I No Snam rilanciano l’azione di protesta
Dalla mobilitazione aquilana alla richiesta di un’opposizione più incisiva al piano di insediamento
SULMONA. Un’opposizione più incisiva al metanodotto della Snam da parte delle istituzioni e dei territori attraversati dal progetto di lungo corso. È quanto rivendica il comitato No tubo, dopo la protesta aquilana e la conferenza dei servizi dello scorso 6 agosto sul gasdotto. «La conferenza dei servizi per il metanodotto Brindisi-Minerbio ha avuto il suo epilogo il 6 agosto, dopo undici anni di lotta tra la Snam e alcuni ministeri da una parte, i cittadini e gli enti locali dall’altra, si è arrivati all’atto finale», incalzano gli ambientalisti. «Si tratta, nel suo complesso, di un progetto devastante per l’ambiente appenninico ancora intatto e per l’altissimo rischio sismico che interessa le aree umbro-marchigiane e quelle abruzzesi in particolare. Inoltre, nella zona appenninica il metanodotto verrebbe a insistere pesantemente su un ambiente contraddistinto dalla presenza di frane attive, di terreni fragili, aree rocciose, pendenze pericolose, corsi d’acqua, flora e fauna selvatiche, nonché di pregevoli siti collegati alla rete europea Natura 2000».
Per il comitato sarebbe troppo alto il prezzo da pagare in fatto di sicurezza, economia locale e turismo. «Basti ricordare, tra le ultime, l’esplosione del marzo scorso a Mutignano o quella del 9 maggio a Roncade in provincia di Treviso dovute agli smottamenti causati dal maltempo», ricordano gli ambientalisti. «I danni sarebbero irreversibili, a partire da quelli derivanti dallo sbancamento di crinali e fondovalle e dalla costruzione, in aree fino a oggi occupate da sentieri escursionistici o da vegetazione; senza trascurare quelli all’ economia fiorente del territorio, sia agricola che turistica». Da qui la richiesta a una maggiore azione contraria da parte delle istituzioni. «Noi chiediamo, insieme ai sindaci dei comuni interessati, che la Regione Marche, pur in extremis, neghi l’intesa col governo allineandosi all’Abruzzo, che lo ha già fatto e all’Umbria, che ha già affermato verbalmente il diniego, affinché ci sia un parere negativo delle tre regioni del tratto Sulmona-Foligno. Pareri che dovranno pur contare col governo».
Dei 687 km del metanodotto che attraversa tre regioni (Umbria, Marche e Abruzzo), diviso in 5 tronconi, solo il primo è stato realizzato. Da Biccari a Massafra il gas passa nelle nuove tubature, il secondo tratto Biccari-Campochiaro è stato autorizzato e sono in corso gli espropri. Il progetto prevede una centrale di compressione a Sulmona (nei pressi del cimitero) e gli ultimi tre tratti Sulmona-Foligno, Foligno-Sestino e Sestino-Minerbio da realizzare. (f.p.)
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