«Guarino stia lontano dall’Aquila»

Pm contro la revoca del provvedimento. E spunta anche l’accusa di omissione

L’AQUILA. La Procura, tramite i pm David Mancini e Simonetta Ciccarelli, dice no alla richiesta avanzata dalla difesa del colonnello dei carabinieri Savino Guarino di revocare il divieto di avvicinamento all’Aquila dove per tre anni è stato comandante provinciale. A poco sono servite, almeno limitatamente a tale situazione, le tre ore di interrogatorio nelle quali il colonnello, assistito dall’avvocato Antonio Milo, ha ribattuto punto su punto alle contestazioni che sono state mosse. Accuse tutte da dimostrare ma gravissime per un uomo delle istituzioni visto che si parla di concussione.

Quanto alla decisione sulla revoca verrà presa oggi o al massimo lunedì dal giudice per le indagini preliminari del tribunale Guendalina Buccella.

Ma tra le accuse non c’è solo la concussione. Si è appreso, infatti, che tra le contestazioni spunta anche un’omissione riguardante un altro carabiniere. L’ufficiale, infatti, avrebbe omesso o ritardato di segnalare alle autorità competenti un militare che si sarebbe reso responsabile di violazioni di legge. E la posizione di questo carabiniere sarebbe ancora al vaglio della magistratura.

L’inchiesta nasce da alcune dichiarazioni che sono state fatte da un imprenditore aquilano di 57 anni che lavora nel settore edile che riguardavano un altro procedimento. Al riguardo va precisato che questo imprenditore non ha presentato nessuna denuncia alla magistratura nei riguardi di Guarino ma potrebbe essere tirato dentro l’indagine, ovviamente come parte lesa, dagli stessi investigatori.

Dichiarazioni che fanno emergere una rete di rapporti con imprenditori e operatori commerciali tra i quali spunta il nome del coindagato Massimiliano Cordeschi il quale martedì 17 marzo comparirà in udienza preliminare in quanto accusato di investimenti con truffa insieme ad altre persone.

È anche trapelato che questa indagine non dovrebbe toccare altre persone e che la definizione sarà fatta in tempi molto brevi. Gli investigatori, a loro avviso, hanno già elementi sufficienti per portare i sospettati al processo. Ma tutto passerà per un’udienza preliminare dove lo scontro sarà inevitabile.

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