D’Ercole zittito ai funerali di Rauti

Il vescovo ausiliare in trasferta a Roma interrompe la liturgia nel parapiglia per le contestazioni dei fascisti a Fini

L’AQUILA. Zittito dai contestatori del presidente della Camera, interrompe la messa e cede il microfono a Isabella Rauti, la sola che riesce a placare l’ira del popolo della destra. Il vescovo ausiliare dell’Aquila monsignor Giovanni D’Ercole, ieri in trasferta a Roma, nella basilica di San Marco, per presiedere la liturgia esequiale del fondatore e storico leader del Movimento sociale italiano-Destra nazionale, aveva forse pensato che sarebbe stato in mezzo a saluti romani, «camerati» e croci celtiche in piazza Venezia, a 70 anni di distanza dalla fine del ventennio fascista. Ma mai si sarebbe immaginato di dover interrompere per alcuni minuti la liturgia perché il tempio era sovrastato dalle grida di contestazione al presidente della Camera Gianfranco Fini al suo ingresso in chiesa. «Traditore», «Badoglio», «Rinnegato», «’nfame», sono solo alcuni degli epiteti rivolti all’ex delfino di Giorgio Almirante.

Cosa ci faceva il vescovo ausiliare dell’Aquila ai funerali dell’anziano leader della destra italiana? Non certo per il suo ruolo di primo collaboratore dell’arcivescovo Giuseppe Molinari. La spiegazione arriva direttamente dalla basilica romana. Il vescovo D’Ercole, celebrante principale, era presente alla cerimonia «in quanto amico di famiglia e ovviamente, essendosi presentato un vescovo, ha presieduto la liturgia esequiale. Tutti si sono soffermati, tuttavia, sulle contestazioni a Fini, ma nessuno ha rimarcato la stupenda omelia pronunciata da monsignor D’Ercole». Fin qui il racconto dei prelati romani. Certo che non dev’essere stato facile neppure per un personaggio navigato in questi ambienti come lui adattarsi a un funerale ad alta tensione, tra le diverse anime della destra, da Casapound al Movimento Sociale, dal Blocco Studentesco alla Fiamma Tricolore e altri piccoli movimenti di estrema destra, oltre ad anziani nostalgici del Ventennio. Presenti, tra gli altri, anche gli ex Avanguardia nazionale Stefano Delle Chiaie e Adriano Tilgher, oltre a Donna Assunta Almirante e Giuseppe Ciarrapico. La tensione, con ressa e spintoni e qualche ombrellata, è esplosa all’arrivo di Fini, fautore della «svolta di Fiuggi» e quindi odiato dagli eredi della Repubblica sociale prima e del Msi poi. Le grida assordanti hanno interrotto la liturgia, come si evince da alcuni filmati visionabili su Internet.

D’Ercole, con voce sopraffatta dalla commozione, fa appena in tempo a pronunciare l’orazione: «O Dio, fonte di misericordia e di perdono e gioia eterna dei tuoi santi, concedi al nostro fratello Giuseppe, al quale oggi diamo l’estremo saluto, di entrare in Paradiso insieme....» che ecco, all’improvviso, piombargli addosso una valanga di insulti, ma rivolti a Fini. «Fuori, traditore, fuori. Vattene via, sparisci». E altri, meno bellicosi: «Smettetela, siamo in chiesa». Ma quelli, più forte: «Rinnegato, vattene fuori». E invece del Miserere il sottofondo del funerale a quel punto diventa «Boia chi molla è il grido di battaglia». Torna la calma in chiesa e fuori solo quando la figlia di Rauti implora i contestatori: «Vorrei celebrare con voi il funerale di mio padre».

All’esterno della basilica anche un banchetto per «nostalgici», dove si vendevano i gadget del Ventennio: bandiere, portachiavi e spille che rappresentavano fasci littori, il volto di Mussolini e croci celtiche. Ma pare che lì il vescovo D’Ercole non si sia affacciato.

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