Bollette da pagare, attese e malori
Mattinata negli uffici di via Roma «invasi» dopo l’invio delle cartelle per il pagamento delle utenze del Progetto Case
L’AQUILA. C’è anche chi proprio non ce la fa a sopportare il “salasso” delle bollette che sta arrivando alle famiglie delle 19 new town. Tra gli aquilani che dovranno pagare le “cartelle pazze” del Comune, qualcuno non sa dove andare a prendere quei 3mila euro frutto di un calcolo forfettario per le «utenze domestiche e le spese per gli spazi comuni», come si legge sulle bollette. E di fronte all’ennesimo pagamento, qualcuno crolla. È successo ieri all’ufficio Anagrafe di via Roma, dove c’è una postazione per gestire i pagamenti delle bollette con due impiegati del Sed. Un pensionato di 65 anni, cardiopatico, con moglie e figlio a carico e una pensione minima con cui sbarcare il lunario, ieri intorno alle 11 ha avuto un malore mentre parlava con l’impiegata.
«Era molto preoccupato», spiega Francesca Panella, dipendente Sed, «tremava, si toccava il cuore e ha perso anche i sensi. È stato portato via da un’ambulanza». E il peso fiscale sugli aquilani si fa sempre più alto: c’è da pagare il canone d’affitto per gli alloggi provvisori; le bollette che già si pagano regolarmente; il mutuo della casa inagibile; e la vita quotidiana da mantenere. Decine le persone che ieri si sono messe in fila con le loro «cartelle» in mano fin dall’apertura degli sportelli, non tanto per pagare (la prima rata scade a fine febbraio) quanto per chiedere informazioni, capire se esiste la possibilità di rateizzare più a lungo. Uno degli aspetti più contestati, infatti, è che le rate sono soltanto 18. «Noi viviamo dentro al progetto Case da 36 mesi», tuona Carlo Rossi, studente di 24 anni, secondo figlio di una famiglia di quattro persone che vive dal 2009 nell’insediamento di Pagliare di Sassa. «Perché non possiamo pagare con altrettante rate?». Ma a scatenare le «ire» degli aquilani ospiti degli alloggi voluti da Berlusconi, è soprattutto il metodo forfettario scelto dal Comune su consumi che riguardano utenze domestiche e spese per spazi comuni. Nella richiesta in bolletta, il Comune – che deve pagare ai gestori qualcosa come 10 milioni di euro – non fa alcuna distinzione tra ciò che si riferisce al riscaldamento, ciò che si riferisce ai consumi idrici e ciò che è spesa per le parti condominiali. «Per tre anni il Comune ha sottovalutato questa esigenza», dice Milena, insegnante 39enne, del progetto Case di Sassa, «e adesso all’improvviso se ne ricorda e pretende che paghiamo tutto insieme».
Nell’importo da pagare sono conteggiati anche i consumi condominiali e per qualcuno l’importo supera i 5mila euro. «Vogliamo pagare solo quello che ci spetta», insiste Maria, pensionata di Collebrincioni. «Ma perché devo pagare l’ascensore se sto ai primi piani e non lo uso?».
Marianna Gianforte
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