Cialente: "Ho vinto perché ho difeso L'Aquila"
Cialente dopo l'investitura popolare: possiamo farcela al primo turno
L'AQUILA. «Pronto? Ah, dottor Letta. Grazie, grazie». Nel Cialente-day c'è pure la telefonata dell'ex sottosegretario di Berlusconi. Ma la prima chiamata è quella di Bersani («Bravo Massimo») che dice di lui: «Vediamo L'Aquila: 5mila sono andati a votare nelle situazioni in cui è messa quella città». A seguire i complimenti del ministro Fabrizio Barca. In una pausa del dibattito sulle linee di indirizzo strategico per la ricostruzione, a meno di 24 ore dall'investitura popolare delle primarie (70% dei consensi contro il 30 dello sfidante Festuccia di Sel con appoggio esterno di Rifondazione) Cialente risponde alle domande del Centro.
Letta, Barca, Bersani. L'Aquila caso nazionale anche per le primarie?
«Sì, probabilmente è l'unico posto in cui il Pd ha vinto».
Vittoria Pd o di Cialente?
(Sospira). «Hanno vinto i partiti che mi appoggiavano. Eppoi anch'io, anche perché avevo caratterizzato questa campagna in modo molto deciso. Avevo voluto le primarie perché penso che chiunque ha fatto il sindaco poi si debba sottoporre al giudizio di quel popolo che l'ha votato. Per me era ancora diverso. Venivo da una sindacatura impensabile. Quello che è successo a me, e alla città, credo non abbia precedenti. Diventava una questione decisiva capire quale fosse il giudizio su una delle fasi più difficili della vita di questa città degli ultimi secoli».
Un'ordalia, tipo camminare sui carboni ardenti...
«Esatto, cioè capire quanto io avessi indovinato e quanto sbagliato. È stata smentita, poi, una storia rimbalzata tante volte, e cioè che io fossi l'uomo che litigava e basta. Addirittura si era contrabbandato che io fossi uno dei problemi della mancata ricostruzione per una mia presupposta litigiosità, una mia incapacità di coordinarmi con le istituzioni. O, al contrario, di essere uomo troppo consociativo col governo. Io, piuttosto, ho fatto una battaglia».
Con quali armi?
«Ho spiegato alla gente che ho avuto sempre una linea: la difesa della città. Dai momenti in cui ho dovuto far volare le sedie al momento in cui ho detto grazie su alcune cose, al momento in cui ho preso le botte oppure ho occupato l'autostrada prendendo le denunce. Eppoi, la madre di tutte le battaglie, la governance della struttura commissariale e tecnica che credo d'aver vinto. Ho cercato di far capire che avevo ragione io, credo che i cittadini l'abbiano compreso».
Quali sono le cose fatte?
«Abbiamo un'idea della città, il piano strategico illustrato agli aquilani con una serie di incontri è la prima. Poi c'è il piano della mobilità e quello di ricostruzione. Poi ho fatto delle scelte come l'acquisto della grande fabbrica per rilanciare il lavoro. Parlo di atti. Le primarie sono state un referendum della mia azione di governo e anche del mio programma elettorale. E qui ho vinto io, perché ho avuto un successo al di là di ogni previsione prendendo più voti rispetto alle primarie di cinque anni fa».
Pur sempre primarie. E il voto, quello vero?
«A questo punto è come se la gente, i miei cittadini avessero detto ok, hai fatto, adesso affronta la sfida. Una battaglia che io affronto perché ritengo di essere autoctono, nel senso che il centrosinistra porta un candidato scelto all'Aquila dagli aquilani, per gli aquilani, che ha parlato con gli aquilani. A fronte di un centrodestra che a me fa paura per un motivo: in questo momento non è riuscito a partorire propri candidati».
Ma come, De Matteis e Properzi?
«De Matteis, è noto a tutti, è il candidato di Chiodi, che Chiodi ha portato a Letta e che è accreditato come il candidato della struttura tecnica di missione, del commissariamento. In consiglio comunale il suo gruppo si è rifiutato di votare per la fine del commissariamento. Quindi rappresenta la vecchia impostazione. E non è mai stato sulle cose. Dall'altra stanno arrivando i candidati di Piccone, quindi c'è un centrodestra che in questi anni, in consiglio comunale, ha giocato di ostruzionismo tentando di far mancare il numero legale ma non ha mai fatto una proposta politica alternativa».
Qualche errore in 5 anni l'avrà pure commesso o no?
«Loro pensano che ho fatto tanti errori ma ancora non me ne dicono uno. Lo dice pure De Matteis. Gli rispondo: quali? cominciamo a dirli. Io ho litigato, io? Ho combattuto, sono stato al fronte a combattere. Vorrei chiedere dove sono stati loro a combattere, anche perché sono amici del nemico. Questo è lo scontro di fondo politico di questa città ed è per questo che, poiché ci sono mille cose da fare, la mia campagna elettorale sarà quella di chiedere di non dare un voto agli altri candidati, ad altre liste, per amicizia, per simpatia. Ma di fare in modo che il 7 maggio comunque questa città abbia un governo».
