il comico presenta “Che Paese è il mio Paese”
Re Battista al castello di Celano: «Scoprirete un Maurizio diverso»
CELANO. «Non chiedetemi di fare uno spettacolo uguale a quello della sera prima, perché tante battute che porto in scena neanche le ricordo». Maurizio Battista arriva questa sera (ore 21.15) al...
CELANO. «Non chiedetemi di fare uno spettacolo uguale a quello della sera prima, perché tante battute che porto in scena neanche le ricordo». Maurizio Battista arriva questa sera (ore 21.15) al castello Piccolomini di Celano, per intrattenere il pubblico sostanzialmente su una domanda: «La nostra bella Italia è ancora il Paese dei santi, dei poeti e dei navigatori?». La risposta è diversa ogni sera, perché di cose da raccontare ce ne sono, anche se si pensa solamente a questo ultimo anno e mezzo che ci siamo lasciati alle spalle. Tutto questo è “Che Paese è il mio Paese”, lo spettacolo che il comico romano porta in giro per la Penisola fino all’11 settembre.
Si parla di quello che è successo ma anche di come è stato metabolizzato: qualcuno è stato temprato da questo periodo così complesso, qualcun altro ne è uscito distrutto. In ogni caso il risultato è stato un profondo cambiamento negli usi e nei costumi degli italiani (e non solo per i pugni o le gomitate che ci si scambia nel salutarci). Nel suo nuovo spettacolo teatrale, Battista prova a far luce sui recenti usi e costumi degli Italiani. Attraverso la sua esilarante comicità e il suo sguardo attento e scrupoloso, Battista analizza le contraddizioni, le incoerenze, le mode e le abitudini. «Sarà una festa tra amici con un caro amico», spiega. «Le risate servono sempre e non guastano mai, anche se in quest’anno e mezzo c’è stato veramente poco da ridere… Adesso, però non ci resta che recuperare, scaliamo la marcia e andiamo avanti, sperando che tutto vada meglio».
Lo spettacolo, scritto da Battista con la collaborazione di Vittorio Rombolà, Alberto Farina e Gianluca Giugliarelli, evidenzia le tipicità, in continua evoluzione, che contraddistinguono il nostro Stivale, rendendolo un “posto” stravagante e bizzarro, ma – anche per questo – unico al mondo. Una serata targata Isolani spettacoli, in collaborazione con il Comune di Celano. Battista è al lavoro per uno spettacolo Timecode in uscita nei prossimi mesi. Presto anche una serie tv: “Quattro misteri & un funerale”.
Battista, come si propone in scena questa sera?
Gli spettatori troveranno un Maurizio molto diverso, ancora più invecchiato di quanto fosse prima, con una certa quantità di tristezza in più, perché il Covid l’abbiamo avuto tutti in famiglia e di conseguenza anche con una maggiore coscienza: ma forse ora rideremo di più e meglio.
Metterà al centro del suo spettacolo la sua esperienza personale con il virus?
Nei miei spettacoli porto sempre in scena le mie esperienze personali. Anche a partire da esperienze poco significative, come l’installazione del decoder di Tim Vision, un’esperienza a tratti “mistica”. Ossia, al negozio te la fanno facile, dicendo che a installarlo può riuscirci anche un bambino, oppure un anziano. Poi magari apri la scatola con il kit e scopri che il bambino è Harry Potter e l’anziano è Albert Einstein. Ad ogni modo nella prima delle due ore dello show si parla di Coronavirus.
Che taglio dà al racconto della pandemia?
Parlo dell’impatto sulle abitudini degli italiani, a partire dalle tante tragicomiche contraddizioni emerse nell’ultimo periodo. Cerco di dare spunti, ma senza rinunciare all’ironia. La gente viene da me per distendersi.
E poi come prosegue lo spettacolo?
