Lo chef Bottura: con l’Abruzzo e Beuys vedo l’invisibile

12 Luglio 2017

Amore a prima vista tra Massimo Bottura e l'Abruzzo. Prima una serata di beneficenza e poi alla mostra a Bolognano: «Un cuoco senza cultura è solo uno spadellatore»

CIVITELLA DEL TRONTO. Sembra essere amore a prima vista quello tra Massimo Bottura e l'Abruzzo, tanto è stata sentita la partecipazione del grande chef alla serata di beneficienza e cultura di cui è stato protagonista, venerdì scorso, nella Fortezza di Civitella del Tronto. Un evento, a sostegno delle attività dell'associazione Agave Onlus, organizzato dal ristoratore Daniele Zunica con la propria brigata di cucina guidata dallo chef Sabatino Lattanzi e da Gino Natoni che con i ragazzi dell'Agave ha animato un appuntamento magico e solidale.
Abruzzo vuol dire tanto nel pensiero e nella quotidianità dello chef e patron dell'Osteria Francescana di Modena – tre stelle Michelin e un primo posto della World 50 best restaurant list – come ha ricordato lui stesso durante la cena-evento in Fortezza, con ospiti d'eccezione come Mark Kostabi, Lucrezia De Domizio Durini, Tony Esposito, Mariano Moroni e altri ancora.
«Il mio secondo in cucina, Davide Di Fabio, è di Bellante e ha contribuito tanto a farmi conoscere e visitare questa regione», ha detto Bottura. «E poi in Abruzzo ci sono i luoghi di Joseph Beuys, un artista fondamentale per me e per la mia creatività».

Massimo Bottura ha anticipato infatti la sua visita in regione per poter conoscere la baronessa Durini e visitare Bolognano. «Beuys lo chiamava il paese della cultura nella natura come mi ha spiegato Lucrezia De Domizio, una persona straordinaria che ha avuto il merito di portare Beuys in terra abruzzese» afferma Bottura che si è soffermato in particolare nello Studio di Beuys e nell'Ipogeo della famosa Piantagione Paradise. La visita alla cucina di Palazzo Durini, poi, con i lavori di Beuys incentrati sull'alimentazione, ha incuriosito molto Bottura. «Ho scoperto che Beuys, così come Buby Durini, aveva una passione per la cucina, e la stessa Lucrezia ha curato il volume di Beuys "The Art of Cooking"» osserva il grande chef.
«Di incontri se ne fanno a centinaia, poi arriva quello con la "i" maiuscola sia a livello personale che culturale: il maestro Bottura non è solo un grande della cucina, ha una creatività sensibile per l'arte e per il pensiero beuysiano» commenta Lucrezia Durini. «Un cuoco senza cultura d'altronde è solo uno spadellatore», aggiunge Bottura, «e uno chef famoso non può non porsi il problema della propria responsabilità culturale. Perché se ha cultura crea ricette che possono diventare gesti sociali e andare fuori dalla tavola per abbracciare le emergenze della società, dell'umanità. Come ho fatto per il terremoto dell'Emilia o con il refettorio di Rio de Janeiro: trasferisco la mia immagine usandola per raccogliere denaro e aiutare gli altri» prosegue Massimo Bottura. «Ecco, la persona che mi ha permesso di ragionare in questo modo è proprio Joseph Beuys, leggere il suo pensiero e riflettere sulla sua opera sono cose che mi hanno condizionato in maniera incredibile sullo sviluppo della mia cucina, fin dagli inizi. Beuys con la sua Difesa della Natura, che è anche una difesa della biodiversità, mi ha reso visibile l'invisibile».
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