Vittoria al primo turno, insomma?
«Non ci possiamo permettere di perdere 15 giorni, in quei 15 giorni invece del ballottaggio si potrebbe fare veramente l'ira di Dio di cose rispetto al governo, sulla filiera e così via. Quindi si deve regolare questa cosa con un voto decisivo. Non dico utile, ma decisivo, il 7 maggio».
Chi sono gli avversari, interni ed esterni?
«Interni non ce ne sono. La vittoria del Pd nasce dal fatto che a differenza di altri posti il partito, attorno a me, si è trovato unito. Anche questo ha reso giustizia delle interpretazioni che ci fossero fronde frondine frondone: non è vero. La grande vittoria, è vero che c'è il voto di opinione, è perché i 3 partiti che mi sostenevano erano decisi e uniti».
Eppure Festuccia parla di «qualcosa di strano»?
«Questa frase l'ha lasciata appesa a mezz'aria. Non c'è stato niente di strano. Io non ho fatto campagna né contro Sel né contro di lui, ho parlato diversamente. E così continuerò a fare da domani. Era un rapporto tra me e la città. Ho chiesto: fatemi questo esame, è stato il più difficile, che ne so, anatomia patologica, patologia medica, quelli dove io, all'epoca, stavo tra 30 e 30 e lode. Ecco, ho preso 30 e lode anche adesso».
Con chi si batterà Cialente?
«Il centrodestra lo vedo come un pericolo, a parte per quello che ha combinato, e poi sono gli stessi nomi. Ma noto quest'assoluta mancanza di uomini, tant'è vero che nel centrodestra è in atto una battaglia in cui alcuni aquilani stanno cercando di tenere la barra dritta ma arrivando anche allo scontro fisico in congresso. Questa è l'analisi politica. Alla fine usciranno i nomi. Non so chi ci sarà, Properzi del Pdl o De Matteis. Ripeto: la partita andrà chiusa al primo turno. Bisogna dare un voto deciso, bisogna immediatamente governare».
Messaggio allo sconfitto.
«Ammiro Vittorio (Festuccia, ndr) perché è sceso in campo. Tuttavia sono rammaricato perché c'è molta gente che sta alla finestra. Molti, invece, giudicano e criticano e mi aspetto che scendano in campo. Infine, faccio un appello agli aquilani: entrate nelle liste, impegnatevi. Ora la città ha bisogno di tutti e soprattutto dei giovani, lavoratori, professionisti, studenti. Scendete in campo perché c'è bisogno di voi. Se farò il sindaco dovrò garantire il ricambio generazionale. Liste civiche? Sì, ma sul programma del centrosinistra. Aquilani, date un pezzo della vostra vita alla città».
Letta, Barca, Bersani. L'Aquila caso nazionale anche per le primarie?
«Sì, probabilmente è l'unico posto in cui il Pd ha vinto».
Vittoria Pd o di Cialente?
(Sospira). «Hanno vinto i partiti che mi appoggiavano. Eppoi anch'io, anche perché avevo caratterizzato questa campagna in modo molto deciso. Avevo voluto le primarie perché penso che chiunque ha fatto il sindaco poi si debba sottoporre al giudizio di quel popolo che l'ha votato. Per me era ancora diverso. Venivo da una sindacatura impensabile. Quello che è successo a me, e alla città, credo non abbia precedenti. Diventava una questione decisiva capire quale fosse il giudizio su una delle fasi più difficili della vita di questa città degli ultimi secoli».
Un'ordalia, tipo camminare sui carboni ardenti...
«Esatto, cioè capire quanto io avessi indovinato e quanto sbagliato. È stata smentita, poi, una storia rimbalzata tante volte, e cioè che io fossi l'uomo che litigava e basta. Addirittura si era contrabbandato che io fossi uno dei problemi della mancata ricostruzione per una mia presupposta litigiosità, una mia incapacità di coordinarmi con le istituzioni. O, al contrario, di essere uomo troppo consociativo col governo. Io, piuttosto, ho fatto una battaglia».
Con quali armi?
«Ho spiegato alla gente che ho avuto sempre una linea: la difesa della città. Dai momenti in cui ho dovuto far volare le sedie al momento in cui ho detto grazie su alcune cose, al momento in cui ho preso le botte oppure ho occupato l'autostrada prendendo le denunce. Eppoi, la madre di tutte le battaglie, la governance della struttura commissariale e tecnica che credo d'aver vinto. Ho cercato di far capire che avevo ragione io, credo che i cittadini l'abbiano compreso».
Quali sono le cose fatte?
