Atleta trovato morto nel sonno dalla compagna

12 Aprile 2025

Pietro Colamartino, che qualche anno fa si era trasferito all’Aquila da Pescina, tra dieci giorni avrebbe compiuto 60 anni. Disposta l’autopsia 

L’AQUILA. Uno strano movimento nel sonno. La sua compagna, Rossella, ha cercato di svegliarlo. Lo ha chiamato, una volta dopo l’altra. E poi ancora. Pietro Colamartino se ne è andato in un attimo. A nulla è servito l’intervento dei soccorsi. Tra dieci giorni avrebbe compiuto 60 anni. Lunedì sarà sottoposto all’autopsia per accertare le cause esatte del decesso. Una morte che ha lasciato attonite le comunità dell’Aquila, di cui faceva parte da anni, e di Pescina, sua terra natale. Si resta senza fiato di fronte al destino di un uomo in salute, uno sportivo, un atleta appassionato.

«Atleta con la A maiuscola», spiega un amico d’infanzia. «Ha sempre vissuto lo sport, come la vita, a modo suo. Con questo fare garbato. Sempre un passo indietro. In aiuto rispetto a chi correva al suo fianco». È cresciuto tra i vicoli di Pescina, nella Marsica. La famiglia era nota in paese per una piccola macelleria in via Montegrappa. Talmente minuscola che i genitori venivano chiamati “Buchitt”. Era un bambino pieno d’interessi, con tanti amici. L’amore per la montagna è cosa giovanile.

«La mia prima settimana bianca l’ho fatta con lui. Siamo andati a La Villa, vicino Corvara, Alta Badia, in Alto Adige», racconta il sindaco di Pescina, Mirko Zauri. La notizia della sua morte mi ha lasciato senza parole». L’ultima volta che si erano sentiti quando Pietro aveva condiviso sui propri social un vecchio album di fotografie della grande nevicata del 2012. «Scatti magnifici. Che mi hanno riportato indietro di 13 anni. Ho rivissuto quei momenti. E le chiacchierate in paese». Fedele alla vena commerciale della madre Maria e del padre Antonio, aveva aperto uno studio fotografico in via Romolo Tranquilli. «Le sue foto hanno lasciato traccia di ricordi bellissimi. E oggi sono un segno di ciò che ha rappresentato per questa comunità. È stato un compagno di viaggio e di avventure. E una presenza indelebile della nostra infanzia», conclude Zauri.

La sua speciale bottega dell’arte chiuse i battenti quando si trasferì all’Aquila assieme alla compagna, infermiera. Da anni lavorava in un supermercato di Paganica e conduceva una vita tranquilla. Dedita, con eccezionale costanza e perseveranza, allo sport. Era un’istituzione dell’outdoor abruzzese. «Non è mai andato dietro ai risultati. Non era un “competitore” nel senso classico della parola. Lui amava il trail. Lo faceva stare bene. Si divertiva. L’unico obiettivo che si sia mai posto è stato tagliare il traguardo», ribadiscono gli amici.

Sfidava la fatica della montagna con rispetto. Era un amante delle competizioni estreme, con notevoli dislivelli e chilometraggi. Era un habitué delle cime valdostane, trentine. E ovviamente abruzzesi. Covava il sogno di avventurarsi sul Nanga Parbat, in Pakistan. Sabato scorso, dopo il turno di lavoro, aveva partecipato a una gara di scialpinismo sul Gran Sasso, appuntamento di richiamo annuale a cura del Live Your Mountain. È stata la sua ultima salita in vetta.

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