Ex guardia medica, scatta la protesta contro i tagli

24 Luglio 2014

L’AQUILA. «Sarà difficile mantenere gli stessi standard operativi con la riduzione di personale». I medici di continuità assistenziale, ex guardia medica, hanno scritto al presidente Luciano D’Alfons...

L’AQUILA. «Sarà difficile mantenere gli stessi standard operativi con la riduzione di personale». I medici di continuità assistenziale, ex guardia medica, hanno scritto al presidente Luciano D’Alfonso, all’assessore regionale Silvio Paolucci, al prefetto Francesco Alecci, al sindaco Massimo Cialente, al manager Asl Giancarlo Silveri, al direttore del distretto sanitario Luigi Giacco, al responsabile cure primarie del distretto sanitario Giuliano Mancinella. Sarebbe a rischio il servizio di assistenza nella sede dell’Aquila, che deve coprire circa 70mila utenti. Questo dopo il taglio, da 3 a 2 unità per ogni turno, deciso dall’Asl, che ha anche ridotto e ridistribuito le sedi di servizio, attivando un numero unico aziendale di chiamata della continuità assistenziale, dove un solo medico deve rispondere ai potenziali 300mila utenti dell’Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila. Per gli operatori dell’ex guardia medica si tratta di «decisioni unilaterali e imposte» che avranno come conseguenza «un aumento dei tempi e dei modi di intervento». Nella nota inviata alle istituzioni e al manager Silveri si sottolinea che «la riduzione per la sede dell’Aquila del numero di medici in servizio per ogni turno da 3 a 2 farà sì che ciascun medico in turno dovrà servire una popolazione di circa 45mila persone a testa per ogni turno, visto che i residenti sono 70mila, a cui vanno aggiunti gli studenti universitari fuorisede, le maestranze che lavorano nei cantieri della ricostruzione e i gruppi di popolazione sprovvisti del medico di medicina generale. A ciò, si aggiunge la nuova distribuzione del territorio, con i nuclei abitativi non più concentrati su un’area definita, ma dispersi su un comprensorio più vasto. Per tali motivi, vista la nostra esperienza pluriennale», rimarcano gli operatori dell’ex guardia medica, «riteniamo che realisticamente non si potranno mantenere gli stessi standard operativi, con un aumento dei tempi e dei modi di intervento». Altro problema, l’attivazione del numero unico di chiamata, «non previsto dal vigente accordo collettivo nazionale», che potrebbe causare, secondo i medici, l’intasamento della linea telefonica, «con conseguenti chiamate improprie al 118, carabinieri, polizia e vigili del fuoco, da parte di utenti esasperati perché il numero è sempre occupato. Attualmente gli utenti hanno a disposizione due numeri telefonici, ai quali possono rispondere alternativamente i tre medici che, grazie alla conoscenza della popolazione e del territorio, riescono a soddisfare in maniera ottimale le richieste rivolte al nostro servizio, non solo per problematiche sanitarie, ma anche sociali. L’introduzione del numero unico viene a snaturare l’originale funzione del servizio, in quanto il rapporto non sarà più diretto, ma mediato da un centralino». La conclusione è che «con l’analisi di tali criticità», dicono i medici, «decliniamo qualunque responsabilità civile e penale di quanto si verificherà, rimandandola a chi ha applicato tali norme senza valutare l’impatto sulla realtà contingente». (r.s.)

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