Solisti Aquilani, l’anno vissuto sulle strade della musica
Dal Parlamento Europeo agli spettacoli con John Malkovich, la vita in tournée del complesso strumentale come una lunga avventura fra scherzi e soprannomi
L’AQUILA. La custodia del contrabbasso può diventare una specie di sarcofago se devi trascinarla sulla neve, tra i vicoli di un anonimo borgo tedesco in una fredda serata d’inverno. Vai anche di fretta perché sai di non poter fare diversamente: il pulmino ti ha mollato davanti all’albergo solo due ore prima dell’inizio del concerto. Giusto il tempo di fare doccia, toilette e di tirare fuori dalla valigia l’abito adatto, nella speranza che nel viaggio non si sia sgualcito. Dal palco, poi, sei abituato a lasciare fuori fretta, ansia e stanchezza: il pubblico, ignaro dei chilometri fatti, si aspetta che la tua esecuzione sia la migliore possibile.
Succede d’inverno, certo, ma anche nel resto dell’anno ne possono capitare di ogni, specie tra i Solisti Aquilani, realtà attiva dal 1968 con migliaia di concerti in tutto il mondo – dall’Africa all’America, dall’Europa al medio ed estremo Oriente. Ci si muove in autobus, in treno, in aereo. Si sta insieme e si fa gruppo quasi come se fosse una famiglia alternativa. «Si dice che un quartetto d’archi viva all’interno un po’ le stesse dinamiche relazionali di una rock band», racconta l’aquilano Federico Cardilli, spalla dei violini secondi. «Ecco, noi siamo una specie di quartetto allargato: quindici musicisti che condividono tanto sulla strada». Scherzi, battibecchi, anche soprannomi. Cardillli lo chiamano Autority mentre Alessandro Schillaci, il contrabbassista, è il Comandante. «Gli altri soprannomi non sono così altisonanti e magari qualcuno di questi è meglio che non esca sulla stampa», rimarca Ettore Maria Del Romano, clavicembalista. A lui, però, lo chiamano Ferro. «Ogni volta che varchiamo il bivio di Torano la magia del viaggio si ripete. L’emozione c’è anche al rientro, quello di Torano è un po’ il varco delle nostre montagne».
Un impegno non da poco, specie per chi non vive all’Aquila. «Sono di Viterbo e per me anche tutte le attività nel capoluogo abruzzese rappresentano una trasferta», conferma Gianluca Saggini, prima viola. «Ho moglie e figli e non è facilissimo passare così tempo lontano da casa. Solo negli ultimi mesi abbiamo suonato in Olanda, Germania, Francia, Lituania, girando contemporaneamente l’Italia in lungo e largo, da Como e Bolzano alla Sicilia».
Numerose le collaborazioni anche grazie al lavoro del direttore artistico Maurizio Cocciolito che – dal 2013 in avanti - ha saputo costruire, insieme all’ensemble, un percorso scandito da importanti collaborazioni artistiche che hanno rappresentato, per i musicisti, anche una formidabile occasione di confronto e di crescita.