«Abbiamo un'idea della città, il piano strategico illustrato agli aquilani con una serie di incontri è la prima. Poi c'è il piano della mobilità e quello di ricostruzione. Poi ho fatto delle scelte come l'acquisto della grande fabbrica per rilanciare il lavoro. Parlo di atti. Le primarie sono state un referendum della mia azione di governo e anche del mio programma elettorale. E qui ho vinto io, perché ho avuto un successo al di là di ogni previsione prendendo più voti rispetto alle primarie di cinque anni fa».
Pur sempre primarie. E il voto, quello vero?
«A questo punto è come se la gente, i miei cittadini avessero detto ok, hai fatto, adesso affronta la sfida. Una battaglia che io affronto perché ritengo di essere autoctono, nel senso che il centrosinistra porta un candidato scelto all'Aquila dagli aquilani, per gli aquilani, che ha parlato con gli aquilani. A fronte di un centrodestra che a me fa paura per un motivo: in questo momento non è riuscito a partorire propri candidati».
Ma come, De Matteis e Properzi?
«De Matteis, è noto a tutti, è il candidato di Chiodi, che Chiodi ha portato a Letta e che è accreditato come il candidato della struttura tecnica di missione, del commissariamento. In consiglio comunale il suo gruppo si è rifiutato di votare per la fine del commissariamento. Quindi rappresenta la vecchia impostazione. E non è mai stato sulle cose. Dall'altra stanno arrivando i candidati di Piccone, quindi c'è un centrodestra che in questi anni, in consiglio comunale, ha giocato di ostruzionismo tentando di far mancare il numero legale ma non ha mai fatto una proposta politica alternativa».
Qualche errore in 5 anni l'avrà pure commesso o no?
«Loro pensano che ho fatto tanti errori ma ancora non me ne dicono uno. Lo dice pure De Matteis. Gli rispondo: quali? cominciamo a dirli. Io ho litigato, io? Ho combattuto, sono stato al fronte a combattere. Vorrei chiedere dove sono stati loro a combattere, anche perché sono amici del nemico. Questo è lo scontro di fondo politico di questa città ed è per questo che, poiché ci sono mille cose da fare, la mia campagna elettorale sarà quella di chiedere di non dare un voto agli altri candidati, ad altre liste, per amicizia, per simpatia. Ma di fare in modo che il 7 maggio comunque questa città abbia un governo».
Vittoria al primo turno, insomma?
«Non ci possiamo permettere di perdere 15 giorni, in quei 15 giorni invece del ballottaggio si potrebbe fare veramente l'ira di Dio di cose rispetto al governo, sulla filiera e così via. Quindi si deve regolare questa cosa con un voto decisivo. Non dico utile, ma decisivo, il 7 maggio».
Chi sono gli avversari, interni ed esterni?
«Interni non ce ne sono. La vittoria del Pd nasce dal fatto che a differenza di altri posti il partito, attorno a me, si è trovato unito. Anche questo ha reso giustizia delle interpretazioni che ci fossero fronde frondine frondone: non è vero. La grande vittoria, è vero che c'è il voto di opinione, è perché i 3 partiti che mi sostenevano erano decisi e uniti».
Eppure Festuccia parla di «qualcosa di strano»?
«Questa frase l'ha lasciata appesa a mezz'aria. Non c'è stato niente di strano. Io non ho fatto campagna né contro Sel né contro di lui, ho parlato diversamente. E così continuerò a fare da domani. Era un rapporto tra me e la città. Ho chiesto: fatemi questo esame, è stato il più difficile, che ne so, anatomia patologica, patologia medica, quelli dove io, all'epoca, stavo tra 30 e 30 e lode. Ecco, ho preso 30 e lode anche adesso».
Con chi si batterà Cialente?
«Il centrodestra lo vedo come un pericolo, a parte per quello che ha combinato, e poi sono gli stessi nomi. Ma noto quest'assoluta mancanza di uomini, tant'è vero che nel centrodestra è in atto una battaglia in cui alcuni aquilani stanno cercando di tenere la barra dritta ma arrivando anche allo scontro fisico in congresso. Questa è l'analisi politica. Alla fine usciranno i nomi. Non so chi ci sarà, Properzi del Pdl o De Matteis. Ripeto: la partita andrà chiusa al primo turno. Bisogna dare un voto deciso, bisogna immediatamente governare».
Messaggio allo sconfitto.
«Ammiro Vittorio (Festuccia, ndr) perché è sceso in campo. Tuttavia sono rammaricato perché c'è molta gente che sta alla finestra. Molti, invece, giudicano e criticano e mi aspetto che scendano in campo. Infine, faccio un appello agli aquilani: entrate nelle liste, impegnatevi. Ora la città ha bisogno di tutti e soprattutto dei giovani, lavoratori, professionisti, studenti. Scendete in campo perché c'è bisogno di voi. Se farò il sindaco dovrò garantire il ricambio generazionale. Liste civiche? Sì, ma sul programma del centrosinistra. Aquilani, date un pezzo della vostra vita alla città».
© RIPRODUZIONE RISERVATA