Tony Effe: escluso dal capodanno a Roma, suonerà all’Aquila e poi farà un controconcerto
L’organizzazione del concertone di Capodanno a Roma ha cancellato la sua esibizione a causa dei suoi testi, ma adesso dovrà affrontare la sua concorrenza: il 31 dicembre suonerà al palazzetto dello sport. Intanto il 21 dicembre il rapper romano suonerà all’Aquila
L’AQUILA. Non sarà a Roma al Concerto di Capodanno ma si esibirà all'Aquila la notte del solstizio, portando al Bliss della frazione di Monticchio, anche il tormentone dei tormentoni della scorsa estate, quel Sesso e samba che ha fatto ballare giovani e meno giovani, arrivando ogni sera in loop anche negli studi di Affari Tuoi, a beneficio anche di Stefano Di Martino. Tony Effe, pseudonimo di Niccolò Rapisarda, è sulla bocca di tutti e non solo per il gossip intorno alle sue relazioni o il rapporto con Fedez, anche alla luce della confermata partecipazione di entrambi a Sanremo.
Il rapper romano 33enne doveva inizialmente essere tra gli artisti del concerto al Circo Massimo, a Roma, per salutare il 2024. Dopo che la sua partecipazione è stata resa nota, però, alcune consigliere municipali del Pd hanno chiesto al sindaco Roberto Gualtieri l’esclusione del rapper perché i testi delle sue canzoni sono stati ritenuti «sessisti, misogini e violenti». Il Campidoglio ha accettato la richiesta e ha chiesto a Tony Effe di rinunciare all’esibizione, che non deve essere un'occasione divisiva per la città. «Per noi il Concerto di Capodanno deve unire e non dividere», le parole del sindaco. «È stato sicuramente un errore non aver fatto prima questa riflessione e ci scusiamo, soprattutto con Tony Effe, a cui facciamo i migliori auguri per la sua carriera».
Il ritiro dell'invito al cantante, tuttavia, si è trasformato in un boomerang per gli organizzatori che ora dovranno far fronte a due forfait eccellenti: in solidarietà con Tony Effe, sia Mahmood sia Mara Sattei hanno ritirato la partecipazione. «Ho aspettato fino all’ultimo poiché speravo di leggere una notizia diversa rispetto all’esclusione di Tony Effe dal Capodanno di Roma», ha rivelato Mahmood su Instagram. «Ritengo sia una forma di censura per cui decido anche io di non partecipare al Capodanno della Capitale». Per Sattei stesso sentiment: «Non trovo corretto impedire a un artista di esibirsi, privandolo della sua libertà di espressione». Non solo, Giorgia, sulla sua pagina Instagram, ha criticato la scelta del Comune di Roma: «La censura, la storia lo dimostra, non è mai una soluzione ma di solito l’inizio di un tunnel che non porta mai alla luce». Sulla stessa linea Emma, Lazia e Povia. Quest’ultimo, tuttavia, si è posto in una posizione provocatoriamente originale, facendosi trovare disponibile: «Se mi invitassero andrei al suo posto». Tutt’altro che un “danno di immagine”, a quanto pare, per Tony Effe come temeva lo staff del cantante nell’immediato dell’esclusione. Ieri è intervenuta anche la fidanzata influencer del cantante Giulia De Lellis: «La musica si discute, non si censura». Di segno opposto, tuttavia, il Codacons, secondo cui la stessa misura dovrebbe valere anche per il Festival di Sanremo. «Chi oggi parla a sproposito di censura è ignorante o in malafede», scrive il presidente Carlo Rienzi, «impedire di utilizzare i soldi dei cittadini per pagare artisti i cui brani contengono frasi violente contro le donne non ha niente a che vedere con la censura, considerato che gli stessi artisti possono diffondere liberamente le proprie canzoni in altri contesti o tenere concerti a pagamento per il proprio pubblico». Al momento, a proposito dell’Ariston, Carlo Conti, conduttore e direttore artistico della kermesse, ha preferito non esporsi sulla vicenda, limitandosi a un «no comment».
Tony Effe ha raggiunto successo e fama con la Dark Polo Gang ed è oggi l’autore della canzone virale “Chiara”. Il suo tour Icon per la prima volta lo ha portato a suonare nei palazzetti. Ha attirato l’attenzione di mezza Italia con il suo dissing contro Fedez, poi minimizzato e definito «un gioco» che «fa parte del gioco», e che «i dissing non si spiegano». Questione generazionale, teorizza lui: «Chi non è abituato a questo gioco non lo sa».