Negli ultimi anni hanno suonato con, Giuseppe Albanese, Gabriele Pieranunzi, Ramin Bahrami, Dee Dee Bridgewater, Danilo Rea, Fabrizio Bosso, Salvatore Accardo, Luis Bacalov, Andrea Griminelli, Sonig Tchakerian, Giovanni Sollima, Alessio Allegrini, Ilia Kim, Evelyn Glennie, Mischa Maisky, Vladimir Ashkenazy, Sergei Nakariakov, Mario Brunello, Anna Tifu, Shlomo Mintz, Egberto Gismonti, Richard Galliano, Manuel Barrueco, Marco Rizzi, Andrea Lucchesini, Edicson Ruiz, Vinicio Capossela, Carlo Boccadoro, Vera Beths. Hanno realizzato importanti progetti con Peter Eötvös, Lars Thoresen, Carla Fracci, Paolo Mieli, Piergiorgio Odifreddi, Walter Veltroni e John Malkovich. Nell’aprile scorso sono stati ospiti a Bruxelles, nella sede del Parlamento Europeo, e a Roma, a Palazzo Montecitorio con il progetto “Una nuova stagione” per le celebrazioni dell’anniversario del sisma e, a settembre 2019, hanno preso parte alla 63esima edizione della Biennale Musica di Venezia. Tra le prime parti dei Solisti figurano anche Daniele Orlando (violino di spalla), Giulio Ferretti (primo violoncello) e la violinista Azusa Onishi, originaria di una località tra Tokyo e Yokoama che si è formata a Tokyo, prima di arrivare in Italia. «Un’esperienza professionale importante», commenta Azusa Onishi che ora vive a Perugia, ma ha studiato anche al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Succede d’inverno, certo, ma anche nel resto dell’anno ne possono capitare di ogni, specie tra i Solisti Aquilani, realtà attiva dal 1968 con migliaia di concerti in tutto il mondo – dall’Africa all’America, dall’Europa al medio ed estremo Oriente. Ci si muove in autobus, in treno, in aereo. Si sta insieme e si fa gruppo quasi come se fosse una famiglia alternativa. «Si dice che un quartetto d’archi viva all’interno un po’ le stesse dinamiche relazionali di una rock band», racconta l’aquilano Federico Cardilli, spalla dei violini secondi. «Ecco, noi siamo una specie di quartetto allargato: quindici musicisti che condividono tanto sulla strada». Scherzi, battibecchi, anche soprannomi. Cardillli lo chiamano Autority mentre Alessandro Schillaci, il contrabbassista, è il Comandante. «Gli altri soprannomi non sono così altisonanti e magari qualcuno di questi è meglio che non esca sulla stampa», rimarca Ettore Maria Del Romano, clavicembalista. A lui, però, lo chiamano Ferro. «Ogni volta che varchiamo il bivio di Torano la magia del viaggio si ripete. L’emozione c’è anche al rientro, quello di Torano è un po’ il varco delle nostre montagne».
Un impegno non da poco, specie per chi non vive all’Aquila. «Sono di Viterbo e per me anche tutte le attività nel capoluogo abruzzese rappresentano una trasferta», conferma Gianluca Saggini, prima viola. «Ho moglie e figli e non è facilissimo passare così tempo lontano da casa. Solo negli ultimi mesi abbiamo suonato in Olanda, Germania, Francia, Lituania, girando contemporaneamente l’Italia in lungo e largo, da Como e Bolzano alla Sicilia».
Numerose le collaborazioni anche grazie al lavoro del direttore artistico Maurizio Cocciolito che – dal 2013 in avanti - ha saputo costruire, insieme all’ensemble, un percorso scandito da importanti collaborazioni artistiche che hanno rappresentato, per i musicisti, anche una formidabile occasione di confronto e di crescita.
Negli ultimi anni hanno suonato con, Giuseppe Albanese, Gabriele Pieranunzi, Ramin Bahrami, Dee Dee Bridgewater, Danilo Rea, Fabrizio Bosso, Salvatore Accardo, Luis Bacalov, Andrea Griminelli, Sonig Tchakerian, Giovanni Sollima, Alessio Allegrini, Ilia Kim, Evelyn Glennie, Mischa Maisky, Vladimir Ashkenazy, Sergei Nakariakov, Mario Brunello, Anna Tifu, Shlomo Mintz, Egberto Gismonti, Richard Galliano, Manuel Barrueco, Marco Rizzi, Andrea Lucchesini, Edicson Ruiz, Vinicio Capossela, Carlo Boccadoro, Vera Beths. Hanno realizzato importanti progetti con Peter Eötvös, Lars Thoresen, Carla Fracci, Paolo Mieli, Piergiorgio Odifreddi, Walter Veltroni e John Malkovich. Nell’aprile scorso sono stati ospiti a Bruxelles, nella sede del Parlamento Europeo, e a Roma, a Palazzo Montecitorio con il progetto “Una nuova stagione” per le celebrazioni dell’anniversario del sisma e, a settembre 2019, hanno preso parte alla 63esima edizione della Biennale Musica di Venezia. Tra le prime parti dei Solisti figurano anche Daniele Orlando (violino di spalla), Giulio Ferretti (primo violoncello) e la violinista Azusa Onishi, originaria di una località tra Tokyo e Yokoama che si è formata a Tokyo, prima di arrivare in Italia. «Un’esperienza professionale importante», commenta Azusa Onishi che ora vive a Perugia, ma ha studiato anche al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma.
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