Quell’avventurosa storia del Montepulciano d’Abruzzo 

Oggi al Vinitaly la presentazione di un volume curato da Giorgio D’Orazio Le cronache del vitigno e del vino attraverso preziosi materiali d’archivio

Dopo le celebrazioni per i 50 anni dalla istituzione della Doc Montepulciano d’Abruzzo, il Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo ha dato alle stampe un piccolo volume ricco di contenuti, spesso inediti, sulla storia del vitigno principe abruzzese e sulla nascita e affermazione del suo principale vino doc: “Montepulciano d’Abruzzo. I primi 50 anni di un grande vino italiano”, che sarà presentato oggi pomeriggio alle 16, nello Spazio Abruzzo nel Padiglione 12 del Vinitaly a Verona, dall’autore assieme al presidente de Consorzio Valentino Di Campli e all’assessore regionale alla Agricoltura Emanuele Imprudente, assieme ad alcune personalità del mondo produttivo e istituzionale.
Il volume, affidato alle cure del giornalista Giorgio D’Orazio, con il contributo tecnico di Giuseppe Cavaliere e Nicola Dragani, è stato redatto sulla base di testimonianze e documenti, nonché di bibliografia fondamentale come i testi del professor Franco Cercone, e in modo sintetico, agevole e divulgativo racconta la storia e le cronache di questo vitigno e di questo vino, avvalendosi di materiali fondamentali - come quelli delle famiglie Valentini e Arlini - fornendo al lettore una aggiornata visione sulle origini e gli sviluppi territoriali del Montepulciano d’Abruzzo, un nuovo tassello nel racconto di questo vino diventato anche opera d’arte come dimostra l’appendice dedicata al capolavoro di Joseph Beuys.
Il libro affronta la storia del Montepulciano dalle origini, ovvero dall’acquisizione del Marchesato di Capestrano e della Baronia di Carapelle da parte dei Medici che, nel ‘500, attraverso il loro locale governatore degli Stati Medicei abruzzesi, diede un nuovo fondamentale impulso alla vitivinicoltura nella Valle del Tirino con varietà provenienti dalla Toscana, ma presto acclimatatesi in Abruzzo dove trovarono una propria precisa identità ampelografica, ben distinta dal Sangiovese, e che solo nel nome richiamava una remota origine, quale prima provenienza geografica, nell’agro poliziano.
Grazie ai commerci fra L’Aquila e Sulmona della potente famiglia fiorentina dei Bardi, questo vitigno - il Montepulciano Cordisco, derivante dall’antico vitigno Averusto, che sembra riconducibile all’uva labrusca citata in fonti del passato - incantò la nobiltà della Valle Peligna, dove prosperò, e nel Settecento, grazie ai marchesi Mazzara che acquisirono il feudo di Torre de’ Passeri, si impose come mai nella storia in Casauria e da lì, nel corso dell’Ottocento e del Novecento, in tutto Abruzzo, dalla montagna alle coste dell’Adriatico.
Autonoma e peculiare rispetto a questa ricostruzione storica è invece la diffusione, sempre in secoli passati, de vitigno nell’agro di Atri e nel Teramano, dove non è un caso se venne etichettata la prima bottiglia con il nome di Montepulciano, nel 1912, ad opera del gentiluomo e produttore Lodovico Arlini.
Fu suo nipote Massimo, responsabile de settore vino di Federconsorzi, a presiedere anni e anni dopo la commissione Montepulciano d’Abruzzo per l’ottenimento della Doc, una gestazione lunga alcuni anni, durante i quali tutte le provincie abruzzesi diedero il proprio contributo autonomo, con personaggi di spicco come il produttore Edoardo Valentini, la cui famiglia produceva vino dal Seicento, che fornì anche i vini Montepulciano d’Abruzzo 1958 e 1962 utili al riconoscimento della Doc, come l’enologo Carmine Festa e il produttore teramano Giuseppe Savini che redasse la relazione storica per la Doc.
Di tutte queste origini e di tutta questa gestazione racconta il libro curato da D’Orazio, arricchito da foto e documenti d’epoca, dagli scritti di Cavaliere sull’evoluzione del disciplinare e di Dragani sulle prime analisi chimiche e ricerche scientifiche sulle espressioni della varietà Montepulciano d’Abruzzo Doc. Un volume rapido che con piglio giornalistico presenta cronaca e storia de più importante vino abruzzese, soffermandosi fra l’altro nell’appendice dedicata al rapporto fra vino e arte, ovvero fra il Montepulciano d’Abruzzo de barone Buby Durini di Bolognano e l’opera Vino F.I.U. di Joseph Beuys. Il grande artista che scelse come materiale per questo suo lavoro degli anni ‘80 proprio il vino principe d’Abruzzo, creandovi un’opera e un multiplo d’arte che sono stati e sono esposti in tutti i Paesi del mondo.
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