Genitori in tenda con 9 figli
Festa delle famiglie numerose tra problemi e speranze.
L’AQUILA. «Ricominciare e ricostruire iniziando dalla famiglia». Alla festa regionale delle famiglie abruzzesi ci sono anche i Fidanza e i De Paulis, 9 figli ciascuna. Alle prese con problemi moltiplicati, dopo il terremoto del 6 aprile. Ad ascoltarli è arrivato il prefetto Gabrielli. Organizzata dall’associazione nazionale famiglie numerose, la festa ha radunato all’Aquila, nelle tensostrutture del complesso sportivo di Santa Barbara, non solo i 43 nuclei più numerosi iscritti in città ma anche gruppi arrivati da Pescara, Montesilvano, Teramo, Roma e dal Molise. Tutti arrivati per dare solidarietà agli amici aquilani. All’appuntamento hanno partecipato circa cento adulti e una folta squadra di bambini.
«Non abbiamo voluto un incontro per denunciare, ma un incontro per consolare e per gettare le basi per una ricostruzione che parta dalla famiglia», ha spiegato Bruno Cotellessa, coordinatore provinciale dell’Aquila dell’associazione, che ha cinque figli. «A quasi cinque mesi dal sisma, noi famiglie aquilane possiamo affermare che il fatto stesso di essere nuclei numerosi ci ha aiutato a sopportare e ad affrontare con vero spirito di abnegazione, alcuni con vero eroismo, la terribile situazione cercando di difendere i nostri beni più preziosi: i nostri figli e l’unità delle nostre famiglie! Scioccati, sì, dall’evento, rattristati sì dalla condizione della nostra bella città e in lutto per quanti hanno perso la vita, ma con un obiettivo chiaro: ricominciare e ricostruire iniziando dalla famiglia. Il terremoto ha segnato in maniera forte la vita di tutte le famiglie aquilane che si stanno scontrando con tante nuove problematiche.
Nessuno era preparato a fronteggiare quanto accaduto e nessuna famiglia è preparata a quanto dovrà affrontare a causa del terremoto ma questo evento, è stato anche l’occasione per scoprire tanta solidarietà». Tra le proposte, avanzate anche al prefetto Franco Gabrielli, che si è intrattenuto a lungo a parlare con le famiglie, c’è quella di eliminare il tetto massimo del contributo dell’autonoma sistemazione, «altrimenti per il terzo, quarto e quinto figlio non ci tocca nulla» e di incrementare il contributo per i libri. Le famiglie sfollate sono quasi tutte in autonoma sistemazione: «Impossibile, per noi, stare in tendopoli o in albergo». Ci sono casi, come una famiglia di Paganica, che ha allestito un campo autonomo ma ha difficoltà a mantenere questo tipo di sistemazione. «Ci sono situazioni difficili, ma abbiamo consegnato al prefetto un quadro della situazione e confidiamo in interventi concreti».
«Non abbiamo voluto un incontro per denunciare, ma un incontro per consolare e per gettare le basi per una ricostruzione che parta dalla famiglia», ha spiegato Bruno Cotellessa, coordinatore provinciale dell’Aquila dell’associazione, che ha cinque figli. «A quasi cinque mesi dal sisma, noi famiglie aquilane possiamo affermare che il fatto stesso di essere nuclei numerosi ci ha aiutato a sopportare e ad affrontare con vero spirito di abnegazione, alcuni con vero eroismo, la terribile situazione cercando di difendere i nostri beni più preziosi: i nostri figli e l’unità delle nostre famiglie! Scioccati, sì, dall’evento, rattristati sì dalla condizione della nostra bella città e in lutto per quanti hanno perso la vita, ma con un obiettivo chiaro: ricominciare e ricostruire iniziando dalla famiglia. Il terremoto ha segnato in maniera forte la vita di tutte le famiglie aquilane che si stanno scontrando con tante nuove problematiche.
Nessuno era preparato a fronteggiare quanto accaduto e nessuna famiglia è preparata a quanto dovrà affrontare a causa del terremoto ma questo evento, è stato anche l’occasione per scoprire tanta solidarietà». Tra le proposte, avanzate anche al prefetto Franco Gabrielli, che si è intrattenuto a lungo a parlare con le famiglie, c’è quella di eliminare il tetto massimo del contributo dell’autonoma sistemazione, «altrimenti per il terzo, quarto e quinto figlio non ci tocca nulla» e di incrementare il contributo per i libri. Le famiglie sfollate sono quasi tutte in autonoma sistemazione: «Impossibile, per noi, stare in tendopoli o in albergo». Ci sono casi, come una famiglia di Paganica, che ha allestito un campo autonomo ma ha difficoltà a mantenere questo tipo di sistemazione. «Ci sono situazioni difficili, ma abbiamo consegnato al prefetto un quadro della situazione e confidiamo in interventi concreti».