I difensori della bandiera

Chiodi e i sindaci di centrodestra bocciano Cialente

L’AQUILA. «È un maestro, Cialente, nello spostare l’attenzione dai problemi veri». È il commento del presidente della giunta regionale, Gianni Chiodi sullo scontro istituzionale in atto. «Prima o...

L’AQUILA. «È un maestro, Cialente, nello spostare l’attenzione dai problemi veri». È il commento del presidente della giunta regionale, Gianni Chiodi sullo scontro istituzionale in atto. «Prima o poi Cialente dovrà capire che per la ricostruzione dovrà organizzare la macchina comunale», ha continuato Chiodi, «con un lavoro duro, con l’organizzazione e con la capacità. Cialente deve capire che la ricostruzione non è un gioco politico o la ricerca della vetrina. Prima o poi lo dovrà capire, speriamo che non sia tardi per gli aquilani».

Critiche anche dai sindaci delle altre città abruzzesi che a 4 anni dal sisma esternano sul caso-L’Aquila. Il sindaco di Pescara Luigi Albore Mascia che pure si dichiara vicino al punto di vista umano. «È un modo soggettivo di interpretare l’istituzione, ma non sono affatto solidale con il gesto: le istituzioni devono ragionare, mediare, e dialogare con le altre istituzioni, anche alzando la voce».

Questo pensiero viene sposato anche da altri amministratori di area di centrodestra, alcuni dei quali, a dire il vero, avvistati poche volte in città dopo il terremoto. «Riconsegnare la fascia può essere un segno per convogliare l’attenzione di Napolitano sulla ricostruzione, ma il tricolore è il simbolo della nazione e credo debba continuare a sventolare nei balconi e nelle sale delle istituzioni», spiega il sindaco di Teramo, Maurizio Brucchi.

Di parere molto simile anche il primo cittadino di Chieti, Umberto Di Primio. «Sarebbe stato più utile», suggerisce, «chiamare a raccolta sotto il tricolore quanti possono fare qualcosa, piuttosto che toglierlo e urlare le colpe», sottolinea il sindaco di Chieti.

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