Fernando, un barbiere della restanza: 90 anni tra le chiome e le cime

Storico alpino, continua a lavorare nella sua piccola bottega: «Sacrificio e passione, la mia vita fatta di forbici e pettini»
LECCE NEI MARSI. Entri in questo locale in corso Italia 22 a Lecce nei Marsi e hai subito l’impressione di essere finito catapultato in uno di quei film dal realismo poetico girato da Giuseppe Tornatore. “Wanted, cerchiamo teste da tagliare” appare scritto su una vecchia locandina. Tutt’intorno foto d’epoca. Un calendario osé ugualmente datato. Davanti a uno specchio, forbici nella mano destra, pettine in quella sinistra, trovi Fernando Bernabale, 90 anni da poco compiuti, vitalità da fare invidia a uno sbarbatello. Ha iniziato a fare questo mestiere che aveva 13 anni, quando per un’acconciatura bastavano 50 lire.
Alpino a Bassano del Grappa e appassionato di montagna, ha gestito una bottega a Roma, un’altra nella vicina Gioia dei Marsi, fino a quando l’amore per la sua Lina Italia Cornacchia l’ha restituito in quest’angolo di Marsica, uno di quei posti svuotato negli anni da un impietoso spopolamento. Ma lui, il tosto Fernando, questo posto non l’ha voluto abbandonare, se non per un breve periodo. Diventando così un autentico simbolo di quella resistenza che troviamo sparpagliata in tante, piccole zone d’Abruzzo.
«La mia storia è tutta in queste mani e in queste forbici», racconta, mostrando gli attrezzi del mestiere. «Ci parlo con i capelli, so riconoscere una bella acconciatura a metri di distanza», racconta con orgoglio, «ho iniziato che avevo 13 anni, ereditando il lavoro da papà Alfredo, classe 1906, barbiere e calzolaio. Era noto per la sua raffinatezza. Da ragazzo andai a Terni dove c’era una scuola per fare la professione gestita da un certo Pietri, a vent’anni ero in caserma in Veneto e anche lì, tra una marcia e l’altra, mi facevano tagliare i capelli. Nel 1959 ho aperto un negozio a Roma, lungo la Tuscolana, ma il richiamo della mia terra è stato troppo forte. Così sono tornato, con un negozio di acconciatori per uomo e donna a Gioia dei Marsi. Andavo a piedi, anche di notte, perché non avevo neppure una Vespa. E qui nella Marsica ho deciso di restare. Nel ’62 ho sposato la mia adorata Lina, allestendo una doppia bottega, una a Lecce e l’altra a Gioia. Nel frattempo mi chiamavano anche a feste e matrimoni per suonare la fisarmonica».
Nel 1978 l’assunzione in ospedale: «Era la grande epoca del posto fisso», continua il 90enne, «avevo un po’ di problemi alla schiena, due figli da mantenere e, visto il periodo, temevo sempre di dover abbassare la saracinesca. Ma la professione di acconciatore non l’ho mai mollata, facendo i capelli anche in ospedale e nel pomeriggio andavo nella mia bottega. Nel frattempo insegnavo anche in una scuola per acconciatori all’Aquila. Non mi sono mai fermato».
Due figli, Lino, che oggi svolge la stessa attività ad Avezzano, e Ottavia. La moglie è scomparsa il 18 febbraio 2016. «Una grande perdita, ma vado avanti senza arrendermi, nel suo immutabile ricordo», prosegue, «il nostro mestiere è cambiato tanto, ma per me un bravo acconciatore deve essere un punto di riferimento anche nella moda. Si vedono troppe teste da burinaccio. Se un capello è buono basta un po’ di gel, invece assistiamo a improponibili acconciature». E il legame con Lecce? «Il paese si è spopolato sempre di più e da quando mancano personaggi di spessore, come il professor Mario Spallone e l’avvocato Callisto Terra, le differenze col passato si notano sempre di più. Ma per me c’è solo il futuro. Ora lasciatemi lavorare».
Accanto alla porta una borsa con dentro tutti gli attrezzi del mestiere, phon compreso. Perché Fernando Bernabale è pronto sempre a rispondere a qualche chiamata. Per un’acconciatura a domicilio tra Lecce, Ortucchio, Gioia. Paesi in quest’angolo di Marsica dove uno come lui insegna cosa vuol dire restare.
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