regione, lotta agli sprechi
Aptr: stop ai compensi d’oro, via il Cda
Passa la riforma del turismo La Cdl accusa: è solo una farsa
L’AQUILA. Un centrosinistra che il presidente Del Turco definisce con enfasi «compatto come una falange macedone», che dopo 5 ore di assalti polemici del centrodestra, comunque approva la riforma dell’Azienda di promozione turistica (Aptr).
Dei 7 componenti del Cda ne rimarrà uno solo: il direttore generale. Un taglio non solo di poltrone ma di costi. L’Aptr spenderà ora circa 60 mila euro l’anno, prima per gli stipendi del Cda ne spendeva 330 mila. E’ questo il punto forte della «falange macedone» che del Turco, l’assessore al turismo Paolini e la giunta hanno voluto rivendicare. Il centrodestra che si è dichiarato d’accordo sui tagli ma non sul metodo; durante la votazione ha abbandonato l’aula. Con la Cdl si è «dileguato», anche il consigliere di Rifondazione, Angelo Orlando, presidente della commissione bilancio. Il dibattito era iniziato con l’aspettativa della Cdl che avrebbe aperto un varco nell’Unione.
Da tempo, infatti, tra Ds e Margherita c’era aria di scontro sulla mini-riforma Paolini, ossia il taglio del Cda dell’Aptr da 7 a 5 componenti. A riprova del braccio di ferro, la Margherita con il presidente del Consiglio regionale, Marino Roselli aveva eletto nel Cda dell’azienda turistica un suo iscritto, Bruno Di Masci, in contrapposizione ai progetti dell’assessore. Ieri, quindi, la seduta o saltava come era già avvenuto, oppure passava la linea tessuta da Del turco lunedì pomeriggio durante un vertice di maggioranza. Piano che non prevedeva tentennamenti, ma solo l’azzeramento di tutto: via il Cda e via ai compensi, resta solo la poltrona del direttore generale. Proposta in sintonia con quella di Paolini e dei Ds che, alla fine, anche la Margherita ha accettato. Le opposizioni in Aula si sono trovate spiazzate e sono iniziate le polemiche. Gli interventi del centrodestra, hanno però evidenziato diversi problemi, come le osservazioni fatte con particolare foga oratoria da Paolo Tancredi di Forza Italia che ha indicato le carenze dei punti di Informazione turistica (Iat), e della legge di riforma «siamo di fronte a una miseria», ha insistito Tancredi.
Per Nazario Pagano di Forza Italia sull’Aptr sarebbe stata allestita una «farsa» estranea al turismo. An, invece, con Fabrizio Di Stefano ha chiesto le dimissioni dell’assessore al turismo, Paolini. «Il provvedimento che la giunta definisce riforma», ha detto Di Stefano, «è un atto di sfiducia al vicepresidente Paolini il cui mandante è Del Turco». Giorgio De Matteis dell’Italia di Mezzo ha parlato di una «maggioranza “mitilo”, attaccata al potere e a Del Turco. E’ bastato che il presidente minacciasse le dimissioni che il centrosinistra si è aggrappato a lui». De Matteis inoltre come Di Stefano ha chiesto le dimissioni di Paolini perchè «sfiduciato da Del Turco» Mario Amicone dell’Udc, invece, ha ribadito il suo cavallo di battaglia, il contratto regionale fatto a Lamberto Quarta, capo della segreteria politica di Del Turco.
Dei 7 componenti del Cda ne rimarrà uno solo: il direttore generale. Un taglio non solo di poltrone ma di costi. L’Aptr spenderà ora circa 60 mila euro l’anno, prima per gli stipendi del Cda ne spendeva 330 mila. E’ questo il punto forte della «falange macedone» che del Turco, l’assessore al turismo Paolini e la giunta hanno voluto rivendicare. Il centrodestra che si è dichiarato d’accordo sui tagli ma non sul metodo; durante la votazione ha abbandonato l’aula. Con la Cdl si è «dileguato», anche il consigliere di Rifondazione, Angelo Orlando, presidente della commissione bilancio. Il dibattito era iniziato con l’aspettativa della Cdl che avrebbe aperto un varco nell’Unione.
Da tempo, infatti, tra Ds e Margherita c’era aria di scontro sulla mini-riforma Paolini, ossia il taglio del Cda dell’Aptr da 7 a 5 componenti. A riprova del braccio di ferro, la Margherita con il presidente del Consiglio regionale, Marino Roselli aveva eletto nel Cda dell’azienda turistica un suo iscritto, Bruno Di Masci, in contrapposizione ai progetti dell’assessore. Ieri, quindi, la seduta o saltava come era già avvenuto, oppure passava la linea tessuta da Del turco lunedì pomeriggio durante un vertice di maggioranza. Piano che non prevedeva tentennamenti, ma solo l’azzeramento di tutto: via il Cda e via ai compensi, resta solo la poltrona del direttore generale. Proposta in sintonia con quella di Paolini e dei Ds che, alla fine, anche la Margherita ha accettato. Le opposizioni in Aula si sono trovate spiazzate e sono iniziate le polemiche. Gli interventi del centrodestra, hanno però evidenziato diversi problemi, come le osservazioni fatte con particolare foga oratoria da Paolo Tancredi di Forza Italia che ha indicato le carenze dei punti di Informazione turistica (Iat), e della legge di riforma «siamo di fronte a una miseria», ha insistito Tancredi.
Per Nazario Pagano di Forza Italia sull’Aptr sarebbe stata allestita una «farsa» estranea al turismo. An, invece, con Fabrizio Di Stefano ha chiesto le dimissioni dell’assessore al turismo, Paolini. «Il provvedimento che la giunta definisce riforma», ha detto Di Stefano, «è un atto di sfiducia al vicepresidente Paolini il cui mandante è Del Turco». Giorgio De Matteis dell’Italia di Mezzo ha parlato di una «maggioranza “mitilo”, attaccata al potere e a Del Turco. E’ bastato che il presidente minacciasse le dimissioni che il centrosinistra si è aggrappato a lui». De Matteis inoltre come Di Stefano ha chiesto le dimissioni di Paolini perchè «sfiduciato da Del Turco» Mario Amicone dell’Udc, invece, ha ribadito il suo cavallo di battaglia, il contratto regionale fatto a Lamberto Quarta, capo della segreteria politica di Del Turco.