ESTATE
Lundini show a Pescara: «Vengo a improvvisare nella terra di ’Nduccio»
Alle 21 al teatro D'Annunzio lo stralunato comico seguito in tv anche da Benigni sul palco con i VazzaNikki tra canzoni e monologhi
PESCARA. Dopo il successo con lo spettacolo “Il Mansplaining spiegato a mia figlia” e la scoppiettante partecipazione al Primo Maggio a Roma, Valerio Lundini porta dal vivo il suo show in musica con la band i VazzaNikki, presenza fissa a “Una pezza di Lundini” con influenze swing, rockabilly e surf, che accompagna la sua carriera live da più di dieci anni. Le canzoni sono alternate a gag e momenti di improvvisazione e interazione col pubblico. Appuntamento mercoledì 24 agosto alle 21 al Teatro D’Annunzio di Pescara. Organizzazione Best Eventi.
Lundini, lo scorso anno “Il mansplaining spiegato a mia figlia”, ora “Il primo tour dopo il drammatico scioglimento”. La fantasia nei titoli non le manca. L’altra volta era un “titolo volante, atterrato al posto giusto, al momento giusto”. Come ce lo spiega questo stavolta?
Questa volta sentivo ancora meno l’esigenza di un titolo, perché fondamentalmente si tratta di un tour con la band e già averci scritto “Valerio Lundini & i VazzaNikki” mi sembrava parecchio lungo e impegnativo. Poi, siccome mi sto piegando alle regole della comunicazione, ho pensato a un titolo e mi è venuto questo. Non c’è stato nessuno scioglimento, siamo sempre stati una band troppo pigra per scioglierci (è una cosa che implica un sacco di chiacchiere, discussioni, cene e via dicendo).
Cosa c’è da aspettarsi a livello scenico e a livello musicale?
A differenza del mio spettacolo da solo (che voglio dare per scontato che tutti abbiano visto, vero?) qui c’è molta più improvvisazione: è meno studiato al metronomo. Suoniamo, interagiamo tra di noi, anche qui nella terra di ’Nduccio. Veniamo da una gavetta di più di 13 anni dove c’è capitato di suonare davanti a qualsiasi tipo di pubblico, da quelli che volevano vederci e sentirci a quelli che capitavano casualmente di fronte a una band che suonava mentre loro mangiavano gli antipasti a un matrimonio. Quindi è uno show dove qualunque imprevisto per noi è uno spunto per rendere lo spettacolo diverso dalla volta prima. Ci sono tante canzoni, tante parti parlate e non è uno spettacolo dove quando presentiamo un pezzo la gente ci grida “suonate!!!” perché spesso è più divertente l’intro che il brano stesso.
Nonsense, rock’n’roll, rockabilly e ironia: come si trova sul palco con i Vazzanikki?
Totalmente a mio agio. Mi sono sempre divertito a suonare, forse prima ancora più di adesso perché ora che la gente un po’ mi conosce c’è una certa aspettativa. Però la cosa bella del suonare con una band è che qualunque sia la risposta del pubblico, sai sempre che almeno altre 5 persone sul palco stanno vivendo quel momento con te, quindi se ti lanciano gli ortaggi possono anche mirare ad altri elementi del gruppo.
Pezzi originali o cover?
In questo tour sono quasi solo brani originai tranne forse il brano di chiusura che è “Shout” degli Isley Brothers.
Ci parli del suo “Era meglio il libro”, entrato tra i bestseller nel giro di poco.
Quel libro mi piace più adesso che l’ho scritto e finito che mentre lo scrivevo. Un insieme di racconti surreali e non. Ora ne sto scrivendo un altro che spero sia meglio. Poi boh, magari penserò che è peggio ma mi diranno che è meglio. Non si capisce mai. Con i libri, a differenza che con la tv o col teatro, è difficile ricevere tanti feedback perché molti (tipo me) li comprano e poi non li leggono. Comunque quando qualcuno mi parla del libro e dei suoi racconti sono sempre particolarmente contento e interessato.
“Una pezza di Lundini” ha macinato tante puntate quest’anno. In particolare quella con Benigni, arrivato però a mezzanotte e senza preavviso. Ora?
Beh, come hai detto tu, ha macinato tante puntate (per l’esattezza 52 in tutte e tre le stagioni) quindi secondo me è saggio fermarsi. Sicuramente tornerò (spero) a fare qualcosa in t,v ma voglio prima assicurarmi che non sia una minestra riscaldata. Il rischio di continuare con la Pezza era che poi diventasse un programma come tutti gli altri.