A Roma l'ira dei terremotatiBerlusconi oggi torna all'Aquila
Il sit-in davanti a Montecitorio non è servito. In mille hanno raggiunto Roma dall'Aquila e dalle altre zone terremotate, ma il governo non ha cambiato il provvedimento per la ricostruzione in Abruzzo. Rabbia e delesione tra i manifestanti. Oggi pomeriggio Silvio Berlusconi di nuovo in visita nel capoluogo abruzzese
Giocano la partita fino in fondo, ma non fanno gol. La rabbia, i cori, gli striscioni non «bucano» il Palazzo. La maggioranza fa catenaccio. Blindato il decreto Abruzzo, emendamenti caduti come birilli, il centrodestra va avanti col testo così com’è. «Fidatevi di noi, eppoi c’è sempre la Finanziaria». Delusione, rabbia e promesse che «non finisce qui». Il migliaio di aquilani sfollati sbarcati a Roma, piazza Montecitorio, paralizza il traffico nella Capitale.
LA DELUSIONE. Il cronista e il fotografo del Centro salgono alle 10,10 sul bus numero 1. Ne partono 13, anche dalla costa. C’è entusiasmo, fiducia, voglia di partecipare. Caschetti gialli e striscioni colorano la capitale. Al mattino si canta: «Senza casa, senza paura». Ma a sera il coro diventa un altro: «Gli sfollati vi aspettano al G8». Tutti seduti sotto palazzo Grazioli, residenza del premier, i manifestanti promettono ancora battaglia. Il responso del voto alla Camera, che non si esaurisce in un giorno (mancano 70 votazioni sugli emendamenti, dopodiché si passa agli ordini del giorno e alla votazione finale sul testo) suona come uno schiaffo alle ragioni degli sfollati. Il decreto per la ricostruzione non cambia. L’unica concessione, per intercessione del presidente Gianfranco Fini, è il mancato ricorso alla fiducia. Per il resto, cadono tutte le istanze e il testo, così come è passato al Senato, si avvia a incassare il secondo sì.
LA 14ª VOLTA. Oggi Berlusconi è all’Aquila, per la 14ª volta: la risposta immediata del premier al corteo sotto casa sua. Stavolta ci sarà un sopralluogo sui siti delle piattaforme antisismiche per le case definitive della città nuova, che non piacciono a tutti. Eppure l’opposizione ritira gran parte dei 500 emendamenti. Ma non serve a niente. Le richieste di modifica del testo cadono tutte. La maggioranza è contraria su tutto. Alle 18 esce il deputato Giovanni Lolli e annuncia il voto negativo anche sull’emendamento-chiave: seconde case. A quel punto ci vuole tutto il buonsenso degli sfollati perché i fischi insistiti dei vigilantes di un’altra manifestazione («Una provocazione», per gli aquilani) non facciano scoppiare una rissa sotto alla colonna Antonina. E il sindaco Massimo Cialente attacca: «Il governo ci ha traditi e umiliati». La rabbia sta per esplodere. Nella piazza che ribolle, un grido: «Tutti al Quirinale». Ma chi si avvia viene bloccato. A quel punto, il sit-in si sposta in via del Corso, tra gli sguardi incuriositi di chi fa shopping e qualche applauso da gente alla finestra. «Buffone», «Bugiardo». I poliziotti controllano ma non ci sono incidenti. Il traffico va in tilt.
LA DELUSIONE. Il cronista e il fotografo del Centro salgono alle 10,10 sul bus numero 1. Ne partono 13, anche dalla costa. C’è entusiasmo, fiducia, voglia di partecipare. Caschetti gialli e striscioni colorano la capitale. Al mattino si canta: «Senza casa, senza paura». Ma a sera il coro diventa un altro: «Gli sfollati vi aspettano al G8». Tutti seduti sotto palazzo Grazioli, residenza del premier, i manifestanti promettono ancora battaglia. Il responso del voto alla Camera, che non si esaurisce in un giorno (mancano 70 votazioni sugli emendamenti, dopodiché si passa agli ordini del giorno e alla votazione finale sul testo) suona come uno schiaffo alle ragioni degli sfollati. Il decreto per la ricostruzione non cambia. L’unica concessione, per intercessione del presidente Gianfranco Fini, è il mancato ricorso alla fiducia. Per il resto, cadono tutte le istanze e il testo, così come è passato al Senato, si avvia a incassare il secondo sì.
LA 14ª VOLTA. Oggi Berlusconi è all’Aquila, per la 14ª volta: la risposta immediata del premier al corteo sotto casa sua. Stavolta ci sarà un sopralluogo sui siti delle piattaforme antisismiche per le case definitive della città nuova, che non piacciono a tutti. Eppure l’opposizione ritira gran parte dei 500 emendamenti. Ma non serve a niente. Le richieste di modifica del testo cadono tutte. La maggioranza è contraria su tutto. Alle 18 esce il deputato Giovanni Lolli e annuncia il voto negativo anche sull’emendamento-chiave: seconde case. A quel punto ci vuole tutto il buonsenso degli sfollati perché i fischi insistiti dei vigilantes di un’altra manifestazione («Una provocazione», per gli aquilani) non facciano scoppiare una rissa sotto alla colonna Antonina. E il sindaco Massimo Cialente attacca: «Il governo ci ha traditi e umiliati». La rabbia sta per esplodere. Nella piazza che ribolle, un grido: «Tutti al Quirinale». Ma chi si avvia viene bloccato. A quel punto, il sit-in si sposta in via del Corso, tra gli sguardi incuriositi di chi fa shopping e qualche applauso da gente alla finestra. «Buffone», «Bugiardo». I poliziotti controllano ma non ci sono incidenti. Il traffico va in tilt.