«Edifici storici da rinforzare»

Boschi a Sulmona: i politici devono lavorare sulla prevenzione.

SULMONA. «Il terremoto non è pericoloso, è la qualità degli edifici che preoccupa e potrebbe creare situazioni drammatiche come quella provocata dal terremoto di aprile. Se dipendesse da me, chiuderei tutti quelli a rischio». Una visita a sorpresa quella che ha fatto ieri mattina il direttore dell’Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), Enzo Boschi, a Sulmona. Ha girato per il centro storico ammirando i monumenti della città. «Davvero bella Sulmona, ma bisogna fare qualcosa affinché questo straordinario patrimonio non sia distrutto da una possibile scossa di terremoto». L’invito è stato forte e deciso nei confronti delle comunità che abitano nelle zone a rischio sismico, ma soprattutto degli amministratori e dei politici «che la devono smettere di accusare noi sismologi, è troppo facile. L’unica difesa dai terremoti è realizzare strutture antisismiche, ed è ora che incomincino a farlo».

La scienza oggi non è in grado di dire esattamente quando l’energia accumulata si scaricherà sotto forma di scosse sismiche. «Possiamo solo indicare le zone più a rischio rispetto ad altre», ha precisato Boschi «cosa che abbiamo cominciato a fare 15 anni fa individuando 4 zone da troppo tempo non soggette a movimenti sismici». Tra queste figurava l’Appennino centrale tra Rieti e Sulmona, con un potenziale superiore a 6.5 Richter. La mappa di queste zone fu pubblicata il 12 settembre 1999 sul Corriere della Sera: vi figuravano l’Appennino Centro-settentrionale tra il Casentino e Città di Castello (Perugia); l’Arco Calabro settentrionale tra Castrovillari e Cosenza e la Sicilia orientale nella Val di Noto.

Oltre a queste zone, venivano indicate probabili lacune nella Costiera adriatica, tra Marche e Romagna e nell’Appennino Centro-meridionale, nel Sannio. «In quell’anno è stato fatto anche un censimento degli edifici pubblici pericolosi» ha proseguito Boschi, «quello che meraviglia è che nessuno abbia fatto nulla. Una situazione che sta diventando grottesca. Sappiamo tutto e conosciamo le zone a rischio, ma non si fa nulla per evitare che gli edifici crollino. Con gli edifici adeguati il terremoto non fa paura. Su questo fronte possiamo fare ben poco: noi facciamo l’analisi di quanto succede, le scelte politiche spettano ad altri».