«Gli sfollati sono stati ingannati»
De Matteis accusa Bertolaso: le promesse non sono state mantenute.
L’AQUILA. «Gli sfollati sono ancora nelle tende perché qualcuno gli ha fatto credere che a settembre avrebbero avuto tutti un tetto sulla testa. Chi ha creato questo problema ora lo risolva e lo faccia senza minacciare chi si oppone al trasferimento forzato in alberghi lontani dalla città». Per Giorgio De Matteis, vice presidente del Consiglio regionale, la situazione è ormai «drammatica». Un De Matteis visibilmente irritato, pronto a ricordare alla Protezione civile e a Guido Bertolaso che «già mesi fa c’era chi aveva previsto che gli alloggi in costruzione non sarebbero bastati per tutti. Già a maggio avevamo sullecitato la realizzazione di case in legno e proposto l’acquisto di container. Ma allora nessuno ci ha prestato ascolto ed oggi - invece di parlare del popolo degli irriducibili, di quelli che rifiutano dopo mesi trascorsi nelle tendopoli di lasciare L’Aquila - qualcuno dovrebbe avere l’umiltà di ammettere di non aver capito nulla. Di aver sbagliato i conti».
Un fiume in piena De Matteis che ha tenuto una conferenza stampa insieme a un folto gruppo di sfollati ospiti della tendopoli di Acquasanta. Quelli che (così come altri al Globo, a piazza D’Armi o a Camarda), hanno rifiutato il trasferimento - seppur temporaneo - ad Ovindoli, Rocca di Mezzo, Giulianova, Teramo o a Magliano dei Marsi. Gli «irriducibili» pronti a restare in tenda e a sfidare anche il freddo e il gelo. «Abbiamo migliaia di persone, le cui abitazioni sono classificate B e C, che saranno costrette a restare a lungo fuori casa perché le ordinanze sulle ristrutturazioni hanno avuto bisogno di una lunga serie di correttivi. Avevamo detto che ci sarebbe stato bisogno di alloggi per loro» ha aggiunto De Matteis «e che le case in costruzione non sarebbero bastate neppure per ospitare coloro che hanno abitazioni classificate E.
Allora oggi la ricetta non può essere la deportazione, ma l’utilizzo degli alloggi della caserma Campomizzi (i cui lavori sono, però, appena cominciati), la velocizzazione delle requisizioni della case agibili e l’acquisto di container da posizionare nelle aree, già urbanizzate, finora occupate dalla tendopoli. Ormai, qualcuno dovrebbe avere il coraggio di dire che l’operazione «dalle tende alla case» si è rivelata un flop. Chi ha fatto promesse le mantenga. Le case non ci sono, ma almeno si corra ai ripari con i container». Quindi l’affondo sulla Protezione civile. «Non si occupino di ricostruzione, perché non compete loro farlo, ma si occupino dell’emergenza.
E nessuno si azzardi a minacciare la gente che non vuole andar via. Bertolaso dice che gli sfollati se ne devono andare, ma io dico che è lui che deve andar via». De Matteis non ha risparmiato critiche neppure all’indirizzo del sindaco Massimo Cialente «colpevole» di non aver evitato le new town e di aver firmato insieme a Bertolaso la lettera con «l’invito» a lasciare i campi e ad accettare il trasferimento in alberghi lontani dalla città. Infine il monito sull’ospedale, «che non può essere quello dei 140 posti letto», e l’invito rivolto a tutti a voler favorire lo svolgimento in città degli esami da avvocato «che» ha detto «qualcuno vorrebbe portare altrove.
Un fiume in piena De Matteis che ha tenuto una conferenza stampa insieme a un folto gruppo di sfollati ospiti della tendopoli di Acquasanta. Quelli che (così come altri al Globo, a piazza D’Armi o a Camarda), hanno rifiutato il trasferimento - seppur temporaneo - ad Ovindoli, Rocca di Mezzo, Giulianova, Teramo o a Magliano dei Marsi. Gli «irriducibili» pronti a restare in tenda e a sfidare anche il freddo e il gelo. «Abbiamo migliaia di persone, le cui abitazioni sono classificate B e C, che saranno costrette a restare a lungo fuori casa perché le ordinanze sulle ristrutturazioni hanno avuto bisogno di una lunga serie di correttivi. Avevamo detto che ci sarebbe stato bisogno di alloggi per loro» ha aggiunto De Matteis «e che le case in costruzione non sarebbero bastate neppure per ospitare coloro che hanno abitazioni classificate E.
Allora oggi la ricetta non può essere la deportazione, ma l’utilizzo degli alloggi della caserma Campomizzi (i cui lavori sono, però, appena cominciati), la velocizzazione delle requisizioni della case agibili e l’acquisto di container da posizionare nelle aree, già urbanizzate, finora occupate dalla tendopoli. Ormai, qualcuno dovrebbe avere il coraggio di dire che l’operazione «dalle tende alla case» si è rivelata un flop. Chi ha fatto promesse le mantenga. Le case non ci sono, ma almeno si corra ai ripari con i container». Quindi l’affondo sulla Protezione civile. «Non si occupino di ricostruzione, perché non compete loro farlo, ma si occupino dell’emergenza.
E nessuno si azzardi a minacciare la gente che non vuole andar via. Bertolaso dice che gli sfollati se ne devono andare, ma io dico che è lui che deve andar via». De Matteis non ha risparmiato critiche neppure all’indirizzo del sindaco Massimo Cialente «colpevole» di non aver evitato le new town e di aver firmato insieme a Bertolaso la lettera con «l’invito» a lasciare i campi e ad accettare il trasferimento in alberghi lontani dalla città. Infine il monito sull’ospedale, «che non può essere quello dei 140 posti letto», e l’invito rivolto a tutti a voler favorire lo svolgimento in città degli esami da avvocato «che» ha detto «qualcuno vorrebbe portare altrove.