Calascio, niente «spari» durante la processione
Il parroco quando stavano per iniziare i fuochi pirotecnici si è tolto i paramenti Il prete: non c’è rispetto per la chiesa. Il sindaco: tener conto della tradizione
CALASCIO. «La processione non s’ha da toccare». Se la statua di Sant’Antonio di Padova avesse potuto parlare, il 7 luglio scorso avrebbe probabilmente detto di sentirsi un po’ come quei figli tirati di qua e di là ora dalla madre, ora dal padre.
Questa volta, però, a contendersi la statua durante la processione della festa che si tiene ogni prima domenica di luglio nel borgo di poche centinaia di anime, sono stati alcuni parrocchiani da un lato e il prete di Calascio di origini indiane, don Kant Lakshimi, convinto sostenitore della sobrietà delle feste e del rispetto dei dogmi della chiesa, dall’altro. Un parroco che da sempre intende mettere in atto le regole del direttorio sulle feste patronali della Diocesi di Sulmona (alla quale Calascio appartiene) e che non ammette certi “sconfinamenti” pagani nelle feste religiose. Ad esempio che venga interrotta una processione per dar luogo agli spari. «La processione è come una preghiera: comincia e finisce in chiesa», spiega il parroco, che ha ancora l’amaro in bocca per il parapiglia che si è creato con alcuni parrocchiani durante la festa del Santo. Un malumore che ha guastato la festa del Santo. Al centro del contendere, dunque, la processione che esce dalla chiesa, arriva all’ingresso del paese, si ferma per i fuochi d’artificio e torna indietro. In un contesto in cui la convivenza tra parroco e cittadini è già da tempo un po’ «tesa», come spiega il sindaco Antonio Matarelli, è stata quell’interruzione a mandare su tutte le furie don Kant, il quale, non appena i portatori si sono fermati sonando la tromba per avvertire lo “sparatore”, si è tolto i paramenti sacri. Ma don Kant ha continuato a seguire la processione fino alla chiesa, «rientrando però da una porta secondaria», racconta il sindaco, «bloccando per un momento il rientro della statua». «Non c'è obbedienza alla chiesa», si difende il parroco, «il Santo chiede spiritualità, comunione e carità e non di buttare i soldi in fuochi d’artificio per divertimento», spiega.
Il sindaco, intanto, nega che ci sia stato un litigio tra il religioso e lui: «Si tratta di un disagio e una tensione covati da tempo da alcuni cittadini nei confronti del parroco», aggiunge Matarelli «don Kant vorrebbe che ogni sforzo venisse speso per l’aspetto più religioso delle feste, che hanno, invece, legami con le tradizioni pastorali».
Marianna Gianforte
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