Condannato per omicidio don Paolo Piccoli: dovrà scontare 21 anni di reclusione
La sentenza è arrivata dopo 10 anni dall’inizio del processo che ha visto Piccoli sotto indagine per l’omicidio del sacerdote Giuseppe Rocco, di 92 anni. La condanna è in via definitiva, pronunciata dalla Corte di Cassazione
L’AQUILA. “Prendiamo atto della sentenza di condanna definitiva, leggeremo le carte e poi prenderemo i provvedimenti del caso”. Ha risposto così, in maniera lapidaria, l’arcivescovo dell’Aquila, monsignor Antonio D’Angelo, ai giornalisti che gli hanno chiesto se la Diocesi avesse già preso delle decisioni rispetto alla notizia che don Paolo Piccoli – veronese, ma incardinato nella diocesi aquilana dove è stato parroco (Rocca di Cambio e Pizzoli in particolare) ed è canonico della Cattedrale – è stato condannato in via definitiva dalla Corte di Cassazione (dopo un processo durato quasi 10 anni) a 21 anni e mezzo di reclusione per aver ucciso nella casa del clero di Trieste, don Giuseppe Rocco, un anziano sacerdote di 92 anni, il 25 aprile 2014.
L’ARRESTO.
Il quotidiano “Il Gazzettino” ieri ha scritto che “don Paolo Piccoli, 60 anni, è stato arrestato dai carabinieri” a seguito della decisione della Cassazione. L'arresto sarebbe stato eseguito a Roma dove il sacerdote si trovava per un ricovero ospedaliero al Gemelli.
LA VICENDA.
Alla decisione della Cassazione si è giunti dopo ben 4 precedenti sentenze: tribunale, due di Appello e una precedente della Cassazione che aveva annullato il primo processo di secondo grado per vizi procedurali. Il motivo principale dell'annullamento era stata la mancata ammissione dei consulenti di parte a una serie di accertamenti irripetibili. Don Piccoli non era stato avvisato di quegli accertamenti perché non era ancora stato iscritto nel registro degli indagati. Per la Cassazione era stato comunque violato il diritto alla difesa non consentendo la presenza di consulenti di parte in occasione delle perizie. Le indagini, inizialmente archiviate come morte naturale, hanno preso una svolta dopo l'autopsia che ha rivelato la rottura dell'osso ioide, segno di strangolamento. L'assistente di don Rocco, Eleonora Laura Di Bitonto, unica accusatrice di don Piccoli, ha testimoniato di averlo trovato senza vita. La difesa (rappresentata dall’avvocato del Foro dell’Aquila, Vincenzo Calderoni) ha contestato le risultanze dell'autopsia, sostenendo l'assenza di segni di colluttazione e ipotizzando una caduta accidentale, ritenendo che don Piccoli non avesse un movente plausibile per uccidere don Rocco. Tuttavia, la Cassazione ha confermato la condanna, ritenendo credibile il movente del furto di oggetti sacri (fra cui pare una catenina) da parte di don Piccoli. Il processo a don Paolo Piccoli ha avuto un rilievo nazionale. Se ne è parlato durante la trasmissione “Chi l’ha visto” e il programma “Un giorno in Pretura” ha dedicato una puntata alla vicenda.