Verità e giustizia: “Giurato numero 2” l’addio da Oscar di Clint Eastwood

13 Novembre 2024

Imperdibile oltre ogni ragionevole dubbio l’ultimo (forse) film del regista alla soglia dei 95 anni: «Guarda alla zona grigia della vita, spero vi faccia pensare a cosa fareste voi in quella situazione»

Se “Giurato Numero 2” come si dice sarà l’ultimo film di Clint Eastwood, il suo addio al set, allora ci sarà davvero da disperarsi perché è un film perfetto, grande cinema da Oscar realizzato a quasi 95 anni. Il film, che arriva in sala da domani, 14 novembre, distribuito da Warner Bros, infatti, non ti molla neppure un attimo, ma senza effetti speciali, solo con una storia assurda quanto credibile e vera.
Eccola. L’ex alcolista redento Justin Kemp (Nicholas Hoult), ormai sposato con tanto di moglie incinta (Zoey Deutch), è chiamato in tribunale come giurato per un caso di omicidio. Il caso è apparentemente semplice: una giovane donna di nome Kendall Carter, dopo aver litigato in un bar-biliardo con il suo fidanzato, è andata via ubriaca a piedi sotto la pioggia ed è stata ritrovata morta sotto un ponte. Il fidanzato, James Sythe (Gabriel Basso), che è stato visto litigare nel parcheggio del locale, non è proprio un tipo a posto, ha precedenti di violenza e percosse e viene così arrestato e accusato di averla uccisa dopo la lite furibonda. Ma Justin, per un motivo impossibile da rivelare senza fare spoiler, si trova di fronte a una crisi morale perché sa che Sythe è innocente.
Per lui c’è una sola strada da percorrere: gettare tra i giurati il proverbiale “legittimo dubbio” sulla colpevolezza. Nel frattempo l’avvocata dell’accusa, Faith Killebrew (Toni Colette), è troppo presa dalla sua campagna elettorale a procuratore distrettuale per non chiudere un occhio e cercare di far condannare Sythe comunque. Justin, preso da sensi di colpa, cerca di convincere gli altri undici giurati dell’innocenza dell’accusato, moltiplicando così all’infinito le sedute della giuria nella prospettiva di raggiungere prima o poi la maggioranza. Ma le cose in questo thriller psicologico dall’impianto classico, che non può non ricordare “La parola ai giurati” di Sidney Lumet, prenderanno una strana piega fino all’incredibile finale. Tra le molte morali di questo film su colpa e giustizia, il fatto che quest’ultima è molto difficile da abbracciare se minaccia davvero il nostro privato.
«Jonathan Abrams aveva scritto una buona sceneggiatura» dice Eastwood. «È poi davvero intrigante quando uno scrittore pone un personaggio di fronte a un dilemma morale da vivere in un’aula di tribunale, è qualcosa in cui tutti possiamo immaginarci in qualche modo. Ho pensato che fosse una storia forte e che sarebbe stata un buon film». Perché il pubblico dovrebbe vedere “Giurato Numero 2”? «Penso che alle persone piacerà» sottolinea convinto il regista. «È un film che vorrei vedere perché guarda con attenzione alla zona grigia, a tutto ciò che accade tra il bianco e il nero della vita quotidiana, e si spera, infine, che vi faccia pensare a cosa fareste voi in quella situazione». Frase chiave del film: «Era lo scorso ottobre. Pioveva e ho colpito qualcosa...». Frase cult: «Qualche volta la verità non è giustizia». Su questo film imperdibile e perfetto anche un piccolo giallo. Eastwood, premio Oscar per “Gli Spietati” e “Million Dollar Baby”, ha disertato, senza dare alcuna spiegazione, il tappeto rosso alla proiezione di gala dell’American Film Institute. C’è chi ha detto che questa sua assenza fosse una protesta silenziosa contro la Warner. Secondo Variety, la major con cui Clint lavora da circa mezzo secolo avrebbe deciso di «seppellire» Juror n. 2 facendolo uscire in meno di 50 sale, un numero veramente limitato per uno studio di Hollywood. In realtà, come spiega la stessa rivista, il film doveva inizialmente debuttare esclusivamente in streaming, ma la Warner avrebbe optato poi per l’uscita limitata in vista di una possibile candidatura agli Oscar.