sottolinea De Angelis, «perché c'è tempo e modo per ampliare il repertorio, spaziando da un genere all'altro. La musica unisce, dà speranza, ci dà la forza di guardare avanti, di guardare oltre. Comunque, pensando al mio strumento, ci tengo a consigliare a tutti un simbolo del violoncello tricolore, Mario Brunello che in questi giorni sta proponendo in streaming lezioni e ascolti. Ogni mattina lo seguo volentieri. Non voglio poi perdere l'occasione di rispolverare i miei vecchi spartiti del conservatorio. C'è tanto da studiare, tanto da potenziare. Do io stesso delle videolezioni, quando posso».
Ha altri generi musicali nel cuore?
Il jazz, ad esempio. Che considero una bandiera alla libertà di espressione, qualcosa che fa bene a livello individuale e a livello di comunità. Un senso di comune unione che la società rischia di perdere a causa delle forti tentazioni individualistiche.
Questi giorni ci consegnano notizie tragiche su molti fronti. Non è sempre facile gestire la paura. In che modo la musica può venirci in soccorso?
Nella piccola e modesta esperienza della mia vita, tutti i passaggi più bui e difficili sono stati il terreno entro il quale sono germogliate le cose più belle. Questo momento così delicato può offrirci delle occasioni per scendere in profondità e riscoprire un senso nuovo di guardare le cose. La resistenza presuppone un difficile punto di partenza e, in questo momento, stiamo vivendo uno dei periodi più bui della storia dell’umanità con il pianeta intero coinvolto. Ma non perdiamoci d’animo, riscopriamo le nostre passioni, i nostri affetti, noi stessi.
Quale lezione possiamo trarre?
Questa convivenza ci obbliga a ritrovare il senso della condivisione e dell’appartenenza, del contatto con i familiari che non possiamo più tenere a distanza di sicurezza. Non solo, è anche un tempo che possiamo prendere tutto per noi. Tempo di fare bilanci, tempo di capire cosa ci piace della vita e cosa vorremmo cambiare. Il tempo della contemplazione e dello stare. Possiamo interrogarci e capire quale direzione prendere una volta che si ritornerà a vivere nel modo in cui siamo stati abituati. Ovviamente, L'Aquila ha già conosciuto, undici anni fa, una fase difficile che ha visto la città cadere e rinascere. Anche il periodo del post terremoto è stato per molti occasione di riflessione profonda.
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