Carispaq a Modena, Cialente protesta

Lettera del sindaco: gli organi decisionali devono restare in città

L'AQUILA. Le cinquanta agenzie sul territorio a rischio dimezzamento, con inevitabili ricadute sui livelli occupazionali, massiccio ricorso ai prepensionamenti ed esuberi che, almeno nella prima fase, potrebbero interessare fino a 50 unità solo all'Aquila. Il nuovo piano industriale di Bper, che prevede la fusione mediante incorporazione della Carispaq, continua a suscitare reazioni negative sul territorio. Alla presa di posizione di Rete imprese Italia (Cna, Confcommercio, Confesercenti e Confartigianato) che critica il trasferimento del cervello aziendale a Modena, in casa della capogruppo, parlando di «segnale negativo per le piccole e medie imprese» specialmente per l'accesso al credito, fanno seguito i primi passi istituzionali.

LA LETTERA. Il sindaco Massimo Cialente ha scritto al presidente della Banca popolare dell'Emilia Romagna Ettore Caselli. «Mi riferisco», annota il sindaco, «al nostro incontro del 31 gennaio all'Aquila nel corso del quale ho apprezzato l'attenzione da Lei manifestata nei confronti della nostra Cassa di Risparmio e l'impegno a sostenerci in questo difficile momento. Tuttavia, le notizie apparse in questi giorni sulla stampa in merito alle ipotesi di riassetto organizzativo del gruppo Bper, in parte divergenti con le rassicurazioni da Lei manifestate per il futuro della Carispaq spa, sono oggetto di grande apprensione da parte mia e dell'intera cittadinanza aquilana, particolarmente legata alla propria Cassa di Risparmio. Come a Lei ben noto, infatti, la nostra Cassa di Risparmio, grazie a un forte radicamento territoriale e importanti relazioni con gli operatori economici locali, rappresenta un asset fondamentale per la ripresa economica della nostra provincia; un eventuale ridimensionamento o decentramento della governance della stessa banca verrebbe percepito come una disattenzione del Gruppo Bper nei confronti di un territorio che vive una situazione di grave difficoltà anche a seguito del tragico sisma del 6 aprile 2009 che ha colpito L'Aquila e il suo comprensorio. Per la Città, in questo momento», sostiene ancora il sindaco Cialente, «è importante che la Carispaq spa mantenga il proprio ruolo di "banca del territorio". Le sarò grato se vorrà rassicurarmi in merito al mantenimento degli organi decisionali di Carispaq spa presso la sede dell'Aquila, al fine di evitare il dissolversi dell'importante legame esistente tra comunità e banca locale costruito nel corso dei 153 anni di vita della nostra Cassa di Risparmio».

LA FONDAZIONE. «Faremo in modo che l'operatività della banca mantenga i livelli di presenza sul territorio e lavoriamo tutti in questa direzione. La Fondazione Carispaq è accanto alla banca e difenderà questa posizione nei confronti di Bper». Roberto Marotta, presidente della Fondazione Carispaq che detiene il 5 per cento delle azioni della Cassa di risparmio (il 95% è nelle mani della Banca popolare dell'Emilia Romagna), prende posizione sulla riorganizzazione annunciata dalla capogruppo.

«Siamo favorevoli», argomenta Marotta, «a qualsiasi azione che possa interrompere questo processo. Credo, tuttavia, che sia utopistico opporsi a un processo di riorganizzazione che arriva da lontano». Il presidente della Fondazione fa espresso riferimento alle ultime vicende che hanno riguardato l'istituto di credito aquilano, in special modo nei rapporti con Bankitalia sui controlli delle operazioni finite nel mirino della Procura della Repubblica di Roma per il caso del Madoff dei Parioli.

«Tutti elementi», aggiunge Marotta, «che hanno finito per accelerare un processo comunque già in essere anche in altri gruppi bancari alla luce del contesto generale del sistema e delle note difficoltà strettamente correlate ai crolli della Borsa. Le ricadute sugli organici sono uno degli effetti legati allo sviluppo tecnologico e informatico che è irreversibile. Un altro degli aspetti è la concentrazione degli uffici. Poiché, nel caso dell'Aquila, con la ricostruzione la banca ha rafforzato il suo ruolo di fondamentale importanza vi è il fondato timore che la mancanza di un rapporto diretto con il cliente possa segnare un vulnus e determinare delle difficoltà in prospettiva.

Le decisioni verranno prese a Modena? Già adesso è così. In questo, tuttavia, gioca un ruolo fondamentale anche l'indicazione di Bankitalia di rafforzare il sistema dei controlli sulle periferiche, specialmente alla luce delle note vicende giudiziarie. Certo, la soluzione migliore sarebbe stata una fusione tra le banche locali del gruppo più che l'incorporazione. Ma visto che indietro non si torna occorre vigilare su un piano industriale che comunque troverà applicazione nei prossimi tre anni. Mi sono mosso per capire bene i nuovi rapporti di forza. Ciò che conta sono gli uomini che guideranno un processo dal quale non dovremo essere esclusi».

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