Biondi: «Cultura dimenticata? L’Aquila è attiva e lo dimostra» 

Replica del sindaco allo studioso Colapietra: «Questi intellettuali potevano attivarsi a tempo debito probabilmente avremmo potuto lavorare con leggi per una ricostruzione pubblica più veloce»

L’AQUILA. «Nonostante le sue ferite, le difficoltà del momento, legate anche alle dinamiche della ricostruzione pubblica, L’Aquila sta giocando la sua carta nel panorama culturale, grazie al lavoro delle sue istituzioni. Come si può affermare il contrario?». All’indomani dell’analisi impietosa dello storico Raffaele Colapietra, in merito all’impossibilità di fruire luoghi e opportunità culturali del capoluogo (l’esempio di Colapietra è quello della biblioteca Tommasi), il sindaco Pierluigi Biondi, replica stizzito. «Non si vede luce di Paradiso», ha detto Colapietra, intervenuto dopo l’input del presidente di Italia Nostra, Paolo Muzi, il primo a denunciare le tante incompiute nell’ambito dei luoghi di cultura.
«TRA I PRIMI IN ITALIA». Se il 19 maggio dello scorso anno, giorno in cui si celebra la ricorrenza della scomparsa, il Tsa con Simone Cristicchi aveva dedicato a Celestino V la prima rappresentazione della Penisola del dopo lockdown, nel 2021 l’ente teatrale non è stato da meno, piazzando nel giro di poco due anteprime nazionali. Parliamo di Alza la voce con Giulia e Paola Michelini e di Pandemia con Ninni Bruschetta e Federica De Benedittis. «Solo a Torino», sottolinea il primo cittadino, «sono riusciti a mettere in scena uno spettacolo prima di noi. Viviamo giorni piuttosto attivi dal punto di vista culturale, anche grazie al lavoro di realtà piccole e grandi, come la società concertistica Barattelli che torna a riempire le platee, così come faranno i Solisti aquilani e l’Istituzione sinfonica. Trovo riduttivo», prosegue Biondi, «accostare l’immagine della cultura allo stato dell’arte di alcune realtà. Si può fare a prescindere: lo stesso Bruschetta, qualche giorno fa, mi ha detto che ci sono voluti decenni prima che Messina, colpita dal sisma del 1908, ritrovasse il suo teatro Vittorio Emanuele II».
I SEGNI DEL SISMA. Il nodo più delicato resta quello del sisma, con parte dei luoghi culturali ancora non completamente recuperati o delocalizzati come nel caso dell’Archivio di Stato e della biblioteca. «La biblioteca è provinciale e le competenze sono della Regione», ricorda Biondi, «del resto, il recupero della sede originaria di piazza Palazzo è subordinato a una gestione di aggregato che fa capo al Provveditorato alle opere pubbliche. Ovvio che dal momento che la sede provvisoria si trova a Bazzano l’utenza sia calata drasticamente». Poco utili varie iniziative volte a incentivare l’affluenza. «Una biblioteca», sottolinea Biondi, «non è un negozio di alimentari che puoi trasferire a piacimento: fa differenza la possibilità che si trovi in centro. Sono tanti i nodi aperti della ricostruzione del centro, a partire dai luoghi di culto: nessuna delle chiese capoquarto o dei principali edifici parrocchiali segnati dal sisma nel cratere è stato ricostruito. Siamo però felici di aprire a giorni le porte del Maxxi di palazzo Ardinghelli».
RICOSTRUZIONE PUBBLICA. Di qui l’affondo del sindaco: «Se questi intellettuali che ora vengono a muovere critiche si fossero attivati a tempo debito, magari negli anni del passaggio di consegne dalla gestione commissariale agli Enti locali, probabilmente ora avremmo potuto lavorare con una legge che consentisse una ricostruzione pubblica più veloce, pur nel rispetto della trasparenza e della legalità».
DOSSIER. Ultimo sassolino nella scarpa, quello relativo alla candidatura a capitale italiana della Cultura. «Abbiamo elaborato un dossier che valorizzasse le nostre potenzialità», conclude Biondi, «possiamo andare a testa alta, grazie al contributo di cittadini come Errico Centofanti che si sono spesi per la comunità. Ma il mio grazie va anche a operatori culturali e tecnici».
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