Gli allevatori: rischiamo il tracollo economico

Lo sfogo di Pingue: i nostri animali vengono sbranati dai lupi, ma non rimborsati troppo costoso anche il foraggio, chiediamo aiuto a Regione e Provincia

SULMONA. Animali sbranati dai lupi, alpeggi assegnati a chi non è allevatore, perdita di foraggio e scarsi incentivi per le attività. Gli allevatori e gli agricoltori locali lamentano danni economici e nessuna attenzione da parte delle istituzioni. Negli ultimi anni, molte aziende sono state costrette a chiudere i battenti nell'indifferenza generale. Ora, imprenditori agricoli e allevatori sollecitano Regione e Provincia a intervenire concretamente per salvare l'agricoltura e la zootecnia.

Nei giorni scorsi, Emilio Pingue, titolare di un'impresa agricola e di un allevamento, ha preso carta e penna e scritto ai presidenti di Regione e Provincia, Gianni Chiodi e Antonio Del Corvo, agli assessori regionali e provinciali e al prefetto per lamentare le penalizzazioni subite e per sollecitare interventi.

«I miei animali», afferma Pingue, «vanno al pascolo montano da metà maggio fino a ottobre, ma qui scatta la beffa. I pascoli montani, che devono essere assegnati agli allevatori locali, prima i residenti e poi altri richiedenti fuori Comune, in alcuni casi sono stati ceduti a società di fuori regione, senza dare avviso a coloro che hanno usufruito di questi pascoli per svariati anni. Bisogna salvare le aziende vive e non le aziende fantasma». Gli addetti ai lavori lamentano anche le perdite dei raccolti derivanti da calamità naturali, perdite che nella maggior parte dei casi non sono mai rimborsate. «Dopo tanti soldi spesi e tante fatiche per crearsi un reddito», aggiunge, «non resta quasi nulla. Io semino e alla raccolta conferisco ai commercianti o alla pastorizia, ma nel 2012, per il mais, non ho raccolto neppure il fabbisogno per i miei animali domestici, ma anche orzo, grano tenero e duro e avena la siccità ha contribuito a aumentare le perdite». Così, agricoltori e allevatori lamentano lo stato di abbandono da parte delle istituzioni, in un particolare momento caratterizzato dalla crisi e dalle difficoltà economiche e finanziarie che costringono alla chiusura molte imprese a conduzione familiare. Una situazione che cancella, spesso, l'unica fonte di reddito. «Anno dopo anno», sottolinea Pingue, «ti vedi mancare decine di migliaia di euro sulla contabilità. Noi che diamo alimentazione non moriremo di fame, ma moriremo di crepacuore». Infine, resta il problema dei lupi. «In tre anni», riprende, «mi hanno fatto fuori 11 vitelli. Ma per gli indennizzi ne sono stati riconosciuti solo due, perché per ricevere il rimborso bisogna trovare i resti dell'animale. Sono leggi fatte da persone incompetenti, perché di un vitello di circa 3 mesi di età il lupo mangia tutto. Questa è la realtà, non siamo tutelati da nessuno». (c.b.)

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