I lavoratori: stop ai sindacati

22 Marzo 2011

"Da 4 mesi senza stipendio, è meglio difendersi da soli"

SULMONA. I lavoratori della Sitindustrie rompono coi sindacati. «Sono inefficaci» accusano, dopo aver costituito un comitato autonomo. I quattro mesi arretrati di cassa integrazione fanno esplodere la rabbia di un gruppo di dipendenti. Da questo momento, hanno deciso, «faremo da soli con ministero ed enti».

Dopo 4 mesi di cassa integrazione non pagata, i dipendenti dell'azienda produttrice di tubi in rame hanno deciso che faranno da sè. «Vista la totale inefficacia delle azioni sindacali sin qui svolte», denunciano in una nota i rappresentanti del gruppo di lavoratori autoconvocati, «in particolare nel rapporto con il commissario le azioni messe in campo per ricreare le condizioni occupazionali nel sito e la totale mancanza di rapporti con i lavoratori, abbiamo deciso di creare un nostro organismo autonomo per interfacciarci direttamente con il commissario, con la politica locale e nazionale e con i sindacati, affinchè vengano realmente tutelati gli interessi dei lavoratori».

Ma i dipendenti non ce l'hanno solo con i loro rappresentanti sindacali, ma anche con gli esponenti politici. «Visto il totale disinteresse di alcuni politici nei confronti degli impegni pregressi e in particolare di quelli assunti nell'assemblea dell'8 ottobre scorso», accusano i lavoratori, «ci siamo autoconvocati in assemblea all'esterno dei cancelli dell'azienda, a seguito del perdurare della esasperante situazione. Ci riferiamo alla mancata erogazione della cassa integrazione, incertezza dell'eventuale rinnovo della stessa e l'inesistente prospettiva occupazionale».

Il caso era esploso nei giorni scorsi, dopo che Giuseppe Di Gregorio, operaio da 31 anni dell'azienda, aveva scritto una lettera al Centro. Gli 84 lavoratori della Sitindustrie, dopo il rinnovo di fine dicembre, resteranno in cassa integrazione per altri sei mesi, fino al 18 giugno prossimo. Per l'azienda di tubi in rame per la dissalazione, chiusa dal dicembre 2009, restano però i ritardi nell'erogazione delle mensilità. Un'attesa lunga più di un anno per i 76 operai entrati in mobilità, ancora senza il Tfr (trattamento di fine rapporto). L'azienda aprì il suo grosso stabilimento, ora dismesso, nel 1976, con più di 250 dipendenti, poi scesi a 160.

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