Cerco di leggere il pubblico, capire le richieste degli spettatori. C’è chi richiede espressamente qualcosa del repertorio. Un po’ vado a braccio ma sempre nel tentativo di ascoltare chi ho davanti, ci vuole del talento per farlo. Negli anni ho cercato di affinare la tecnica, anche fare un’intervista telefonica fino a qualche tempo fa costituiva una sfida.
Cosa le viene in mente se le dico Abruzzo?
Penso alle tante volte che ho sciato a Ovindoli, ma anche alle giornate che ho passato nella frazione di Illica di Accumoli, nella provincia di Rieti ma al confine con questa regione. Una frazione colpita duramente dal terremoto del centro Italia.
Si parla di quello che è successo ma anche di come è stato metabolizzato: qualcuno è stato temprato da questo periodo così complesso, qualcun altro ne è uscito distrutto. In ogni caso il risultato è stato un profondo cambiamento negli usi e nei costumi degli italiani (e non solo per i pugni o le gomitate che ci si scambia nel salutarci). Nel suo nuovo spettacolo teatrale, Battista prova a far luce sui recenti usi e costumi degli Italiani. Attraverso la sua esilarante comicità e il suo sguardo attento e scrupoloso, Battista analizza le contraddizioni, le incoerenze, le mode e le abitudini. «Sarà una festa tra amici con un caro amico», spiega. «Le risate servono sempre e non guastano mai, anche se in quest’anno e mezzo c’è stato veramente poco da ridere… Adesso, però non ci resta che recuperare, scaliamo la marcia e andiamo avanti, sperando che tutto vada meglio».
Lo spettacolo, scritto da Battista con la collaborazione di Vittorio Rombolà, Alberto Farina e Gianluca Giugliarelli, evidenzia le tipicità, in continua evoluzione, che contraddistinguono il nostro Stivale, rendendolo un “posto” stravagante e bizzarro, ma – anche per questo – unico al mondo. Una serata targata Isolani spettacoli, in collaborazione con il Comune di Celano. Battista è al lavoro per uno spettacolo Timecode in uscita nei prossimi mesi. Presto anche una serie tv: “Quattro misteri & un funerale”.
Battista, come si propone in scena questa sera?
Gli spettatori troveranno un Maurizio molto diverso, ancora più invecchiato di quanto fosse prima, con una certa quantità di tristezza in più, perché il Covid l’abbiamo avuto tutti in famiglia e di conseguenza anche con una maggiore coscienza: ma forse ora rideremo di più e meglio.
Metterà al centro del suo spettacolo la sua esperienza personale con il virus?
Nei miei spettacoli porto sempre in scena le mie esperienze personali. Anche a partire da esperienze poco significative, come l’installazione del decoder di Tim Vision, un’esperienza a tratti “mistica”. Ossia, al negozio te la fanno facile, dicendo che a installarlo può riuscirci anche un bambino, oppure un anziano. Poi magari apri la scatola con il kit e scopri che il bambino è Harry Potter e l’anziano è Albert Einstein. Ad ogni modo nella prima delle due ore dello show si parla di Coronavirus.
Che taglio dà al racconto della pandemia?
Parlo dell’impatto sulle abitudini degli italiani, a partire dalle tante tragicomiche contraddizioni emerse nell’ultimo periodo. Cerco di dare spunti, ma senza rinunciare all’ironia. La gente viene da me per distendersi.
E poi come prosegue lo spettacolo?
Cerco di leggere il pubblico, capire le richieste degli spettatori. C’è chi richiede espressamente qualcosa del repertorio. Un po’ vado a braccio ma sempre nel tentativo di ascoltare chi ho davanti, ci vuole del talento per farlo. Negli anni ho cercato di affinare la tecnica, anche fare un’intervista telefonica fino a qualche tempo fa costituiva una sfida.
Cosa le viene in mente se le dico Abruzzo?
Penso alle tante volte che ho sciato a Ovindoli, ma anche alle giornate che ho passato nella frazione di Illica di Accumoli, nella provincia di Rieti ma al confine con questa regione. Una frazione colpita duramente dal terremoto del centro Italia.